Stanca: la biometria fa bene

Stanca: la biometria fa bene

Ma quali pericoli per la privacy? Le tecnologie di identificazione e autenticazione basate sulle caratteristiche del corpo del cittadino sono un baluardo della libertà e della democrazia. Parola di Ministro
Ma quali pericoli per la privacy? Le tecnologie di identificazione e autenticazione basate sulle caratteristiche del corpo del cittadino sono un baluardo della libertà e della democrazia. Parola di Ministro


Roma – Basta con le polemiche sulle tecnologie biometriche . Questo il messaggio che Lucio Stanca, ministro all’Innovazione , ha voluto lanciare ieri al convegno organizzato dal CNIPA sulla biometria nell’e-government.

Stanca non ha esplicitamente citato il Garante per la privacy ma ha senz’altro pensato a Stefano Rodotà quando ha dichiarato che “la biometria è un fattore di sicurezza e non contrasta con la privacy, ma rafforza i grandi valori di libertà, di democrazia”.

Proprio Rodotà, infatti, ha in più occasioni avvertito dei rischi della biometria spiegando i pericoli del”ricorso massiccio alle soluzioni basate sulla biometria, presentato e percepito come una panacea tecnologica , tanto che l’opinione pubblica tende a sopravvalutare la loro accuratezza, associando impropriamente tali tecnologie con una protezione assoluta contro il terrorismo”.

Non è d’accordo Stanca, che vede in modo del tutto positivo “la crescente diffusione, anche nelle Pubbliche amministrazioni, degli strumenti innovativi che consentono la verifica automatica dell’identità di un individuo attraverso la valutazione di caratteristiche fisiche, come l’impronta digitale, le particolarità del volto o dell’iride”. In Italia le applicazioni biometriche non mancano : dalla Carta di identità elettronica (che contiene impronta digitale e potrà contenere altri dati biometrici) alla Carta nazionale dei servizi fino alla Carta multiservizi della Difesa, il cui microprocessore ha la firma digitale, l’impronta digitale per il riconoscimento sicuro, i dati sanitari e i dati matricolari, e al permesso di soggiorno elettronico.

Secondo Stanca non solo non c’è contrapposizione tra “tecnologie digitali e privacy” ma anzi “attraverso queste tecnologie possiamo proteggerci di più”. Non solo, a suo dire, chi pone le due cose in contrapposizione “dimostra di non comprendere a fondo l’argomento”, non cogliendo le potenzialità della biometria in campi come la sicurezza delle reti o delle informazioni .

In realtà Stanca non sembra negare che sulla questione biometria occorra prudenza . “Prestiamo grande attenzione – ha affermato – agli aspetti della sicurezza e della privacy nell’utilizzo delle biometrie. Il rapporto e l’equilibrio tra tecnologie digitali e la privacy sono una sfida di qualità della democrazia”.

Il ministro all’Innovazione ha anche sostenuto che la biometria è essenziale per dare garanzie al cittadino e creare fiducia attorno ai servizi, per esempio con l’autenticazione certa di chi nella PA deve accedere a dati personali relativi alla sicurezza e alle indagini giudiziarie o a dati fiscali e finanziari. “Meno realistico – ha dichiarato – è affermare che la biometria è un intreccio tra biologia, elettronica e genetica per trasformare il corpo in una sorta di password non alterabile e non riproducibile, ai limiti della fantascienza”. Eppure proprio di corpo divenuto password aveva parlato Rodotà già l’anno scorso, ricordando come il corpo fisico è “al centro di una attenzione che vuole scandagliarne ogni recesso , utilizzarne ogni possibilità. Qui l’intreccio tra elettronica, biologia e genetica ha già aperto scenari nuovi, insieme promettenti e inquietanti”.

Ma Stanca ha insistito, dicendosi preoccupato “per l’allarmismo che si vuole creare su queste attuazioni penalizzando l’applicazione delle tecnologia in un Paese che, invece, è in ritardo nel suo utilizzo e diffusione, e dimenticando i successi della lotta al terrorismo e criminalità, interni e internazionali, conseguiti anche con l’intelligence tecnologica”. Tutti concetti già affrontati anche da Rodotà in chiave opposta: “Alla biometria si ricorra solo quando è indispensabile per identificare una persona”.

Quando parla di biometria, Stanca si riferisce alla produzione di “una nuova generazione di documenti che consentano di creare un legame più forte fra documento e titolare, abbassare il rischio di contraffazione, incrementare la sicurezza senza ripercussioni sugli spostamenti legittimi di persone o merci fra Paesi, garantire l’interoperabilità con gli altri documenti nazionali e internazionali”. E si è detto certo che proprio la PA e l’e-Government offrano le migliori prospettive di sviluppo per la biometria. In questo senso peraltro ieri il CNIPA ha presentato le sue Linee guida per le tecnologie biometriche .

Per rafforzare la propria tesi, Stanca ha anche ricordato che al primo vertice mondiale della Società dell’Informazione, nella dichiarazione finale dei 200 paesi partecipanti, che Stanca considera la Magna Charta della Società dell’Informazione , è scritto che “un prerequisito per lo sviluppo della Società dell’Informazione e per costruire la fiducia degli utilizzatori di tali tecnologie è il rafforzamento di un contesto di garanzia della sicurezza che comprenda sicurezza informatica, procedure di autenticazione, salvaguardia della privacy e protezione dei consumatori”.

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Pubblicato il 24 nov 2004
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