Hacker o pericoloso delinquente?

Hacker o pericoloso delinquente?

Punto Informatico intervista il protagonista di una clamorosa azione dei Carabinieri nei mesi scorsi. Accusato di essere un cracker capace di violare le banche e messo all?indice come bombarolo anarchico, ora è stato scarcerato
Punto Informatico intervista il protagonista di una clamorosa azione dei Carabinieri nei mesi scorsi. Accusato di essere un cracker capace di violare le banche e messo all?indice come bombarolo anarchico, ora è stato scarcerato


Roma – Tecnico specializzato in sicurezza delle reti informatiche, è stato arrestato dai Carabinieri con l’accusa di aver truffato grazie alle proprie conoscenze informatiche alcune importanti banche italiane dalle quali era stato assunto, e numerosi loro clienti. Sulla sua testa pendono indizi di essere, oltre ad un abile cracker in piena attività, anche un anarchico con velleità terroristiche, ma non ci sono procedimenti aperti su questo fronte. Di lui è stato detto che ha 38 anni, che si chiama Andrea Cuomo e che nella sua abitazione sono stati trovati computer, carte di credito e bancomat clonati nonché materiali atti alla costruzione di ordigni e manuali d’uso e persino documenti politici di matrice anarchica. Dopo un mese di carcere all’inizio di febbraio è stato scarcerato ed ora cerca lavoro (email: cuomoa@xmail.net ).

Punto Informatico: Mi hai scritto che sei stato sommerso da un mare di bugie.. che è stata tutta una grossa montatura.. Ora cosa accadrà? Come primo passo sei stato scarcerato
Andrea Cuomo: Mi sono ritrovato arrestato, con la casa perquisita senza mandato e, la sera stessa mi sono ritrovato in carcere, senza aver potuto parlare con un avvocato. Due giorni dopo, durante l’ora d’aria alcuni altri carcerati mi hanno detto eccitati “sei uscito al TG5!” Rimasi allibito, perché non pensavo davvero di aver potuto fare notizia a questo modo.

PI: Sei stato descritto come un delinquente incallito, e particolarmente pericoloso.. Tutto falso?
AC: Seppi che si era detto che clonavo centinaia di carte di credito, che avevo la casa piena di sostanze chimiche pericolose e mi divertivo a fabbricare bombe. Sentii poi di essere un militante anarchico, che avevo contatti con anarchici in Sardegna, che avevo diverse case in Sardegna, regione in cui mi sarei recato spesso! In Sardegna non sono mai andato in vita mia, non ho mai frequentato circoli anarchici e, naturalmente non sono affatto anarchico, dato che, politicamente sono vicino al partito di Forza Italia, partito cui sono anche stato iscritto. Quanto alle case in Sardegna non sapevo nemmeno di possederle, se i Carabinieri dessero l’ indirizzo sarei ben felice di usarle per passarci le vacanze! Difatti è singolare che si sia dato l’ indirizzo della mia abitazione, in affitto a Riccione ma non si sia dato l’ indirizzo di queste fantomatiche “ville in Sardegna”. Forse perchè non esistono?

PI: È per questo che sei stato scarcerato dopo un mese di carcere?
AC: Riguardo alle pretese “carte di credito clonate” ed agli “accessi abusivi” una perizia sul materiale sequestratomi mi ha scagionato dalle accuse. Per questo sono stato scarcerato. Ma sono ancora indagato per reati…. impossibili!

PI: Un colorito lancio di agenzia sostiene che all’incontro con il Carabiniere che avrebbe poi portato al tuo arresto avevi con te “un vero e proprio kit clona-carte, dotato di un sistema capace di collegarsi a circa una ventina di banche in pochi minuti attraverso i codici di accesso ai nodi di rete e effettuare transazioni direttamente sui suoi conti personali”…
Non solo, dicono che tu volevi vendere questi kit e addestrare altri a sfruttarli… Secondo l’ANSA si trattava di corsi per aumentare il numero degli attacchi e risultare così meno facilmente identificabile.. A me tutto questo ricorda Hollywood…

