Assinform: l'Informatica italiana s'è fermata

Assinform: l'Informatica italiana s'è fermata

I dati dell'Associazione disegnano un quadro desolante. Italia in controtendenza rispetto alle economie occidentali. La crescita ICT nel complesso è ben al di sotto di quella europea. Informatica al palo
I dati dell'Associazione disegnano un quadro desolante. Italia in controtendenza rispetto alle economie occidentali. La crescita ICT nel complesso è ben al di sotto di quella europea. Informatica al palo


Roma – La difficoltà in cui versa il mercato italiano dell’Informatica è confermata dai numeri e dalle rilevazioni di Aitech-Assinform, l’associazione che riunisce tutte le principali società informatiche che operano in Italia, dati riferiti al 2005 secondo cui il settore nel nostro paese non è uscito dalla stagnazione . Nel complesso il mercato dell’ICT cresce “al rallentatore”, come spiega l’Associazione.

Secondo Assinform l’intera economia italiana, tra settori produttivi e pubblica amministrazione, sta disinvestendo in innovazione . Il quadro è chiaro: nelle grandi imprese la domanda è cresciuta poco, così nelle medie ed è calata nelle piccole. A tutto questo si aggiunge la contrazione dell’investimento in Informatica delle amministrazioni centrali, con l’ultima Finanziaria che prevede una riduzione ulteriore del 35 per cento. Tutto questo porta il settore a crescere dello 0,9 per cento.

Che la situazione non piaccia all’industria di settore è comprensibile, perché in Europa l’Informatica continua a crescere al ritmo del 3,5 per cento, con la Spagna al 6 per cento e gli USA al 5.

Forse ancora più comprensibile è la posizione critica dell’Associazione, che si allinea a quella di Confindustria di cui fa parte, su quello che vene definito “neo-statalismo locale”. E’ il fenomeno per il quale gli enti locali sempre più si affidano a servizi informatici interni e sempre più spesso anche di TLC, con “società costituite ad hoc da parte di Regioni, Province, Comuni, aziende municipalizzate”. Assinform cita il presidente di Confindustria Montezemolo che di recente a questo proposito ha dichiarato “invece di liberalizzare il mercato, si allarga la concorrenza sleale di chi opera in regimi protetti con i soldi dei cittadini. Non solo: si sottraggono spazi vitali per iniziative veramente imprenditoriali dove soprattutto le nostre piccole e medie imprese potrebbero essere protagoniste”.

Va un po’ meglio sull’altro fronte dell’ICT, quello delle telecomunicazioni, dove il valore è aumentato del 3 per cento sul 2004. Ma la media europea è del 5 per cento. A trainare è, ancora una volta, la telefonia mobile mentre calano i servizi voce sia sul fisso che sul mobile. Aumentano invece i servizi del mobile (cresciuti del 28,8 per cento) e delle connessioni Internet su rete fissa (più 21 per cento).

Su quest’ultimo fronte, secondo Aitech-Assinform l’ accesso broad band è salito del 52,4 per cento rispetto al 2004, a quota 6,8 milioni di utenze. Sono invece 7,5 milioni le famiglie interessate dalla “digital TV”, ovvero digitale terrestre, satellitare e IP-TV,a pagamento e non.

Nel complesso il mercato ICT è cresciuto a quota 62.611 milioni di euro, ovvero del 2,3 per cento contro il 6,1 per cento medio del resto del Mondo.

Si tratta, ha commentato Ennio Lucarelli, presidente dell’Associazione, di “una stagnazione generalizzata della domanda d’innovazione nel Paese, che registra anche veri e propri crolli settoriali”. Questa è “alla base della crisi di mercato che vive oggi l’Information & Communication Technology italiana, con conseguenti difficoltà competitive per l’intera economia. E’ una situazione che desta profonda preoccupazione, avvenendo in assoluta controtendenza con i nuovi trend della ripresa mondiale, che vedono l’innovazione tecnologica e le infrastrutture ICT al centro di ogni strategia di crescita economica”. Secondo Lucarelli “la governance italiana ha mancato al ruolo centrale, che svolge in altri paesi avanzati, di stimolo per lo sviluppo di un’offerta di servizi innovativi concorrenziale e competitiva, personalizzata alle esigenze nazionali”.

Per reagire a questa situazione, l’Associazione ha ricordato di aver presentato di recente alle forze politiche “un piano straordinario per l’Information Technology, in cui si chiede la completa liberalizzazione del settore, la trasformazione delle società pubbliche di ICT in agenzie capaci di analizzare e canalizzare i bisogni delle PA ed esigere dal mercato le soluzioni più avanzate, la promozione di grandi progetti nazionali e internazionale basati sull’infrastruttura ICT in cui coinvolgere, in forma aggregata, le Pmi dell’Information Technology”.

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Pubblicato il
22 mar 2006
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