Roma – C’è maretta tra operatori di telefonia mobile ed istituzioni, un clima difficile che si è reso palese nei giorni scorsi con le notizie diffuse da TIM e che ora si concretizza in una richiesta formale dell’associazione di settore ASSTEL di un incontro urgente con il Governo. In ballo non ci sono i diritti degli utenti, qui si parla di denaro pubblico.
Come noto, TIM ha dichiarato di poter rendere intercettabili per conto della magistratura non più di 5mila linee , un limite che è stato raggiunto perché sono aumentate esponenzialmente le richieste provenienti all’azienda dalle Procure italiane, dal ministero della Giustizia e dalla Direzione nazionale antimafia.
In un documento trasmesso alla magistratura dai responsabili della sicurezza di TIM, l’azienda tra le righe dimostra di soffrire l’attuale situazione, di certo onerosa per le proprie tasche, e spiega che “trattandosi di prestazioni obbligatorie, è stato avviato uno studio di fattibilità per la realizzazione di un ulteriore incremento di postazioni”. Si tratta insomma di passare dal limite attuale delle 5mila linee a quota 7mila .
Allo stato comunque TIM è il primo operatore di telefonia mobile ad aver avvertito che finché non saranno disponibili le nuove infrastrutture “potrebbe essere ritardata l’esecuzione dei decreti di intercettazione, qualora, come prevedibile, il trend di incremento dovesse proseguire”. Una questione delicatissima, evidentemente, sulla quale prossimamente Punto Informatico cercherà di far chiarezza. Anche perché TIM ha spiegato che nuove linee intercettabili potranno essere disponibili soltanto quando cesseranno quelle già “attive”. Sono dichiarazioni forti in merito ad una questione che appartiene a quella schiera di faccende che difficilmente arrivano sui media e, coperte da un alto tasso di riservatezza, vengono tradizionalmente risolte senza troppo clamore .
ASSTEL per bocca del suo presidente Pietro Guindani ha ricordato che “le prestazioni richieste agli operatori di telecomunicazioni sono definite dalla legge come obbligatorie, ma ad esse deve far riscontro un corrispettivo, costituito dal ristoro di tutti i costi sostenuti “. Come a dire che sì, le intercettazioni si fanno come prescritto dalla legge ma il pagamento dei corrispettivi da parte dello Stato si fa attendere. E questo, evidentemente, contribuisce non poco all'”emergenza”, se così la si può definire, annunciata da TIM.
Per rafforzare il concetto, ASSTEL ha inviato una lettera al ministero della Giustizia, e per conoscenza a quello delle Comunicazioni e dell’Economia, in cui richiede un incontro tra le parti per definire due punti ritenuti essenziali:
1. modalità di erogazione delle prestazioni, attraverso la stesura di un “repertorio”;
2. contestuale determinazione di tutti i costi relativi alle prestazioni obbligatorie richieste, comprensivi degli investimenti necessari per la fornitura dei servizi.
“Tale riunione – afferma Guindani – è indispensabile per non compromettere la gestione delle richieste provenienti dalle singole Procure, nonché la programmazione degli investimenti economici necessari per effettuare i servizi richiesti”.