AC: Questo è coperto dal segreto istruttorio, dato che c?è un’indagine in corso, certo che se davvero avessi avuto un sistemone per svuotare i conti bancari non l’avrei certo dato in giro per quattro soldi.
Anche l'”aumento del numero di attacchi” è un’altra sciocchezza, inventata per giustificare il fatto assurdo che stessi svendendo per due lire un sistema che, potenzialmente poteva valere milioni di euro…
Chiunque frequenti ambienti di sicurezza informatica sa benissimo che gli attacchi di hacker sono basati sulle vulnerabilità dei sistemi informatici: se un dato sistema è vulnerabile e resta tale, allora si può continuare ad attaccarlo, ma se si sparge la voce ed altri sfruttano sistematicamente lo stesso sistema ecco che arriva la patch, la falla viene chiusa e non si può fare più nulla.



PI: Proprio a Riccione dicono che nella tua mansarda ti hanno sequestrato le sostanze necessarie a realizzare ordigni esplosivi. La presenza di un documento politico ha portato persino a considerare, come scrive la stampa, “la pista anarchica”…
AC: Appena arrivati alla mia abitazione uno dei Carabinieri sardi si sedette al mio computer e si mise a leggerne allegramente il contenuto. Mi sono sempre interessato alla chimica, sin da ragazzino e la passione mi è rimasta, ed avevo così scaricato da internet diversi testi al riguardo.
Testi del tutto innocui, come la trascrizione in pdf di testi universitari in inglese, come anche diversi manuali semiclandestini, dove, effettivamente viene descritta la costruzione di ordigni artigianali. Chiaramente l’interesse era puramente accademico, non ho mai realizzato roba simile.

PI: Chiaramente?
AC: Uno di questi testi era chiamato “the anarchist’s cookbook” un vecchio testo clandestino, tra l’altro zeppo di errori grossolani sulla costruzione di rozzi ordigni artigianali tipo bombe carta o bottiglie molotov. E’ bastato il nome “anarchist” per diventare un anarchico e, visto che gli autori di questa pagliacciata lavoravano a Cagliari, anarchico sardo.

PI: Si è parlato di numerose sostanze.. Insomma non sembrava da come veniva descritta una cosa casuale…
AC: Mi è stata sequestrata una gran quantità di materiale, tra cui quattro computer, numerosi hard disk, e molti documenti, sia personali, che di studio e di lavoro, più molte sostanze chimiche, definite “pericolose ed atte a produrre esplosivi”. Tra queste carbonato di sodio (la comune soda da bucato), dell'”ammonio” (?) (ammoniaca ?), dell’ essenza di mirto (il liquore sardo! ecco i legami con la Sardegna!), del diluente per vernici, un paio di litri di benzina verde, conservata in una comune tanica di plastica, un chilo circa di urea (il comune concime agricolo), un barattolo di diserbante, della limatura di ferro (presa da un fabbro, non sapevo fosse esplosiva !), un barattolo di calce da muratori e, cosa che ho visto ripetuta molte volte sui giornali,delle “pericolosissime barrette di sodio”, che “esplode a contatto con l’acqua”, per cui “una sola barretta avrebbe potuto scoperchiare una casa”.

PI: E non è vero?
AC: Il sodio metallico è effettivamente un materiale pericoloso, che reagisce violentemente a contatto con l’acqua, rilasciando idrogeno infiammabile, difatti lo conservavo in un recipiente ermetico coperto da uno strato di olio minerale (come si fa in tutti i laboratori) quello che non mi risulta è che sia classificato come esplosivo.
Se si fanno questo genere di accuse occorre essere in grado di citare almeno un caso di attentato compiuto utilizzando sodio metallico come esplosivo…

PI: Non è forse comprensibile che qualcuno abbia potuto leggere la presenza di quelle sostanze in casa tua come un potenziale pericolo?
AC: Tutto il materiale chimico è stato inviato al RIS di Parma per gli accertamenti, lo stesso reparto scientifico protagonista dello sceneggiato tv, spero che il risultato dell’ analisi faccia onore alla fama che questo reparto sta cercando di crearsi ed, evitando il ridicolo mi restituiscano il materiale, dando responso negativo alla ricerca di “esplosivi”, dato che non ho mai prodotto nulla del genere.
Che con parte del materiale in mio possesso fosse possibile realizzare materiali esplosivi è irrilevante: le sostanze in grado di esplodere sono moltissime, ed alcune possono essere preparate con sostanze normalmente presenti nelle case, o facilmente acquistabili in qualsiasi drogheria. Per esempio, miscelando acqua ossigenata, acetone ed un acido forte, per esempio acido cloridrico, e lasciando precipitare per qualche giorno si può ottenere una sostanza solida, un perossido esplosivo (molto sensibile e pericoloso, attenzione!).

