Londra – I programmatori russi sono preparati e competenti. Peccato che molti di loro precipitino, sin da giovani, nel lato oscuro della Rete: una spirale di phishing, pirateria e truffe. Ne ha tratto un bilancio Boris Miroshnikov, direttore del reparto speciale del Ministero degli Interni di Mosca per la lotta al crimine informatico, secondo cui è proprio nell’underground telematico che si formano i migliori specialisti della programmazione. E in Russia, dove la scarsità di strumenti software e di denaro spinge molti appassionati di computer alla programmazione, qualcuno finisce a lavorare per mafie e cybermafie .
I motivi di questa deriva vanno ricercati nelle ottime prospettive di guadagno: si inizia copiando CD e DVD – ha detto Miroshnikov – per poi finire a derubare banche estere. Ma forse il pugno duro e la repressione non sono il modo migliore per estinguere il problema. Puntare sulle notevoli qualità di questi delinquenti di nuova generazione potrebbe essere la carta vincente per creare professionisti informatici di eccellenza.
Farli emergere dal sottobosco della Rete diventa quindi una priorità per i cybercop russi. Molti di quei ragazzi che cadono nelle mani della mafia vengono a volte considerati geni incompresi che, per mancanza di adeguati supporti formativi (scuole specializzate ed università d’eccellenza), cedono al fascino di guadagni facili ed immediati.
Per dirla con le parole del più autorevole cybercop moscovita, l’epidemia russa di cybercrimine è dovuta al fatto che i programmatori ex-sovietici ” sono i migliori del mondo “. La tesi sostenuta da Miroshnikov durante l’ E-Crime Congress di Londra, oltre ad essere prevalentemente declamatoria, nasconde però alcune verità. La più felice è che, effettivamente, i Russi ci sanno fare: sempre più aziende leader dei mercati americani ed europei (tra cui Boeing, Microsoft e Deutsche Bank) si affidano alla bravura dei programmatori russi per realizzare i propri progetti.
La più triste è che Il numero di crimini informatici in Russia è quadruplicato negli ultimi due anni . Le organizzazioni mafiose che operano sul territorio della Federazione possono infatti contare su piccoli eserciti di giovani cracker. Che in certi casi vivono persino in sperdute regioni oltre gli Urali. Gente che programma worm, che sa bucare un sito Internet oppure compromettere la sicurezza di certe transazioni online, magari per rubare i dati delle carte di credito. Più volte si ritiene che la mano di cracker russi abbia agito contro importanti server di mezzo mondo, talvolta ricorrendo agli attacchi distribuiti DDoS.
Da Londra è perciò partito l’appello da parte del Dipartimento K di Mosca, votato alla lotta contro il cybercrimine, affinchè venga definito un quadro internazionale di cooperazione per fermare il fenomeno. Si tratta di creare una rete che permetta alle polizie telematiche di tutto il mondo di collaborare.
Il fenomeno dei crimini informatici, col passare degli anni, acquisisce sempre più una forma indefinita che travalica i confini nazionali. Si tratta di un problema d’ordine globale difficile da eliminare e persino da arginare. Solo la cooperazione internazionale, secondo gli esperti, può segnare un’inversione di tendenza. Ne è più che convinto Mick Deats, del nucleo high-tech della polizia di Londra: “il grande problema della lotta al cybercrimine è l’assenza di adeguati strumenti internazionali di supporto. Sulla Rete le tracce e le prove dei reati sono assai volatili. C’è da agire velocemente”.
Tommaso Lombardi