Niente Palladium in Longhorn

Niente Palladium in Longhorn

La piattaforma DRM che lega hardware e software si muove troppo lentamente per i tempi di sviluppo del prossimo Windows. Per ora, dunque, viene rinviata l'integrazione delle più ambiziose tecnologie di trusted computing
La piattaforma DRM che lega hardware e software si muove troppo lentamente per i tempi di sviluppo del prossimo Windows. Per ora, dunque, viene rinviata l'integrazione delle più ambiziose tecnologie di trusted computing


Redmond (USA) – Dalla Electronic Frontier Foundation (EFF) arriva in queste ore una conferma: nella prossima versione di Windows, Longhorn, non saranno inclusi quei sistemi di Digital Rights Management (DRM) pensati per ciò che un tempo veniva identificato come Palladium e che oggi viene più genericamente indicato come Trusted Computing .

Nel corso della Windows Hardware EngineeringConference (WInHEC) di quest’anno, riporta EFF nel primo di quattro approfondimenti che dedicherà all’argomento, è stato infatti reso chiaro che la Next Generation Secure Computing Base (NGSCB) non verrà incorporata nel futuro Windows.

“Microsoft – riporta EFF – ha deciso di non implementare in Longhorn il supporto per le controverse funzionalità di interfacciamento con l’hardware del trusted computing. Questo significa che produttori di contenuti e fornitori di servizi non potranno con l’hardware costringere la gente ad utilizzare certi programmi per l’interoperabilità, né potranno impedire di eseguire operazioni di reverse engineering o di alterazione del software sul proprio computer”.

Tutto questo, però, non vuol dire che Microsoft e i numerosi alleati del Trusted Computing Group (TCG) abbiano intenzione di rinunciare allo sviluppo di queste tecnologie DRM. Anzi, il lavoro su cui vanno focalizzandosi ora è quello di garantire la sicurezza del DRM , tecnologie oggi ampiamente aggirabili e suscettibili di attacchi via software: l’idea, dunque, è che siano implementate non appena blindate a sufficienza.

Non solo, in tema di sicurezza nuove tecnologie sono state sviluppate per Longhorn, ricorda EFF, che non riguardano il DRM ma, per esempio, la tutela dei file personali dell’utente contro gli accessi non autorizzati. Durante il WinHEC, ad esempio, la Wave Systems ha presentato il suo software per Windows che lavora su un chip realizzato con le specifiche TCG che potrà migliorare i sistemi di cifratura tradizionali. Se Longhorn girerà dunque su un sistema nel quale è integrato questo chip Trusted Platform Module (TPM) allora l’utente potrà cifrare il suo intero hard disk con una chiave TPM.

Ad ogni modo, scrive EFF, sebbene rinviato il progetto NGSCB di Microsoft “rimane preoccupante per la sua possibilità di rafforzare le applicazioni DRM e facilitare la blindatura del software. Inoltre ci potrebbe essere un passaggio progressivo dalla innocua implementazione del trusted computing in Longhorn a future implementazioni che contribuiscano ad imporre restrizioni all’utente”. Da una parte, conclude dunque EFF, è necessario tenere gli occhi aperti, dall’altra Microsoft “potrebbe tenere il NGCSB solidamente” dalla parte degli utenti “se implementerà un ovverride dell’utente, che dia a quest’ultimo il pieno controllo su quali policy di sicurezza TPM attivare sul proprio computer”.

L’intero rapporto EFF è disponibile a partire da qui

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Pubblicato il
19 lug 2005
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