La corsa ai domini .eu non è truccata

La corsa ai domini .eu non è truccata

Le dichiarazioni arrivano dal portavoce del consorzio EurID, costretto a rispondere alle pesantissime accuse rivolte dall'americana GoDaddy. EurID insiste: è tutto regolare
Le dichiarazioni arrivano dal portavoce del consorzio EurID, costretto a rispondere alle pesantissime accuse rivolte dall'americana GoDaddy. EurID insiste: è tutto regolare


Bruxelles – E’ un attacco ad alzo zero quello portato nei giorni scorsi contro il consorzio che gestisce i domini.eu, EurID , da parte del celebre registrar americano GoDaddy , secondo cui la corsa ai domini europei è fallata . Un’ipotesi che EurID ora smentisce a mezza voce.

In un post al peperoncino pubblicato sul suo blog, il CEO di GoDaddy, Bob Parson, ha parlato di “fiasco” per l’operazione di registrazione accusando EurID di aver consentito la nascita di decine di registrar fittizi, società collegate ad altri registrar e capaci così di moltiplicare di dieci o cento volte le richieste di determinati domini trasmesse ad EurID, assicurandosene moltissime a danno di tutti gli altri.

Parson spiega come per diventare registrar accreditato presso EurID, e avere così il diritto di trasmettere le richieste di registrazione dei nuovi domini europei, sia stato sufficiente che le aziende dichiarassero di voler essere accreditate come singolo registrar, di offrire le registrazioni ai propri clienti senza discriminazione e provvedessero a depositare 10mila euro presso EurID. Troppo poco , secondo Parson: “Non ci sono state verifiche che i registrar dei.eu fossero davvero registrar, o fossero riconosciuti da ICANN . Nei fatti, il registro EurID non ha nemmeno tentato di verificare che chi ha chiesto di diventare registrar dei.eu fosse davvero un’entità commerciale”. Come a dire, cioè, che si è lasciato ampio spazio agli squatters che, con network di registrar fittizi, sono in grado di assicurarsi moltissimi nomi a dominio che verranno poi rivenduti alle società europee per somme da capogiro.

Patrik Lindén, portavoce di EurID, ha ribattuto spiegando che EurID “ha verificato che ogni registrar rappresentasse una singola persona giuridica. Ciascuno ha dovuto firmare un contratto con noi e versare 10mila euro”. Qualcuno ha eluso il sistema dei controlli? Lindén non sembra escluderlo : “E’ in effetti possibile ma d’altra parte tutti sono liberi di avere società sussidiarie. Se ne hanno dieci, hanno certo più possibilità. Ma questo non è una nostra preoccupazione, il nostro lavoro è rendere le operazioni di registrazione eque, e questo lo abbiamo fatto”.

Lindén ha sottolineato che EurID non agirà “fino a quando non verrà rotto il contratto che ciascun registrar ha firmato con noi”. Via libera alle società collegate di registrazione, dunque, ma non via libera a corsie preferenziali come invece suggerito da Parson.

Secondo Lindén, infatti, il sistema delle attribuzioni delle richieste di dominio è equo perché ciascun registrar può usare un massimo di cinque indirizzi IP per connettersi ai server EurID e trasmettere le richieste di registrazione. “Ogni indirizzo IP – ha sottolineato Lindén – può eseguire una connessione al secondo e ciascun indirizzo IP può gestire solo una connessione simultanea”. Questo significa che ciascun registrar nel migliore dei casi, sfruttando un massimo di cinque IP, può avanzare cinque proposte contemporaneamente”. A quel punto, una volta trasmesse le richieste, il registrar viene sconnesso dai server e da quel momento in poi “compete con tutti gli altri per riconnettersi”. E tra questi anche le società affiliate.

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Pubblicato il
13 apr 2006
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