Roma – Vita difficile per la cosiddetta Commissione e-Content presieduta da Paolo Vigevano. Criticata da più parti per aver escluso dalle audizioni importanti realtà associative, come la Free Software Foundation Europe o NewGlobal.it , ora la Commissione è nel mirino per quanto riportato nel documento conclusivo dei propri lavori.
C’è infatti da sobbalzare sulla sedia a dar credito a quanto scritto da Emmanuele Somma sul proprio sito in riferimento ai lavori che hanno ispirato il varo del cosiddetto Patto di Sanremo. Nella ricostruzione di Somma, sulla rivista Il Mucchio Selvaggio nel marzo del 2003 era stata pubblicata una definizione di “copyleft” pensata per spiegare nel modo più semplice possibile cosa significhi questo nuovo modo di intendere il diritto d’autore, quali licenze sono ad esso collegate e in quale quadro si inserisce. Il testo era stato scritto da “Wu Ming 1” del collettivo omonimo, lo stesso autore di numerosi testi in questi anni. Una definizione che sarebbe stata copiata e incollata dalla Commissione, pur essendo destinata ad un pubblico tutt’altro che tecnico e certo non idoneo per affrontare la problematica del copyleft, essenziale nei lavori della Commissione, nella sua interezza.
“Per paradossale che possa sembrare – sostiene Somma – in effetti l’intero paragrafo della commissione sembra essere stato preso da lì (con buona pace della correttezza autorale che pretenderebbe in questo caso almeno una citazione della fonte). E “preso da lì” significa proprio ribattuto parola per parola ai limiti del plagio”.
“Chi si pone come il Grand’Ingegnere, il Supremo Tecnocrate di cui Thorstein Veblen avrebbe dovuto esser fiero – insiste Somma – che pretende di rappresentare Scienza e Conoscenza, Unto dal Ministro (e Dio sa se non da qualcun’altro), che con tutta la spocchia intellettuale di cui è dotato rifiuta sdegnosamente l’unico aiuto che potrebbe svelargli cose che evidentemente non comprende, non dimostra altro che la propria presunzione e, avendo pure scopiazzato il compito dal simpatico Wu Ming, dimostra tutta la propria ignoranza”.
Accuse pesanti alle quali lo stesso Vigevano ha voluto replicare con una lettera inviata a Punto Informatico e che riportiamo di seguito integralmente:
“Non so cosa si intenda per “documento ispiratore del patto di Sanremo”. Temo che si sia generato un equivoco. Il rapporto finale della Commissione sui contenuti digitali nell?era di Internet non è stato ancora reso pubblico ma è in fase di revisione.
Come è nostra prassi in tutte le pubblicazioni disponibili sul sito del Ministro per l?innovazione e tecnologie e curate dalle strutture del Ministro stesso, si segue l?uso consolidato dell?editoria scientifica; si è perciò usi citare in nota sia gli autori dei testi consultati che le fonti degli eventuali dati utilizzati. Anche il Rapporto della Commissione è stato elaborato secondo queste regole.
Tranquillizzato così il signor Somma – al quale sono grato – rispetto alla qualità e al livello del rapporto della Commissione, che peraltro non è denominata e-Content, voglio chiarire l’equivoco.
Alcuni mesi fa il Dipartimento per l’Innovazione e le Tecnologie ha commissionato, ad uso prevalentemente interno, una rassegna delle problematiche e delle soluzioni inerenti i DRM. Il lavoro che venne consegnato risultò utile ad assicurare un primo livello di informazione sommaria e non sistematica. Per questo si decise di renderlo pubblico.
Ciò premesso, questa pubblicazione non ha mai ?ispirato? i lavori della Commissione, lavori che sono stati basati esclusivamente sulle audizioni e sulla letteratura di riferimento.
Come si è già detto, il documento voleva essere solo una raccolta non esaustiva dei temi del DRM. In questa veste e con queste finalità è stata poi pubblicata. E? probabile che nel passaggio da documento ad uso interno a documento pubblico si siano omesse non solo le citazioni delle fonti ma anche la bibliografia.
Occorrerà porre rimedio. Questi sono i guai in cui ci si può cacciare per “eccesso di trasparenza” quando cioè si cerca di divulgare al massimo i prodotti di lavori a volte di pregio, a volte meno, ma che il più delle volte resterebbero abbandonati negli scaffali o nei pc dei ministeri senza che nessuno ne possa trarre alcuna utilità”.
Altre osservazioni sui lavori della Commissione sono giunte in questi giorni dall’associazione NewGlobal.it. Secondo l’Associazione, infatti, il documento prodotto dalla Commissione ( qui in pdf) è viziato dal modo in cui si sono svolti i lavori e in particolare dall’esclusione tra le audizioni di alcuni importanti soggetti, come FSF Europe.
Soprattutto, però, secondo NewGlobal.it la relazione della Commissione “è tutta centrata sui sistemi di DRM e sulla loro promozione incondizionata; non si vedono proposte che possano essere in qualche modo trasformate in leggi dello stato; risulta disarmante l’assenza di dubbi da parte della Commissione sulla valenza dei DRM, giacché i dubbi sono stati manifestati nelle più alte sedi ed espressi finanche sul bollettino SIAE nel 2002 (vedi qui in pdf)”.
Non solo. Secondo NewGlobal “l’intero documento (della Commissione, ndr) risulta – nell’ultima pagina della relazione – realizzato dalla PRC srl di Roma nell’ottobre 2004! Vale a dire che il documento era già “in stampa” mentre ancora erano in corso di svolgimento le sedute della Commissione e le audizioni (che, sia detto per inciso, si sono concluse l’11 novembre 2004)”.
Nel complesso, dunque, afferma NewGlobal.it, né i lavori della Commissione né il suo documento finale possono essere considerati credibili ed affidabili.