P2P, università USA sotto controllo

P2P, università USA sotto controllo

Questo il progetto delle major che, in forza di nuove tecnologie di intercettazione, sperano di bloccare il file sharing là dove è nato e si è sviluppato. Un software open source scagliato contro il peer-to-peer
Questo il progetto delle major che, in forza di nuove tecnologie di intercettazione, sperano di bloccare il file sharing là dove è nato e si è sviluppato. Un software open source scagliato contro il peer-to-peer


New York (USA) – Si sa, i giovani sono soliti commettere “bravate”: come spiegare altrimenti la diffusione della pirateria nelle reti dei campus universitari statunitensi nonostante le molte minacce legali piovute su studenti e atenei negli ultimi due anni? L’ Università della California (UCLA) , solo nell’ultimo anno ha ricevuto ben 300 segnalazioni per violazione dei diritti d’autore. Una situazione che sembra destinata a diventare presto ben più critica.

I campus sui quali si abbatte da tempo la crociata anti-pirateria, quegli ambienti che hanno partorito molti dei più conosciuti sistemi di file sharing, secondo la visione dell’industria non sono soltanto fucine di abili e rivoluzionari programmatori ma anche il covo di migliaia di studenti che ogni giorno condividono, tramite P2P, le proprie passioni musicali e videoludiche. Attitudini intollerabili alla luce del monolitico Digital Millenium Copyright Act , la scintilla legislativa che ha innescato l’esplosione di denunce transnazionali per la violazione dei diritti d’autore.

E qui entra in gioco BayTSP , azienda californiana che produce sistemi di sicurezza pensati per soddisfare le nuove esigenze dei detentori di diritto d’autore. Le tecnologie offerte sono utilizzate dalle major perché permettono di sorvegliare le maggiori reti P2P per individuare infrazioni: Kazaa, Grokster, iMesh, BearShare, XoloX, LimeWire, Gnucleus, Gnutella, Morpheus, WinMX, eDonkey2000, Direct Connect, Hotline, BitTorrent.

Ma adesso, con un occhio al mondo economico ed uno a quello burocratico, BayTSP propone una tecnologia integrata open source per contrastare la pirateria nelle università. Si chiama Automated Copyright Notice System (ACNS) ed è in corso di sperimentazione già da qualche tempo.

Supportata dagli imperi discografici e cinematografici (Universal Studios, Paramount, MPAA e RIAA), questa strategia è già pronta per essere adottata sia presso l’ Università della California che in quella del Colorado .

Si tratta principalmente di un sistema da implementare nei router per eseguire un back-tracing basato su tag XML (facilmente aggiungibili ad ogni contenuto digitale). Con queste etichette , adottate già da alcuni giganti come Universal Music Group per tutelare i propri prodotti, rintracciare i pirati viene raccontato come cosa semplice e veloce. All’identificazione, infatti, seguono notifiche automatiche ad-personam, snellendo così le dinamiche di copyright-enforcing previste dalla legislazione americana.

Nel caso dei campus universitari, ACNS funziona a livelli: alla prima infrazione rilevata scollega i trasgressori per mezz’ora, dopodichè procede automaticamente alla denuncia . Tutti i file “marchiati” sono automaticamente riconosciuti prima ancora che possano essere utilizzati.

Il produttore sembra dunque aver azzeccato un vero controllore informatico capace di far felici i gestori delle reti ancor prima delle major, visto che sono sempre più spesso subissati dalle richieste di cancellazione (“take-down notice”) da parte dei detentori di copyright. Pratiche burocratiche lunghe e laboriose che spesso richiedono defatiganti ricerche nei file di log per individuare i pirati .

Non a caso Mark Ishikawa, CEO di BayTSP, annuncia che la tecnologia ACNS è la nuova amichetta dei provider : sebbene ne venga prevista l’implementazione sopratutto nelle università, è potenzialmente utilizzabile in qualsiasi LAN.

Va detto che non si tratta del primo sistema di notifica automatica per i pirati informatici: già l’Università della Florida, nel 2003, aveva installato un simile controllore (chiamato Icarus ) nelle reti del campus. I Sistemi di controllo come Icarus secondo chi li usa funzionano, anche grazie ad una non indifferente portata psicologica: la mania di persecuzione ed il timore di essere “beccati” hanno portato ad una drastica flessione delle connessioni totali alla rete.

Nonostante la minacciosa incombenza di un sistema di controllo ipoteticamente efficace al 100% (cosa tuttora da dimostrare, nonostante BayTSP annunci sul suo sito che i file protetti tramite tag resistono ad ogni tipo di modifica), agli studenti che amano scaricare musica e film gratuitamente rimangono ancora due opzioni: adottare reti wireless oppure connettersi dall’esterno della propria abitazione universitaria.

Sopratutto la prima scelta sembra essere la più vantaggiosa: negli ultimi anni il governo USA si è dato molto da fare per dotare gli studenti e le accademie di dispositivi wireless, spesso con [ingenti finanziamenti[http://www.wi-fiplanet.com/columns/article.php/1150721]. Ed i sistemi come ACNS hanno una grave debolezza strutturale , semplicemente perchè basati su una determinata area cablata, in una precisa zona geografica non necessariamente troppo estesa.

Difficile dunque che il nuovo baluardo della tecnologia anti-scambio possa eliminare il grosso dello sharing, capace e pronto a mutare meccanismi e dinamiche per rimanere un passo più avanti rispetto alle sempre più restrittive normative.

La situazione in Italia è per molti versi differente. Nelle reti universitarie moltissime facoltà hanno adottato per la propria connettività firewall capaci di escludere a priori le connessioni che utilizzino le porte tipicamente sfruttate dai programmi P2P. In questa maniera non si agevola certo la corsa alla ritorsione legale verso i pirati ma si tenta di escludere la possibilità d’accesso all’oceano del file-sharing, che non è solcato soltanto da corsari postmoderni: si è più volte dimostrato ottimo per il libero flusso dei progetti open-source.
(Tommaso Lombardi)

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Pubblicato il
20 apr 2004
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