Servizi a sovrapprezzo, il regolamento non piace

Servizi a sovrapprezzo, il regolamento non piace

Sul regolamento piovono le critiche dei consumatori, che lo ritengono lacunoso. Ecco perché
Sul regolamento piovono le critiche dei consumatori, che lo ritengono lacunoso. Ecco perché


Milano – In un incontro tenutosi ieri presso il Ministero delle Comunicazioni è stato proposto alle associazioni dei consumatori di fare parte del Comitato permanente per i servizi a sovrapprezzo previsto dal Decreto Ministeriale 2 marzo 2006, n. 145 . Una proposta che non è stata accettata dalle associazioni presenti che contestano il senso stesso del Decreto.

Altroconsumo si è infatti dichiarata molto perplessa sul testo del Decreto che entrerà in vigore il prossimo 25 aprile, a motivo di alcuni fattori critici, che sono stati esposti a Punto Informatico. L’associazione – oltre a reclamare che “il servizio, e quindi il pagamento (dei servizi a sovrapprezzo, ndr), non possa essere fornito senza il consenso espresso del consumatore” ? evidenzia che la norma non definisce alcuna modalità da seguire, da parte degli operatori, per accertare e dimostrare il consenso dell’acquirente.

Inoltre, il decreto stabilisce anche che per servizi dal costo inferiore all’euro e per giochi a premio, televoti e sondaggi (dal costo di 0,080 iva inclusa), l’avviso di presentazione con il dettaglio del fornitore e del servizio non è obbligatorio. A questo si aggiunge la possibilità anche per utenti di minore età (giuridicamente privi di capacità di agire, ricorda Altroconsumo) di concludere contratti per la fornitura di servizi telefonici, benché con un tetto massimo di spesa di 2,75 euro.

“Ma la chicca – continua l’associazione – forse è all’articolo 15 comma 5 dove si dice che ove tecnicamente possibile, l’addebito è subordinato all’effettiva erogazione del servizio con buona pace del consenso espresso di cui si diceva prima e lasciando di conseguenza pensare che l’addebito potrà anche essere effettuato in assenza di fornitura di quanto richiesto”.

Critica netta, infine, al fatto che gli utenti non possano chiedere la disabilitazione delle numerazioni per i servizi a sovrapprezzo, e che non esista un limite di spesa mensile per questo tipo di chiamate, di 50 o 100 Euro. “Quale conseguenza – evidenzia Altroconsumo – in caso di mancata comunicazione e di invio dell’apposito modulo (che dovrebbe essere fornito dall’operatore di riferimento) non ci sarà per l’utente alcun tetto massimo di spesa per questi servizi”.

La soluzione prospettata in merito al regolamento previsto dal decreto è drastica: “A questo punto non resta che rivolgerci al prossimo Ministro delle Comunicazioni chiedendo una tempestiva abrogazione del Decreto Ministeriale 2 marzo 2006, n. 145 e l’approvazione al suo posto di un provvedimento molto più semplice che, come Altroconsumo va dicendo sin dai tempi dei dialer truffa sulle numerazioni 709, basterebbe da solo a garantire i consumatori: la disabilitazione di tutti i servizi a sovrapprezzo e la loro riabilitazione solo dietro esplicita richiesta da parte dell’utente”.

Le posizioni di Altroconsumo sono state condivise dalle altre associazioni di consumatori che hanno partecipato all’incontro: Adiconsum sottolinea come, a suo avviso, il decreto non tuteli sufficientemente i minori “perché non prevedendo un consenso specifico, consente di fatto la fruizione anche da parte di un minore del servizio a sovrapprezzo, come se si trattasse di un qualsiasi altro utente”.

Anche il Movimento Difesa del Cittadino sottoscrive motivazioni che collimano pienamente con quelle di Altroconsumo e, per bocca di Francesco Luongo, responsabile del dipartimento TLC del movimento, osserva: “Più che eliminare le truffe, il provvedimento garantisce quelle limitate negli importi. Si è persa l’occasione di stabilire l’elementare principio secondo cui tutti i servizi a sovrapprezzo devono essere disabilitati in partenza e resi utilizzabili solo dagli utenti che ne facciano espressa richiesta”.

Dario Bonacina

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Pubblicato il 20 apr 2006
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