Mountain View (USA) – Un negozio dell’Arkansas è riuscito a mettere in riga Google con la sua class action contro il gigante della ricerca, con cui denunciava una click fraud sul sistema pubblicitario pay-per-click.
Il gigante di Mountain View ha infatti proposto un accordo a Lanès Gifts & Collectibles – e agli altri denuncianti – che vale 90 milioni di dollari. Ma non si tratta di soldi contanti : l’intesa permetterà infatti agli inserzionisti che si ritengono danneggiati e che possono provare di aver avuto problemi di rendicontazione dei click, di ottenere dei crediti da utilizzare con AdWords. Se il giudice che presiede il caso approverà la proposta di Google, questa chiuderà di fatto la questione e farà giustizia su tutti i casi denunciati dal 2002 ad oggi.
Steve Malouf, uno degli avvocati della parte lesa, ha confermato che sebbene non si tratti di un rimborso ma solo di un credito da spendere su Google, la proposta è decisamente accettabile. “In questo contesto il rischio di perdere era elevato, ben venga un accordo”, ha dichiarato Malouf. “Per quanto riguarda il futuro, Google dovrebbe impegnarsi nel rendere più trasparente la gestione dei dati. L’assistenza di un ente terzo per la valutazione dell’audience sarebbe auspicabile”.
Nicole Wong, Associate General Counsel di Google, è convinta che la risoluzione giudiziaria di questo caso possa mettere fine anche agli altri procedimenti in corso. Non bisogna dimenticare, infatti, che sono diverse le cause aperte sullo stesso fronte, come quelle di Click Defense e di Advanced Internet Technologies .
“Noi continueremo a lottare contro il click fraudolenti e quelli non validi in modo che i nostri inserzionisti possano essere soddisfatti. Certamente adesso siamo in grado di far fronte al problema con maggiore efficienza rispetto al lancio del programma AdWords. Prendiamo questa responsabilità seriamente”, ha dichiarato Wong. “In fondo abbiamo pensato ad un accordo proprio perché si è trattato di un caso circoscritto”.
Per Google i sistemi automatici di filtraggio dei click anomali sono efficienti, ma è possibile che in alcuni casi non abbiano funzionato . “Investighiamo sempre su questi click, e se pensiamo che non siano validi rimborsiamo i nostri inserzionisti”, ha aggiunto Wong.
Secondo alcuni, il fenomeno del click fraud sarebbe ben più preoccupante di quanto rilevato da Google, al punto da rappresentare un danno consistente per l’economia Web. Tanto più che qualche settimana fa un noto marketer statunitense ha deciso di dimostrare quanto sia facile frodare i motori con un “clickbot” liberamente scaricabile dal Web.
Google più volte ha cercato di spiegare la differenza fra i click fraudolenti e quelli non validi. Nel primo caso si è di fronte a veri e propri tentativi di frode, nel secondo caso si tratta solo, magari, di click doppi accidentali. L’utilizzo del termine “fraud”, secondo gli esperti, può generare confusione. Google è convinta che i suoi server siano in grado di rilevare il numero dei click, ma non le intenzioni o la sbadataggine degli utenti.
Dario d’Elia