Washington (USA) – Tra le tante facce dei nemici degli Stati Uniti, affissi in bella vista sulle pagine della stampa internazionale, non ci sono soltanto gli integralisti musulmani, i narcotrafficanti colombiani e ciò che rimane dell’impero comunista: tra le varie locandine dei ricercati c’è persino il volto del moderno pirata . Ovvero: chiunque cospiri contro tutto ciò che è protetto dal copyright. E’ poi opinione comune che la sottospecie digitale di questo terribile avversario si abbeveri dalle reti P2P per provocare danni giganteschi all’economia americana. Ma c’è di più: il pirata in questione potrebbe addirittura finanziare il terrorismo ogni volta che acquista un classico DVD di contrabbando.
Queste le conclusioni adottate dalla commissione per la sicurezza interna del Senato statunitense sull’onda della recente cattura di molti trasgressori delle leggi internazionali sul diritto d’autore, intercettati nel corso delle retate sul territorio USA. Alcuni ufficiali di polizia hanno riferito ai senatori che nelle abitazioni di alcuni degli indagati sono stati rinvenuti poster e bandiere che inneggiano all’antisionismo, oltre a collezioni di testi con riferimenti antiamericani.
Da qui ci vuole poco per ipotizzare un collegamento della pirateria con altri crimini, ben più gravi: soprattutto in un dibattito in seno al nocciolo duro dell’antipirateria USA, coordinato dal senatore Leahy. Arrivare a dire che la pirateria finanzia il terrorismo , dunque, il passo è breve. Una tesi che è stata immediatamente convalidata dall’ufficio per il copyright e per i brevetti di Washington. Infatti, come riportato in una nota ufficiale , il segretario Stephen Pinkos afferma che: “I margini di profitto offerti dai crimini legati all’evasione del copyright rischiano di diventare una fonte per l’autofinanziamento dei gruppi terroristici”.
Tutto questo appare estremamente forzato ed incasellato all’interno di un più ampio discorso propagandistico. Infatti non esistono, al giorno d’oggi, prove ufficiali che leghino gruppi terroristici allo sfruttamento della vendita di DVD e CD piratati. Ma partendo dal presupposto che il cosiddetto american way of life si basi in gran parte sui prodotti tutelati dal copyright, MPAA e soci dispongono adesso di un nuovo motivo per darci dentro con denunce e segnalazioni: combattere la pirateria sarà d’ora in poi anche patriottico ed antiterroristico. Con tutto ciò che, mediaticamente e socialmente, ne consegue.
A quando il prossimo, altisonante comunicato stampa dell’FBI che canta le gesta della cattura di “pericolosi utenti P2P legati ad Osama bin Laden”? I tempi d’attesa appaiono, alla luce di queste novità, più brevi che mai.
Tommaso Lombardi