Brevetti, l'ombra di Eolas sulla rete

Brevetti, l'ombra di Eolas sulla rete

Il brevetto temuto da Microsoft e Tim Berners-Lee torna al centro dopoché l'Ufficio brevetti statunitense ne ha dichiarato la validità. Ora si riapre la caccia al browser e ai sesterzi
Il brevetto temuto da Microsoft e Tim Berners-Lee torna al centro dopoché l'Ufficio brevetti statunitense ne ha dichiarato la validità. Ora si riapre la caccia al browser e ai sesterzi


Roma – La notizia è piombata venerdì a Redmond, nel quartier generale di Microsoft, ed ora il suo impatto va estenendosi alle comunità dedite allo sviluppo del web: l’Ufficio dei brevetti americano, lo USPTO , ha infatti dichiarato la validità di un brevetto gestito in esclusiva da Eolas Technologies per conto dell’Università della California. E la questione potrebbe avere un impatto dirompente sul mondo dei browser e, a cascata, sull’intera rete.

Per comprenderne la portata è sufficiente dare un occhio al testo del brevetto , il 5,838,906, descritto come metodo distribuito ipermediale per richiamare automaticamente applicazioni esterne fornendo interazione e presentazione di oggetti embedded all’interno di un documento ipermediale . Per farla breve si tratta di un brevetto che copre una parte consistente delle tecnologie web , da moltissimi plug-in a sistemi di web servicing e via dicendo.

La riaffermazione del brevetto da parte dell’Ufficio, che a marzo 2004 su richiesta di Microsoft ne aveva avviato una revisione , sarà formalizzata a brevissimo, un fatto che riaprirà il contezioso Eolas-Microsoft : come si ricorderà la prima ha chiesto alla seconda, per le tecnologie comprese nel browser Internet Explorer, un enorme ammontare di danni che in primo grado le è stato riconosciuto. Quella sentenza prevede che Microsoft versi ad Eolas 521 milioni di dollari .

La Corte d’Appello lo scorso marzo aveva ipotizzato l’invalidità del brevetto a causa dell’individuazione di una prior art , ossia di un’applicazione di quelle tecnologie, precedente al deposito del brevetto da parte dell’Università della California. Si parlava nello specifico del browser Viola sviluppato da Perry Pei-Yuan Wei , artista e ricercatore della Berkeley University. Microsoft ha sempre sostenuto che il brevetto dell’Università della California rivendicato ora da Eolas rappresenti una “predazione” ai danni del browser sviluppato dall’allora studente Pei-Yuan: l’Università ha peraltro presentato il proprio brevetto sulle tecnologie aggiuntive per i browser un anno dopo la prima realizzazione di Viola.

Nella stessa sentenza d’Appello, però, si stabiliva che, se valido, il brevetto si applica non solo ai browser ma anche alle tecnologie plug-in e add-on che possono funzionare indipendentemente l’una dall’altra, una tesi contestata da Microsoft in primo grado. Non solo, la Corte aveva anche stabilito che rientrano nel brevetto tutte le copie di Internet Explorer diffuse all’estero, vale a dire quasi i due terzi del totale, in quanto generate da un disco master americano. E ora lo USPTO ha stabilito che il brevetto è valido.

Secondo lo USPTO, infatti, che ha redatto un parere in 73 pagine disponibili qui in PDF, il browser Viola non è prior art in quanto non collegato nelle sue funzionalità direttamente a quanto previsto dal brevetto.

“Nel 1993 – ricorda ora Eolas – Micheal Doyle, presidente di Eolas ed ex ricercatore dell’Università della California, che lavorava su modi per innovare come viene pubblicata e come si accede all’informazione scientifica, ha co-inventato la tecnologia di cui al brevetto per consentire applicazioni interattive nelle pagine web, che in precedenza erano limitate ad informazioni statiche e applicativi di assistenza”. Il brevetto, riconosciuto nel 1998, secondo Eolas riguarda dunque sistemi utilizzati da tutti i browser e da miriadi di sviluppatori che per i programmi di navigazione hanno sviluppato add-on e plug-in.

“Siamo gratificati – hanno dichiarato le autorità dell’Università – che il riesame del brevetto da parte dell’Ufficio abbia confermato la sua valutazione originale sul contributo unico che l’Università ha offerto alle tecnologie che mandano avanti Internet. Questa decisione assicura che siano protetti i diritti di brevetto della pubblica istituzione che ha sviluppato questa tecnologia, una innovazione significativa che ha portato benefici di grande rilievo al pubblico”.

Eolas non ha perso occasione per ricordare che a questo punto Microsoft è nei guai ed affermare: “Restiamo in attesa di chiudere le ultime cose (…) cosicché l’Università ed Eolas possano essere equamente compensate per l’uso dei propri diritti di proprietà intellettuale”.

Che la questione sia di estrema gravità lo aveva già spiegato Tim Berners-Lee , padre del World Wide Web, che si era schierato con forza contro quel brevetto, arrivando a scrivere all’Ufficio brevetti statunitense le proprie considerazioni sul perché quel brevetto non possa essere considerato valido.

Una discesa in campo che però non ha sortito l’effetto sperato: lo scenario che si apre ora è tutto in salita non solo per Microsoft ma per tutti coloro che Eolas riterrà violino i propri diritti con le proprie tecnologie. Le conseguenze, avvertono molti, potrebbero essere pesantissime anche per società che hanno assai minori disponibilità finanziarie del colosso di Redmond.

Da parte sua Microsoft si è limitata ad un commento laconico sulla decisione dello USPTO che rappresenta “notizie molto sconfortanti ma rimaniamo convinti di riuscire a portare a termine con successo questo caso”.

L’intera vicenda Eolas-Microsoft può essere seguita qui

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Pubblicato il
3 ott 2005
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