Per il P2P è ora di cambiare immagine

Per il P2P è ora di cambiare immagine

Secondo l'industria IT le corporation della musica potrebbero lucrare non poco proprio sul peer-to-peer. A loro dire il problema non è né tecnologico né economico, è culturale. Cercasi truccatore per P2P
Secondo l'industria IT le corporation della musica potrebbero lucrare non poco proprio sul peer-to-peer. A loro dire il problema non è né tecnologico né economico, è culturale. Cercasi truccatore per P2P

Distributed Computing Industry Associations ( DCIA ) sta cercando in tutti i modi di riabilitare l’immagine del P2P e durante l’ultimo Digital Music Forum West , svoltosi la scorsa settimana ad Hollywood, il CEO dell’associazione informatica Marty Lafferty pare essere riuscito ad incantare i rappresentanti delle major discografiche.

“Le piattaforme P2P possono essere un ottimo strumento promozionale per gli artisti e migliorare sensibilmente le politiche marketing. Le tracce audio più gettonate, in una sola settimana, sono scaricate da milioni di utenti”, ha dichiarato Lafferty. Un esempio concreto è rappresentato dall’ultimo album “The Open Door” degli Evanescence, scaricato da BitTorrent 25 mila volte in un solo giorno.

Secondo DCIA il problema dell’illegalità permane ma non può essere impugnato per condannare a priori le potenzialità di questa tecnologia. Lafferty ha confermato che DCIA nasce proprio per sostenere le aziende che vogliono individuare modelli di business da applicare al P2P . La convinzione di fondo è che solo la disponibilità di nuove soluzioni legali potrà calmierare, se non sconfiggere, il fenomeno della pirateria online.

La recente chiusura di numerose piattaforme, come eDonkey o Kuro , infatti, non ha risolto il problema. “Client simili, come eMule, continuano a prosperare tranquillamente. Ad ogni serrata il Web risponde con una novità sostitutiva”, ha confermato Michael Weiss, CEO della StreamCast Networks , creatrice di Morpheus.

“In base alle nostre stime vi sono circa 6 milioni di utenti BitTorrent, tre volte più di un anno fa. L’open source ha preso piede anche in questo settore”, ha dichiarato John Desmond, vice presidente di MediaSentry Services , sussidiaria di SafeNet. Gli esperti, però, sono convinti che gli utenti meno smaliziati non siano così aggiornati sulle ultime novità. Cosa che ovviamente galvanizza tanto l’industria musicale quanto gli “attivisti” di DCIA: scarsa conoscenza significa maggiore capacità di penetrazione di qualsiasi messaggio pubblicitario.

“Le aziende hanno bisogno di ridisegnare l’immagine del P2P investendo e rendendo questa operazione una priorità”, ha spiegato Daniel Harris, presidente di MediaPass Network . “Sono certo che assisteremo a un cambiamento con la prossima generazione di progetti business basati sulla tecnologia peer-to-peer. I network possono finalmente distribuire la musica in sicurezza. Si chiama permission-based digital rights management. Esistono dei tool per aggirare queste soluzioni, ma nella maggior parte dei casi la protezione dei contenuti è possibile”.

Harris è convinto, infatti, che per la prima volta chi distribuisce contenuti protetti da diritto d’autore abbia a disposizione tecnologie di controllo efficienti e sicure . Il limite, per ora, è prettamente culturale: l’industria musicale sembra nutrire ancora un timore notevole verso questo sistema di distribuzione, allo stesso tempo non sembra conoscere in maniera approfondita le potenzialità dei nuovi tool di protezione.

DCIA, affermano i suoi promotori, sta cercando di veicolare un messaggio semplice e chiaro: l’industria ha bisogno di un sistema di certificazione che permetta la libera circolazione di file legali attraverso più piattaforme. Allo stesso tempo i siti dovrebbero concedere contenuti gratuiti, dando la possibilità ai detentori dei diritti di sfruttare appieno lo strumento della pubblicità.

Tra gli altri, BusinessWeek ha citato come esempio il Venice Project di Skype. Una soluzione P2P che permetterà la visione e distribuzione in streaming di programmi televisivi. Ecco quindi un prodotto legale figlio di un esperienza controversa: Niklas Zennström e Janus Friis, prima di creare Skype erano saliti alla ribalta dando i natali a Kazaa.

Per DCIA è un buon esempio di evoluzione della specie. Tre anni fa, durante la prima riunione di DCIA con le major, nessuno dava credito a questo grande progetto di “total makeover”. Adesso, forse, qualcosa è cambiato. La palla passa, a questo punto, alla grande industria dei contenuti.

Dario d’Elia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
10 ott 2006
Link copiato negli appunti