Roma – E’ accaduta una piccola grande cosa negli ultimi dieci giorni. Intel ha prima fatto trapelare delle indiscrezioni sulla possibilità che i prossimi Pentium contengano una nuova tecnologia di Digital Rights Management e ha poi saggiato la reazione, decidendo per una ritirata ragionata.
Quando Graham Tucker, funzionario tecnologico di Intel Australia, ha fatto sapere ad una ezine che il chipmaker aveva in serbo una sorpresina in salsa Palladium per i propri futuri clienti, con i modi e i tipi della dichiarazione buttata lì per caso , a latere di altri annunci invece ufficiali, mezza rete ha alzato gli scudi: con timori spesso un tantinello apocalittici si è immediatamente creato un passa-parola con lanci e rilanci su siti, blog, mailing list. Uno spontaneo movimento di opinione grazie al quale in pochi giorni Intel ha potuto apprendere con certezza che i suoi nuovi Pentium, se dotati di nuove tecnologie che potrebbero limitare le possibilità di fruizione dei nuovi media, andrebbero incontro ad una violenta campagna di boicottaggio, con un possibile e profondo impatto sulle vendite.
Ora Intel ha parzialmente smentito , negando di voler integrare tecnologie “non supportate da detentori di diritti d’autore”. Una smentita resa possibile sin dall’inizio, visto che a lanciare la bomba del DRM nelle CPU non è stato il boss dell’azienda, e nemmeno il suo management di vertice, ma un funzionario di alto grado in una “casuale” conversazione con alcuni reporter.
Tutto questo non deve stupire: è già successo. Sono queste le modalità infatti con cui Intel cinque anni fa ha saggiato l’introduzione sul mercato dei Pentium III , i primi processori dotati di una funzionalità capace di trasmettere in automatico un numero seriale, con ovvie ed immediate implicazioni sulla privacy. La notizia trapelò, suscitò enorme scalpore e persino un’indagine della Commissione Europea : Intel, poco dopo, uscì dall’ empasse spiegando che sì, quella funzionalità sarebbe stata integrata ma disabilitata di default: per essere rintracciabili col seriale – questo il senso della ritrattazione Intel – bisognava volerlo e attivare quella funzionalità, poi abbandonata definitivamente.
Ciò che conta però è che Intel ci abbia ripensato. Che tutto questo sia stata o meno un’abile operazione di monitoraggio degli umori e dei pensieri dei futuri clienti poco importa: i suoi processori supporteranno, come han sempre fatto, le tecnologie DRM imposte da molti detentori di copyright ma non daranno vita ad una nuova piattaforma capace di ledere i diritti dei clienti. L’importante, ora, è non abbassare la guardia .