Amsterdam – A sollevare grande attenzione è la chiusura del celebre sito DikkeDonder.nl ma in questi giorni sono 16 gli spazi web utilizzati perlopiù da utenti del download condiviso di BitTorrent che sono stati chiusi o stanno cercando di “traslocare” all’estero .
L’annuncio della chiusura di DikkeDonder e degli altri siti è stata data da BREIN , l’organizzazione olandese dedita alla lotta alla pirateria che agisce per conto dei detentori di diritti d’autore. Un annuncio che segna l’intenzione dell’industria di continuare la propria crociata nonostante il continuo aumento di utenti P2P.
Le cronache raccontano di un blitz effettuato nell’abitazione di uno dei gestori di DikkeDonder dovuto alla denuncia di BREIN. Un’operazione che ha portato al sequestro dei server che gestivano il sito nonché al sequestro dell’automobile, del conto bancario e di altre proprietà dell’indagato, una mossa “preventiva”, è stato spiegato, perché BREIN calcola in almeno 200mila euro i danni procurati dal sito. BREIN chiede anche che all’indagato sia imposto di rivelare tutti i nomi e i dettagli di tutti coloro che hanno collaborato alla gestione del sito stesso.
Sulla home page del sito olandese ora si legge una dichiarazione firmata dai gestori del sito stesso in cui si afferma, tra le altre cose: “Abbiamo reso disponibili senza autorizzazione dagli autori e dai produttori film, programmi tv, musica, giochi, software e audiolibri. Questo è illegale e siamo dispiaciuti per i danni che a causa di questo hanno sofferto autori, artisti, produttori, editori e distributori”. La dichiarazione, imposta evidentemente da BREIN, se non redatta dall’organizzazione stessa, dà quindi per scontata la colpevolezza dei gestori di un sito web la cui attività consisteva nel proporre grandi quantità di link a file scaricabili con BitTorrent e non nell’offrire i file stessi.
Tutto questo è accaduto a poche ore di distanza dalla chiusura di un altro sito web piuttosto conosciuto, NLExperience.com , che sta reagendo però in modo assai diverso dal precedente alle accuse di BREIN. Quest’ultima, infatti, viene accusata di aver organizzato un blitz negli appartamenti dell’intestatario del dominio usato dal sito proprio nel giorno dell’anniversario della morte della figlia, un fatto ben noto ai frequentatori del sito stesso. Non solo, i gestori accusano BREIN di distorcere la realtà per condizionare i media e dar vita ad una campagna di paura. Tutto questo viene rivendicato sulla home page del sito stesso che, a quanto è noto, sta cercando una “ricollocazione” su server esteri per tentare di sfuggire a quella che definisce una “censura”.
BREIN ne ha però intanto ottenuto la chiusura e ha minacciato i suoi ideatori di chiedere fino a 5mila euro di danni al giorno qualora il sito dovesse tornare online. L’organizzazione di tutela dei diritti ha anche intimato che le siano consegnati i nomi di tutti i coinvolti nel progetto del sito. In questo caso per BREIN l’osso non sarà facile da tenere, perché NLExperience già una volta è stato fatto chiudere ed è poi riapparso su server russi fino al blitz dei giorni scorsi e in molti sono convinti che presto tornerà effettivamente online.
Slyck.com ha intervistato uno dei gestori di un altro sito assai meno noto, Youceff , già in passato finito nel mirino di BREIN e ora parzialmente di nuovo online. Secondo Arjan “non ho proprio idea di come siano arrivati al numero di 16 siti. Sono pronto a scommettere che 14 non erano altro che un forum con non più di 10 utenti. Fino a quando BREIN nomina 3 siti come esempio sappiamo per certo che straparlano. Qualsiasi cacciatore di pirati per rispetto di se stesso pubblicherebbe tutti i propri trofei e non ne nominerebbe solo 3 di 16”.
Va detto che BREIN, oltre a quelli già citati, nomina anche vplaza.nl, zerocool.nl e torrentmonkey.com ma basta dare un’occhiata sui forum di settore per rendersi conto che in pochi credono ai “conti” dell’organizzazione olandese e prevale la tesi di una sorta di complotto mediatico teso a spaventare chi utilizza il P2P.
La questione per BREIN è tutt’altro che semplice. La giurisprudenza in Olanda appare favorevole alla pubblicazione di soli link: a poter mettere nei guai i gestori dei siti, come già accaduto anche in Italia , è l’eventuale presenza sui propri computer privati di quantità di materiali illegalmente scaricati e condivisi .
“I gestori di siti P2P illegali – ha peraltro dichiarato BREIN in una nota – violano coscientemente le norme sul diritto d’autore. Sanno di causare grandi danni. Hanno i propri ritorni e non fanno nulla per fermare le violazioni. Tutto questo deve cessare”.
Intanto MPAA ha denunciato utenti che condividono film in lizza per gli Oscar , di seguito i particolari.
Los Angeles – Non si conoscono i nomi né tantomeno il loro numero, si sa soltanto che nelle scorse ore l’associazione degli studios hollywoodiani MPAA ha denunciato “un certo numero” di utenti P2P, sollevando un certo clamore. MPAA, infatti, è stata fin qui assai meno attiva della omologa RIAA , che rappresenta l’industria della musica, nel procedere a denunce contro utenti P2P. Il fatto che ora ritorni ad usare questo strumento per reprimere l’uso delle piattaforme di sharing desta attenzione.
L’azione della MPAA è strettamente legata al fatto che il prossimo cinque marzo si terrà la cerimonia di consegna degli Oscar del cinema , un appuntamento decisivo per il mondo cinematografico americano, e i produttori temono che possano ripetersi “incidenti” come la diffusione online sulle piattaforme del peer-to-peer di titoli che hanno ricevuto una o più nomination alle celebri statuette.
Da quando emerso, infatti, MPAA ha deciso di procedere legalmente contro quegli utenti che sul P2P siano impegnati a condividere certi film . Ad essere coinvolti sono utilizzatori di diverse piattaforme di sharing, da Kazaa a LimeWire, da BearShare a BitTorrent fino ad Azureus, Shadow e via dicendo.
In questo momento MPAA sta attendendo che i provider degli utenti individuati consegnino i nomi degli utenti corrispondenti agli IP individuati dagli studios. Una volta ottenuti i nomi, MPAA proporrà a questi ultimi di pagare un certo ammontare di danni in modo tale da evitare un procedimento legale potenzialmente molto oneroso.
Secondo MPAA, infatti, ad ogni violazione in tribunale saranno chiesti fino a 30mila dollari di danni, per non parlare evidentemente anche delle spese legali, cifre che sarebbero ampiamente ridimensionate in caso di ravvedimento da parte dei denunciati.
“In seguito alla sentenza Grokster dello scorso giugno – si legge in una nota della MPAA – gli utenti online dovrebbero sapere che le persone che rubano film attraverso le piattaforme P2P non sono sopra le legge. Ci sono molti strumenti legali per acquistare i film online o attraverso altri sistemi, come la televisione pay per view o il satellite”.