Primm Valley (USA) – Il grand-prix delle automobili robotizzate , sponsorizzato interamente dal Pentagono , si è concluso col trionfo del team dell’Università di Stanford . Il SUV, battezzato “Stanley” e prodotto da Volkswagen in collaborazione con ricercatori accademici, è riuscito a solcare il deserto di Mojave in appena otto ore e quattordici minuti: senza la guida esperta di piloti umani.
La stampa internazionale si è gettata sulla competizione robotica e parla già di un importantissimo risultato destinato ad entrare nei libri di storia. E i riflettori sono tutti sul vincitore: con quasi due ore di anticipo rispetto alle scadenze del concorso, Stanley ha percorso circa 280 chilometri senza alcun intoppo. Sebastian Thrun, direttore del dipartimento d’ingegneria informatica ed intelligenza artificiale di Stanford, è entusiasta: “Un risultato incredibile, impareggiabile, da record mondiale”. Il gruppo di Thrun figurava tra i favoriti della corsa, affiancato dagli italoamericani di Terramax .
“Entro cinquanta o sessanta anni, al massimo, i veicoli motorizzati non avranno più alcun bisogno di essere guidati “, dichiara Thrun: “Abbiamo posto le basi di una grandissima evoluzione delle tecnologie per l’automazione”.
E’ la prima volta che un’ automobile intelligente riesce a percorrere distanze così lunghe. Al vincitore del concorso verrà assegnato un premio di due milioni di dollari , finanziato dal Dipartimento di Difesa statunitense. I ricercatori dell’ Università Carnegie Mellon , vincitori della scorsa edizione del rally ad alta tecnologia, non sono riusciti a tenere testa agli avversari: i due veicoli messi a punto per l’occasione sono stati sorpassati dai migliori concorrenti.
Le vetture hanno dovuto competere su terreni accidentati, distese brulle e persino tratti montuosi. La gara ha visto sfidarsi ben 23 robot motorizzati , selezionati tra i migliori progetti delle più importanti università di tutto il mondo. I ricercatori del DARPA credono che i robot più performanti possano trovare impiego nelle fila della missione militare in Iraq , già a partire dal 2006.
Entro il 2015, gli Stati Uniti prevedono di robotizzare gran parte del proprio arsenale bellico: non solo veicoli gommati, ma anche aerei e mezzi anfibi. Una prospettiva che inquieta l’Unione Europea, intervenuta in occasione del Grand Challenge per ricordare la crucialità della ricerca robotica . “Non c’è ricerca”, sostiene Ulf Dahlsten, responsabile per le nuove tecnologie all’interno dell’UE. “Abbiamo il 35% del mercato”, continua Dahlsten, “ma stiamo velocemente perdendo posizioni rispetto a paesi come il Giappone, dove ci sono grandi investimenti nella ricerca e nello sviluppo”.
Tommaso Lombardi