Roma – La tecnologia può abbattere le barriere degli handicap? La risposta in molti casi è sì. Ne è convinto un gruppo di genitori bolognesi i quali chiedono che i loro figli diversamente abili possano essere messi in condizione di potersi integrare meglio nelle rispettive classi. Come? Grazie ad un accesso tecnologico ai libri di testo .
Anche il ministro all’Innovazione, Lucio Stanca, è convinto che il progresso informatico possa abbattere le barriere di determinate disabilità. Infatti, con la legge che porta il suo nome (la numero 4 del 2004), all’articolo 5, dispone che siano fornite copie su supporto digitale degli strumenti didattici fondamentali agli alunni disabili e agli insegnanti di sostegno e che il software didattico usato nelle scuole – indispensabile per l’autonomia di molti studenti – sia costruito rispettando le regole di accessibilità .
Parliamo di particolari dispositivi informatici collegati ad e-book che permettono, per esempio, agli studenti non vedenti di leggere con lo speciale display Braille e di poter sfruttare il sintetizzatore vocale , oppure dei benefici per i dislessici che possono ascoltare più volte il suono della parola letta ed associarla a quella scritta. Gli e-book appositamente concepiti potrebbero inoltre facilitare l’uso del libro ai disabili motori. Pochi esempi che chiariscono quanto si possa e si debba fare per abbattere barriere per ora troppo alte che oggi, di fatto, separano nettamente i portatori di handicap dal resto della classe.
Se è vero che a settembre partirà una sperimentazione in quattro regioni italiane e porterà in 150 classi nuovi supporti didattici e libri di testo in formato digitale e collegamenti multimediali, è anche vero che fino a questo momento, a più di un anno dall’approvazione della legge, nulla è stato fatto circa l’applicazione dell’articolo 5, quello che impone l’accessibilità dei testi scolastici.
Per questo un gruppo spontaneo di genitori lo scorso 20 febbraio ha inviato una lettera aperta di sollecito ai ministri dell’Istruzione Moratti e dell’Innovazione tecnologica Stanca.
“Siamo davvero preoccupati – scrivono Alessandra Stefani, Stefano Cevenini, Alessandra Basile promotori del gruppo – e temiamo che a settembre, con l’inizio del nuovo anno scolastico, ci ritroveremo a sostenere la solita battaglia per poter avere per i nostri ragazzi quello che il diritto costituzionale, la tecnologia, il buon senso e la legge dovrebbe assicurare senza ostacoli. Sappiamo che il problema è complesso, che bisogna considerare le esigenze degli editori, il diritto d’autore, gli aspetti tecnici ed economici. Ma è complesso e frustrante, ve lo assicuriamo, anche passare centinaia di ore con lo scanner e il computer a trasformare in digitale delle opere che in digitale già esistono , solo per poter garantire ai nostri ragazzi un minimo di diritto allo studio”. “È complesso e frustrante – aggiungono i genitori nella lettera ai ministri – vedere studenti che potrebbero consultare in autonomia e con soddisfazione dei dizionari digitali e non lo possono fare perchè al momento della costruzione del software nessuno ha pensato alle loro esigenze. L’attuazione della legge 4/2004”, si legge in conclusione, “sta facendo rapidi progressi nell’accessibilità ad Internet, dove i princìpi hanno cominciato a essere largamente conosciuti ed applicati, anche se la norma non è strettamente esecutiva. A quel che ci risulta, nulla di questo è stato fatto per la parte relativa alla scuola, ai file elettronici dei libri, agli strumenti didattici”.
L’apposita commissione non è riuscita ancora ad approntare il regolamento esecutivo relativo all’articolo 5 della legge Stanca ed il ritardo accumulato sin qui, difficilmente potrà essere colmato prima del prossimo mese di settembre, all’inizio di un nuovo anno scolastico. L’appello del gruppo di genitori per ora è caduto nel vuoto . Ma ecco di seguito cosa hanno spiegato i genitori a Punto Informatico.
Alle domande di Punto Informatico sulla delicata questione ha risposto Stefano Cevenini in rappresentanza del sodalizio spontaneo di genitori di alunni diversamente abili che proprio su questo problema sta associando le maggiori energie possibili nella speranza di evitare che a settembre accada quanto paventato.
Punto Informatico: Avete avuto risposta al vostro appello?
Stefano Cevenini: Nessuna risposta né convocazione. Proprio un paio di giorni fa però è arrivata la ricevuta di ritorno della raccomandata inviata al ministro Stanca, mentre quella indirizzata al ministro Moratti era arrivata qualche settimana prima.
PI: Come avete diffuso il vostro appello all’accessibilità dei libri di testo?
SC: Abbiamo organizzato una raccolta di firme attraverso siti di alcune associazioni. E’ ancora possibile sottoscrivere il nostro appello inviando una mail a stefano.cevenini@tin.it semplicemente scrivendo le proprie generalità ed un breve testo nel quale si dichiara il proprio assenso alla integrazione dei disabili.
PI: E come sta andando, quali sono i numeri?
SC: Finora all’appello hanno risposto in 953 aderenti, di cui il 39 % circa genitori con figli disabili, il 30 % insegnanti, l’8 % operatori disabilità, il 4 % studenti ed il restante classificato come “altri”.
PI: Come pensate di proseguire la vostra sensibilizzazione?
SC: In quanto gruppo spontaneo non abbiamo né le forze né il tempo per poterci organizzare e condurre campagne continue di sensibilizzazione. Ma alcune associazioni come l’ Unione Italiana Ciechi , l’ Associazione Nazionale Subvedenti , Molces , l’ Associazione Disabili Visivi , l’ Uildm (Distrofia Muscolare) e l’ Aid (Dislessia) hanno rilanciato pubblicamente l’appello.
PI: E da parte delle scuole?
SC: Alle associazioni si sono unite anche molti istituti scolastici. Queste associazioni e istituzioni hanno i mezzi per potersi fare ascoltare. In fondo, noi chiediamo soltanto l’integrazione reale dei disabili a scuola, anche in ossequio alla Costituzione.
PI: E voi genitori ora cosa farete?
SC: Continueremo a richiedere i testi elettronici alle case editrici, continueremo a far conoscere le nostre richieste per far rispettare i diritti dei nostri figli e continueremo a sostenerci a vicenda. E se qualcuno deciderà azioni e proteste su queste tematiche e su tutti i temi dell’integrazione noi faremo il possibile per dare il nostro contributo. Aspettiamo un segnale.
a cura di Alessandro Biancardi