PayPal e Apple, per un pugno di sicurezza

PayPal e Apple, per un pugno di sicurezza

Il servizio di pagamenti online, che ormai si è guadagnato una posizione sul mercato, si trova ora a dover competere con Apple Pay. E risponde attaccando
Il servizio di pagamenti online, che ormai si è guadagnato una posizione sul mercato, si trova ora a dover competere con Apple Pay. E risponde attaccando

PayPal punta il dito contro Apple Pay, il sistema di pagamento annunciato da Apple nei giorni scorsi e che promette agli utenti una piattaforma sicura cui collegare la propria carta di credito per i pagamenti online.

Dopo le pubblicità ironiche di Samsung, anche PayPal sembra voler cercare di sfruttare la macchina mediatica messa in modo da Apple in concomitanza del lancio dei nuovi iPhone contro Cupertino stessa. A mettere in imbarazzo Apple sono ancora gli scatti privati dei VIP al centro dello scandalo Fappening : non sembra siano servite a molto le rassicurazioni finora offerte di Tim Cook circa l’assenza di falle nel sistema di Cupertino, dal momento che il coinvolgimento di iCloud è ben impresso nelle menti dei consumatori.

Così, PayPal ha preparato la sua campagna pubblicitaria per attaccare la neo-concorrente partendo proprio da questo legame creatosi nelle menti degli utenti: ha così lanciato su social media e New York Times una pubblicità, “Vogliamo che i nostri soldi siano più sicuri dei nostri selfie”, con cui indirettamente colpisce la piattaforma di pagamento con la Mela.


Nel nuovo settore in cui Apple ha esordito con il servizio Apple Pay, trovandosi in diretta concorrenza con PayPal, Cupertino sa che a contare è la fiducia degli utenti: così, non ha mancato di sottolineare la sicurezza del suo servizio e delle transazioni che vi transitano, le cui informazioni non vengono riversate in iCloud ma affidate a una piattaforma apposita, e di rassicurare gli utenti circa la riservatezza delle transazioni i cui dettagli non vengono in alcun modo raccolti da Apple.

Sulla privacy, d’altronde, la Mela si ritrova a doversi difendere anche sul fronte Apple Watch: il Procuratore generale del Connecticut ha chiesto per esempio un incontro a Tim Cook per discutere di alcuni dubbi circa le implicazioni per i dati legati alla salute degli utenti della tecnologia indossabile.

Il CEO di Apple, nel frattempo, è tornato sulla questione privacy durante un’intervista televisiva in cui ha anche attaccato Washington, accusata di non fare ancora abbastanza proprio per la privacy dei cittadini e ha cercato di prendere le distanze da altre aziende ITC che lavorano più direttamente con i dati degli utenti. “Noi – ha detto Cook – non abbiamo un business basato sule informazioni personali dei nostri clienti. Non siete voi il nostro prodotto, ma questi device, questo orologio, i Mac ecc.”

Claudio Tamburrino

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Pubblicato il
17 set 2014
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