Musica, i jukebox legali frenano

Musica, i jukebox legali frenano

Apple cavalca l'onda della musica digitale ma il download a pagamento rallenta bruscamente. Le major sorridono a denti stretti. Occhi puntati sul mercato
Apple cavalca l'onda della musica digitale ma il download a pagamento rallenta bruscamente. Le major sorridono a denti stretti. Occhi puntati sul mercato


San Francisco (USA) – Mentre Apple si frega le mani per il successo della sua piattaforma iTunes e le ottime previsioni di vendita dei suoi iPod, le case discografiche sembrano avere i sudori freddi. Secondo Nielsen SoundScan l’autunno ha fatto registrare un notevole rallentamento delle vendite online riguardanti le tracce audio digitali. Nello scorso maggio i download settimanali avevano raggiunto quota 6,4 milioni, tre volte più rispetto allo stesso periodo del 2004. Adesso l’aumento è di poco superiore al 3% (0,2 milioni di download), segno evidente che qualcosa è cambiato.

“Il settore della musica digitale è ancora un mercato immaturo . Quando si evidenzia un rallentamento di tale portata è la dimostrazione che il modello economico adottato sia da migliorare”, ha dichiarato Richard Greenfield, analista presso Fulcrum Global Partners . “Per recuperare le perdite registrate nelle vendite dei CD, i download dovrebbero raggiungere un rateo di crescita annuale del 150%”.

Ovvia quindi la preoccupazione delle major, sebbene sorrisi e dichiarazioni di circostanza si sprechino. “Siamo felici dei risultati raggiunti fino adesso. Siamo molto più avanti di quanto avessimo preventivato”, ha sentenziato Larry Kenswil, presidente della divisione eLabs di Universal Music Group . Le vendite della musica digitale, attualmente, rappresentano per una società discografica mediamente solo il 5% degli introiti; dal 2010 dovrebbero raggiungere, a livello mondiale, una share del 25%. E’ evidente che se il tasso di crescita non dovesse rialzarsi potrebbe volerci molto più tempo . “Non credo che si tratti un incremento così negativo se consideriamo anche l’avvento delle soluzioni mobili”, ha commentato George White, vice presidente del settore sviluppo di Warner Music Group .

Effettivamente secondo le ultime indagini di mercato, commissionate dalle major, i nuovi abbonamenti mobili per il video-on-demand e la musica digitale potrebbero aprire un nuovo fronte di incassi . In questo quadro non sorprende la “battaglia sulle licenze”, divenuta argomento centrale nella politica commerciale discografica, tanto agguerrita da far sbottare lo stesso Steve Jobs . Le major vorrebbero tariffe di vendita più alte – come ha promesso Yahoo , magari una tassazione sui lettori MP3 – come in Giappone , e DRM a raggiera, anche nel settore mobile .

Difficile fare il punto della situazione. La piattaforma iTunes, partner numero uno delle major, è entrata nella Top 10 statunitense degli e-tailer musicali. L’Apple iPod domina il comparto player. Eppure le vendite online, tranne che per Apple, sono in rallentamento. Si potrebbe affermare che malgrado le azioni dei discografici qualcuno sopravvive, ma il problema sussiste. Secondo Greenfield l’eventuale aumento delle tariffe non costituirebbe una soluzione ideale, anzi. Alcuni analisti sono dell’idea che la mancanza di veri competitor allo strapotere Apple potrebbe essere una delle motivazioni che giustificano lo stallo. Allo stesso tempo gli attriti fra la casa della mela e le major giocherebbero a sfavore dell’industria musicale stessa. Come se il cavallo più veloce del momento fosse imbrigliato e non libero di scorrazzare verso traguardi sempre più ambiti.

Ultima considerazione è sicuramente quella riguardante la qualità delle produzioni discografiche. La possibilità di ascoltare ed acquistare tracce audio, più che un intero album, probabilmente rappresenta la vera voce di perdita delle major. Il valore artistico ed economico di un album, ormai, è stato destrutturato . La compilation fai da te è una realtà indiscutibile e forse provoca conseguenze non del tutto previste.

Dario d’Elia

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Pubblicato il
28 nov 2005
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