Phone jamming in prigione

Phone jamming in prigione

Lo propone uno degli stati australiani secondo cui i dispositivi sempre più piccoli e difficili da individuare vengono utilizzati dai detenuti, talvolta con scopi terroristici
Lo propone uno degli stati australiani secondo cui i dispositivi sempre più piccoli e difficili da individuare vengono utilizzati dai detenuti, talvolta con scopi terroristici

Sidney (Australia) – Nelle carceri australiane, come in quelle di mezzo mondo, cresce il problema rappresentato dalle comunicazioni non monitorate di alcuni detenuti considerati particolarmente pericolosi, come terroristi o membri della criminalità organizzata. Una soluzione potrebbe essere individuata nell’applicazione di dispositivi di phone jamming , capaci cioè di bloccare le comunicazioni dei telefoni cellulari.

A parlarne è stato il ministro della Giustizia del Nuovo Galles del Sud, John Hatzistergos, secondo cui il governo federale australiano deve immediatamente agire per attivare le più sofisticate tecnologie di jamming e mettere un freno ad una pratica che rappresenta a suo dire un potenziale rischio per la sicurezza nazionale.

Secondo Hatzistergos il governo federale “ha preso importanti provvedimenti per la difesa contro il terrorismo ma sta lasciando che crescano senza controllo i problemi causati da detenuti terroristi. Se il primo ministro si aspetta che gli stati sorveglino i detenuti con velleità terroristiche allora ci deve dare gli strumenti necessari a mantenere la comunità nella massima sicurezza”.

Un jammer per piccoli ambienti L’appello-denuncia del Ministro viene giustificato dallo stesso come una reazione alla diffusione di telefonini dalle dimensioni sempre più minute, che possono essere più facilmente nascosti e girare all’interno delle carceri senza che la polizia penitenziaria ne sia a conoscenza. Ciò può significare consentire un canale di comunicazione con l’esterno che potrebbe risolversi, secondo il Ministro australiano, in gravi conseguenze per il paese.

La proposta è dunque quella di installare tecnologie di jamming all’interno delle carceri di Victoria e del Nuovo Galles del Sud. “Spero – ha concluso Hatzistergos – che non si aspetti una qualche terribile tragedia prima che il Governo si svegli su questo punto”.

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Pubblicato il
22 feb 2005
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