Cinque anni al cyberdissidente cinese

Cinque anni al cyberdissidente cinese

Questa la condanna inflitta a Huang Qi, che aveva postato sul proprio sito notizie ritenute pericolose per l'integrità dello stato, come elenchi di persone scomparse o lo statuto del Partito democratico
Questa la condanna inflitta a Huang Qi, che aveva postato sul proprio sito notizie ritenute pericolose per l'integrità dello stato, come elenchi di persone scomparse o lo statuto del Partito democratico


Pechino – Cinque anni di carcere. Questa la condanna che il tribunale del popolo di Chongqing ha deciso di infliggere a Huanq Qi, arrestato nel 2000 con l’accusa di attività sovversive condotte via internet, uno dei primi a finire nel mirino della polizia del regime per quanto pubblicato in rete.

Huang Qi ha subito un lungo processo e dopo la condanna attendeva da tempo di conoscere la pena che, in realtà, avrebbe potuto essere ancora più pesante. Nei guai Huang si è messo a causa del suo sito , attraverso il quale si era dedicato alla pubblicazione di notizie sulle persone scomparse. Con il tempo, però, ha finito per parlare delle sparizioni di individui arrestati dalla polizia e mai più ricomparsi.

Questa attività lo ha portato ad esprimere con una certa vivacità le proprie opinioni in rete, accompagnandole con pubblicazioni proibite, come quella dello statuto del Partito Democratico cinese, movimento messo ufficialmente al bando dalle autorità di Pechino.

Ora proprio il suo sito dà notizia della condanna, quella che all’Agence France-Press il suo legale ha definito ingiusta. “A mio parere – ha dichiarato l’avvocato – non c’erano abbastanza prove per portare ad una condanna del genere”. Una dichiarazione forte che sembra indicare la strenua difesa del diritto di parola che tale avvocato deve aver messo in atto per conto del proprio cliente…

Va detto che si contano a decine, oggi, i cinesi che sono sotto processo per aver utilizzato internet “illegalmente”, nella maggioranza dei casi per aver diffuso via internet notizie illegali all’estero o aver espresso sui forum opinioni non “consone” ad un cittadino del regime comunista cinese.

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Pubblicato il
19 mag 2003
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