Roma – Cipro, Thailandia, Bahrein, Cina, Grecia e Giordania sono solo alcuni dei 44 paesi che precedono l’Italia tra i paesi più attivi sul fronte della Rivoluzione digitale , nel trasformare Internet in un elemento chiave dello sviluppo economico, nell’adottare infrastrutture capaci di dare un’accelerazione importante.
A stabilirlo è la classifica annuale del World Economic Forum (WEF) pubblicata nel suo Global Information Technology Report 2004-2005 , ormai al quarto anno. Ciò che anche colpisce del piazzamento dell’Italia è lo slittamento che in un solo anno l’ha portata così in basso dal precedente 28esimo posto.
Sebbene le analisi del WEF non tengano in minimo conto l’impatto sociale della rete e tutto ciò che sfugge all’analisi macro-economica, il pessimo risultato dell’Italia sarebbe dovuto alla carente spinta propulsiva e alla carente collaborazione tra istituzioni ed imprese, enti pubblici e privati. Questo si traduce in un ridotto tasso di sviluppo delle tecnologie digitali, delle infrastrutture, della ricerca e dell’innovazione . Questi ultimi due elementi sono considerati essenziali, insieme alla qualità della formazione, nel giudizio dato del WEF.
Ma è un giudizio che il ministro all’Innovazione Lucio Stanca non condivide perché a suo dire non solo lasciano perplessi i risultati ma anche i metodi di indagine del WEF. “Ho grosse e fondate perplessità sui risultati ed in particolare sulla circostanza che in un anno solo l?Italia possa essere retrocessa dal 28° al 45° posto – ha spiegato Stanca – È davvero difficile comprendere come ciò possa accadere”.
“Inoltre – ha sottolineato il Ministro – approfondendo la metodologia usata da World Economic Forum, le perplessità non solo aumentano ma vengono confermate e motivate perché queste classifiche non sono fatte su parametri numerici a disposizione, come la percentuale di popolazione che usa Internet, il numero di telefonini per abitante, l?estensione della larga banda, ma sono frutto di una metodologia basata su interviste, cioè su opinioni e su percezioni espresse da chi non si sa”.
Ad evidenziare queste pesanti incongruenze, secondo Stanca, basterebbe prendere l’esempio della Giordania. “Con tutto il rispetto che ho per questo Paese – ha spiegato – trovo paradossale che si collochi addirittura davanti all?Italia. Sono stato diverse volte in Giordania e conosco la diffusione dell?ICT in quel Paese. Anzi, siamo noi che stiamo assistendo il Governo di Amman nell?utilizzare queste tecnologie. E so perfettamente che lo stato di utilizzo delle tecnologie digitali in Giordania in termini di tempo è più indietro di 15 anni rispetto all?Italia”.
“Questo – ha concluso Stanca – quindi, mi conferma ancora di più che questa classifica lascia il tempo che trova”.
Ma ecco il quadro generale tracciato dal WEF.
Al centro delle attenzioni del WEF c’è naturalmente lo slittamento di quattro posizioni di un’economia così rilevante come quella degli Stati Uniti, dovuta però ? affermano gli esperti del Forum – più che altro allo sviluppo rapido conosciuto dai paesi in testa, ovvero Singapore, Islanda, Finlandia e Danimarca.
Proprio Singapore , paese nel quale vige anche un forte controllo sui contenuti della rete, rappresenta l’economia che ha meglio saputo fin qui poggiare il proprio sviluppo sulla rivoluzione digitale. In particolare, di Singapore colpiscono i risultati ottenuti nella formazione scolastica nelle scienze e nella matematica, la disponibilità di tariffe telefoniche a basso costo e nell’individuazione delle priorità ICT da parte del Governo. Ma Singapore registra successi in altri settori chiave, come il facile ed economico accesso alla connettività .
Secondo gli esperti del WEF, Singapore eccelle in generale nell’utilizzo delle nuove tecnologie dell’informazione, nell’adozione di tecnologie sviluppate a livello internazionale e nella disponibilità di servizi governativi online (e-government), un settore nel quale peraltro l’Italia sta investendo molto .
Non stupiscono invece i piazzamenti dei paesi nordeuropei , capaci di tenere a debita distanza le più grandi economie del Vecchio Continente. Un fenomeno consolidato dovuto non solo ad un ambiente economico, regolamentare e infrastrutturale definito “eccellente” ma anche dalla continua innovazione e dalla forte propensione dimostrata verso l’ICT non solo in ambito pubblico ma anche presso le aziende e i privati cittadini.
Ed è di interesse segnalare gli ottimi piazzamenti registrati da numerosi altri paesi asiatici, in particolare Hong Kong e Giappone , per la prima volta nella top ten, sebbene il caso emblematico sia quello di Taiwan , paese che traina l’ICT asiatico, e non solo, grazie ad almeno due decenni di riconversione dell’apparato industriale e produttivo verso l’innovazione e le nuove tecnologie.
In Europa orientale , poi, alcuni paesi sono definiti “sorprendenti”. Le ex economie centralizzate di Estonia, Lituania, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovenia colpiscono infatti per la loro capacità di adattarsi e sfruttare al meglio la rivoluzione digitale sul piano regolamentare e infrastrutturale, dandole un peso centrale nel proprio modello di sviluppo. Una situazione che le pone davanti ad altri paesi che si stanno muovendo rapidamente, come le grandi economie dell’ America Latina , in particolare Brasile, Argentina e Messico. Questi risultati dell’Est europeo vanno attribuiti ai fortissimi investimenti dall’estero negli ultimi dieci anni nonché agli sforzi messi in campo dai diversi paesi per accedere all’Unione Europea.
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