Roma – Un alto numero di domini registrati in una certa area del paese significa che in quell’area Internet è più diffusa che altrove? Ne sembrano convinti i ricercatori del CNR che hanno condotto un’indagine sulla “demografia” di un milione di domini.it , ottenendo risultati in qualche misura sorprendenti.
Anzitutto dal database dei domini italiani si scopre che la regione che primeggia per numero di registrazioni è il Trentino Alto Adige seguita a buona distanza da Toscana, Lazio e Lombardia. Secondo questi dati il Mezzogiorno è molto indietro: la prima provincia meridionale in “classifica” è Pescara, al 44esimo posto, con Napoli al 79esimo. Nessuna tra le prime dieci regioni, in termini di domini.it, è del Sud.
“La ricerca condotta dall’Istituto di Informatica e Telematica del Consiglio Nazionale delle Ricerche – si legge in una nota – non lascia dubbi : Pisa e Bolzano sono le province italiane dove è concentrato il maggior numero di utenti della Rete, davanti a Milano, Firenze e Roma”. Questo singolarissimo “indice” che lega numero di domini e diffusione dell’accesso ad Internet è definito dai ricercatori tasso di penetrazione , ossia “il numero di domini registrati ogni 10mila abitanti (o ogni 100 organizzazioni, per i dati relativi alle aziende e alle associazioni)”.
Altri dati del CNR riguardano i domini e le aziende: “E’ Pisa a fare la parte del leone, seguita da Bolzano, Milano, Roma, Firenze e Siena. Ancora male il Sud, con Napoli relegata al 41esimo posto. Enna chiude la classifica con valori ben al di sotto della media nazionale. Tra le regioni, bene le aziende del Trentino Alto Adige, prime in classifica davanti a Lombardia, Toscana e Lazio. Si distingue la Campania con un brillante 12esimo posto”.
Da segnalare, invece, che il grosso dei domini intestati ad associazioni si trova in provincia, in particolare in provincia di Roma e Milano, seguite da Pisa, Firenze e Bologna. “La ricerca – si legge nella nota diffusa dal CNR – ha dimostrato che l’associazionismo non può essere considerato come un fenomeno marginale nel settore ICT: non a caso i tassi di penetrazione per macro-aree (Nord, Centro e Sud-Isole) registrati dalle associazioni risultano più elevati rispetto a quelli delle imprese. Le associazioni hanno dunque una forte propensione all’utilizzo di Internet”.
Secondo Martinelli e Serrecchia, che hanno condotto lo studio, la ricerca dimostra che le regioni in ritardo sui fronti tradizionali dell’economia e delle infrastrutture lo sono anche nell’accesso alla rete. “E’ tutto da dimostrare – dicono – che le zone del paese con maggiori problemi infrastrutturali sulle reti materiali possano ridurre lo svantaggio puntando tutto sulla rete Internet: chi è indietro nello sviluppo economico perde ulteriori posizioni, probabilmente anche perché a esso si associa un minore interessamento alle nuove tecnologie e alla loro adozione”.