P2P, a ottobre la semibufala Qtrax?

P2P, a ottobre la semibufala Qtrax?

Si chiacchiera molto di uno scoop del NY Post, secondo cui una piattaforma di sharing, in cambio di pubblicità, da ottobre godrà di un catalogo da 30 milioni di pezzi con l'ok delle major
Si chiacchiera molto di uno scoop del NY Post, secondo cui una piattaforma di sharing, in cambio di pubblicità, da ottobre godrà di un catalogo da 30 milioni di pezzi con l'ok delle major

Le quattro grandi sorelle della discografia mondiale hanno davvero raggiunto un accordo per distribuire in un network fondato su alcuni dei principi del file sharing tutti o quasi i propri cataloghi musicali? Detta così sembra una presa in giro ma è quanto “spara” la piattaforma di condivisione in cambio di pubblicità Qtrax , riportando sul proprio sito un articolo del New York Post .

La notizia è quantomai lacunosa: si parla di un accordo in cui le major avrebbero accettato di mettere qualcosa come 20 o 30 milioni di pezzi a disposizione degli utenti Qtrax potendo contare, almeno questa è l’idea, su un sistema di revenue pubblicitaria che garantisca loro le entrate che si aspettano. E tutto questo sarebbe destinato secondo il Post a dare filo da torcere a YouTube .

Che l’industria discografica voglia diversificare è noto, e che le condizioni di Apple iTunes Music Store le stiano strette è ancora più noto, ma il giornale americano non spiega come questi brani saranno diffusi, in che modo verranno protetti , quale genere di pubblicità girerà attorno ad un sistema di sharing di queste proporzioni.

Quello che invece si sa è che l’iniziativa, che avrebbe dovuto essere formalizzata due giorni fa, ma della quale per ora non sembra esservi traccia, verrebbe avviata da una nuova società destinata a nascere dalla “mamma” di Qtrax, “Brilliant Technologies”. Questa darebbe vita alla “Flooring Zone” di cui manterrebbe l’80 per cento della proprietà dando invece in pasto al mercato il rimanente 20 per cento.

Ciò che anche si sa è che da tempo Qtrax ha stretto accordi con diverse etichette, ma non è chiaro come avrebbe convinto Sony BMG, Universal Music e Warner Music a mandare sul P2P il proprio catalogo in cambio di pubblicità a partire dal prossimo ottobre. È noto però che EMI abbia detto sì a Qtrax un anno fa, quando si è iniziato a parlare di questa piattaforma, di cui si continua a sapere pochissimo. Qtrax infatti, nato come client Gnutella tale e quale a tanti altri, ad un certo punto della sua storia si è lanciato nella via del cosiddetto P2P legale , un modello di sharing castrato, basato su filtri antipirateria, che fin qui non ha premiato praticamente nessun player sul mercato. Su come adesso tutto questo si incardini con i progetti rilanciati dal quotidiano americano il mistero rimane fitto. Ma delle previsioni si possono avanzare.

In apparenza, infatti, il network di Qtrax non può che essere un sistema blindato , nel quale i contenuti possano essere scambiati tra gli utenti che vi aderiscano, e che vi accedano esclusivamente attraverso un client dedicato. Non solo: i file scambiabili potrebbero essere solo quelli di “pubblico dominio”, mentre tutti gli altri, quelli coperti da copyright, sarebbero acquistabili a parte, o forniti con DRM a tempo o a numero di ascolti, capaci di distruggere un file dopo un certo tempo o dopo un certo numero di riproduzioni.

Solo in questo modo, evidentemente, le tracce scambiate potrebbero essere controllate, solo così si potrebbe tener traccia degli scambi, ottimizzare la presentazione della pubblicità, impedire lo sharing di opere protette e compensare, come sostiene il Post , i detentori dei diritti e tutta la filiera degli autori e dei distributori. Solo così, peraltro, si può credere ad un atteggiamento interessato delle major verso Qtrax. Ma naturalmente, se questa è la piattaforma in arrivo, sarà più che altro un curioso shop con un ricco catalogo. E con molto poco a che vedere con il P2P.

Ma si tratta, evidentemente, di illazioni: per ora Qtrax o la futura Flooring Zone non hanno fatto sapere alcunché, lo scoop del Post insiste esclusivamente sulla bontà del modello di diffusione delle tracce in cambio di pubblicità e sul fatto che nel catalogo del servizio saranno presenti anche registrazioni “rare” e dal vivo.

Il CEO di Brilliant Technologies, Allan Klepfisz, ha dichiarato al Post che “i consumatori chiaramente non sono disponibili a pagare per la musica, mentre gli inserzionisti invece pagheranno”. Frasi che, fino a ieri, non sarebbero mai sembrate in grado di spingere le major verso il P2P legale , come viene impropriamente definito in queste ore da alcuni il progetto Qtrax.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
29 giu 2007
Link copiato negli appunti