Roma – Scaricare software via Internet per fini personali non può essere considerato un reato. Si tratta di uno strumento di diffusione della conoscenza che non può soccombere di fronte alle pressioni delle grandi etichette musicali. Questo, in sintesi, lo spirito della proposta di legge (Pdl) messa a punto da Mauro Bulgarelli , deputato dei Verdi. Intervistato da Punto Informatico spiega: “La legislazione attuale, sotto la spinta delle lobby dei produttori di software, delle case discografiche e degli editori, equipara la copia individuale alla duplicazione di massa e al commercio abusivo: una cosa inaccettabile”.
PI: Non crede che un eccessivo permissivismo non aiuti a superare un problema pressante per il mondo della cultura e della discografia?
MB: Questo è vero. Il Pdl ha come obiettivo il ripristino di un concetto fondamentale: la copia per uso personale non può essere perseguita, sia perché questo produrrebbe limitazioni alla diffusione di conoscenze e di saperi all’interno della società, sia perché nel prezzo di vendita finale di un prodotto intellettuale è già ampiamente conteggiata la possibilità di una sua riproduzione non per fini di lucro.
PI: Un attacco alle major discografiche, il suo?
MB: Le maggiori aziende di software a lungo hanno incentivato le copie non originali in modo da conquistare con i loro prodotti posizioni dominanti sul mercato.
PI: Tornando alla Pdl, com’è nata l’idea di una diversa regolamentazione della materia?
MB: Il concetto di diritto d’autore ha cambiato volto negli anni. Per quanto riguarda i software non si può parlare di un solo autore, ma di decine di persone che lavorano come dipendenti di multinazionali. Queste persone sfruttano poi le conoscenze che provengono da tanti creatori anonimi, che animano il frenetico scambio di saperi e intelligenze tipico dell’informatica. Il prodotto finale è dunque opera di un lavoro collettivo, ma l’esito è paradossale: coloro che hanno contribuito in qualche modo a far nascere il prodotto, invece di essere retribuiti sono costretti a pagare.
PI: Quali vantaggi comporterebbe l’eventuale approvazione del Pdl rispetto alla normativa attuale?
MB: Con l’articolo 2 si sostituisce la dizione “per trarre profitto” con quella “con scopi di lucro”. La distinzione è fondamentale: il termine “lucro” indica infatti esclusivamente un guadagno patrimoniale consistente nell’acquisizione di uno o più beni; esso non coincide in linea di principio con il termine profitto, che ha un significato ben più ampio. Dunque la duplicazione e la detenzione acquistano rilievo penale solo se finalizzate rispettivamente al lucro e alla commercializzazione, sono cioè sanzionabili solo se sorrette dal dolo specifico.
PI: In questo modo la duplicazione di un programma non sarebbe più un reato
MB: Certo, si tratta di un’inversione di tendenza rispetto alla normativa vigente, che annulla la doverosa distinzione tra “lucro” e “profitto”, rendendo molto più confuso il quadro di riferimento. Ciò ha permesso alla BSA, l’alleanza dei produttori di software, di mettere in campo, da qualche anno a questa parte, campagne di pressione volte a far interpretare la legge in modo che il “profitto” sia esteso fino alla copia per uso personale di un programma e dunque punito con la stessa durezza riservata a chi copia programmi a scopo di lucro, per rivenderli clandestinamente e guadagnarci. Una punizione che va da sei mesi a sei anni di carcere, pene analoghe a quelle riservate in caso di omicidio colposo plurimo.
PI: Quali gli ostacoli tecnici che si presentano sulla strada dell’approvazione?
MB: Non ci sono particolari ostacoli tecnici, se non quelli derivanti dall’imminente fine della legislatura. Se non riusciremo ad approvarlo, spingeremo l’Unione a mettere nel suo programma il tema dell’accesso ai saperi e del diritto alla cultura. Va da sé che, qualunque sia la coalizione che governerà nella prossima legislatura, il Pdl sarà ripresentato.
PI: Quali sono state le prime reazioni alla sua proposta?
MB: Ci sono state molte reazioni positive, soprattutto arrivate via internet, da operatori del settore, esponenti della cultura. E’ una cosa che ci rincuora e che penso costituisca un’ ipoteca positiva sul prosieguo di questa battaglia.
a cura di Luigi dell’Olio