PI: Insomma.. un fraintendimento…?
AC: Purtroppo la chimica in Italia è una scienza semisconosciuta e criminalizzata, e si pensa che chi abbia un laboratorio in casa voglia realizzare bombe o peggio. Per renderci conto di come questa materia sia conosciuta ed insegnata male basta aprire un giornale e leggere di persone morte bruciate perchè entrate in una camera iperbarica (ambiente di ossigeno puro sotto pressione!) con uno scaldamani acceso in tasca (una fonte di combustione) o di anziani morti dopo un clisterone di formalina: con un minimo di conoscenza in materia tragedie del genere si sarebbero evitate.
Tutto il materiale chimico in oggetto, comunque non era in alcun modo collegato alla pretesa attività di “clonazione carte di credito” né all'”accesso abusivo” quindi non si capisce in merito a quale indagine questo materiale mi sia stato sequestrato, e se c’è un’indagine in corso a quali reati od articoli del codice faccia riferimento.



PI: Ti sono stati sequestrati anche computer…
AC: Il materiale informatico sequestratomi comprende materiale di mia proprietà e non, pezzi di ricambio e un computer portatile di proprietà dell’azienda per cui lavoravo e di un loro cliente.
Naturalmente l’ azienda datrice di lavoro, saputo il fatto si è allarmata, dato che tra i clienti cui svolgevo assistenza c’erano anche numerose banche, per le quali, comunque ho svolto solo attività tipo riparazione di fax, stampanti ed hardware di computer (ventole, alimentatori, monitor): lavori che non danno molte possibilità ad un hacker!
Mi è stato poi intimato di restituire tutto il materiale datomi come parti di ricambio, cosa che, temo preceda il troncamento di ogni rapporto. Tra l’ altro, come detto prima, parte del materiale è stato sequestrato, ed il resto non so in che condizioni sia, visto il trattamento ricevuto durante le tre perquisizioni subite dalla mia abitazione, in cui tutto è stato buttato all’aria e sbattuto in tutti i modi possibili.
Mi trovo quindi anche in difficoltà nei rapporti con questa azienda con cui, prima del fatto, mi trovavo in ottimi rapporti.

PI: Pensi che rivedrai i computer, i documenti e gli altri materiali che ti hanno sequestrato?
AC: Riguardo al materiale di mia proprietà, ossia tre computer, molti cd e floppy disk, diversi notes e quaderni di appunti, attendo di riaverli indietro, anche perchè mi servono per lavorare, perchè contengono sorgenti di software, perchè contengono dati che riguardano la mia privacy e la mia sfera personale e semplicemente perchè è materiale di mia proprietà e lo rivoglio indietro.
Purtroppo in Italia so che quando si procede al sequestro di materiale del genere passano anche degli anni prima che venga restituito, generalmente non funzionante o privo dei dati.
Basterebbe, comunque, procedere alla copia dei dati per poterli esaminare con comodo, restituendomi i computer. La perizia sul materiale sequestrato nella famosa camera d’albergo mi ha comunque scagionato dalle accuse, non si capisce quindi per cosa i miei computer vengano trattenuti.

PI: Come è andata in carcere? Ne vuoi parlare?
AC: In carcere ho trovato molta solidarietà, è un ambiente molto umano, dove le persone cercano, con qualche eccezione, di aiutarsi l’uno con l’altro, ben diverso dai tanti film e filmetti (di regime) dove le carceri vengono dipinte come inferni di sopraffazione ed abusi, popolate da feroci e sanguinari criminali da cui le eroiche forze dell’ordine dovrebbero proteggerci; è un posto dove la gente cerca di farsi gli affari propri e di uscire il prima possibile. Ho assistito ad alcuni diverbi tra carcerati, ma nessuno finito in rissa.

a cura di Paolo De Andreis

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Pubblicato il
18 feb 2005
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