Roma – Da oggi c’è una nuova possibilità per i siti e i servizi internet interessati di dimostrarsi attenti verso la loro audience più giovane, i minori. Il Governo infatti, in un evento a cui hanno partecipato un po’ tutti, compresi i provider, ha varato Internet@minori , un Codice di Autoregolamentazione che ha lo scopo dichiarato di offrire maggiori tutele ai più piccoli navigatori italiani.
Il Codice Internet@minori potrà essere adottato su base volontaria da qualunque operatore internet, manutentore di siti o fornitore di servizi, che si impegna così a rispettarne le regole e i dettami. Dopo aver fatto domanda di adesione un comitato tecnico verificherà l’attività e, se ritenuta idonea e corrispondente ai requisiti richiesti, consentirà all’operatore di distinguersi tramite un bollino o strumento equivalente.
Accanto al logo sarà posta anche la dicitura “Aderente al Codice di autoregolamentazione”. Il tutto potrà essere mantenuto e reso visibile dal sito-servizio fino a quando non dovesse essere revocato.
A vigilare sul continuato rispetto del Codice da parte di chi vi aderisce, infatti, sarà un Comitato di Garanzia al quale prenderanno parte undici membri, alcuni dei quali provenienti dagli operatori di settore, dalle associazioni per la tutela dei minori e quattro di nomina governativa. Tutte le cariche del Comitato dovranno essere nominate ogni tre anni.
Qualora il Comitato riscontri che l’imbollinato aderente violi in qualche modo il Codice potrà allora provvedere a diverse forme di “sanzione”, che vanno dal richiamo formale alla censura fino alla revoca del bollino . Tutti i provvedimenti di revoca saranno pubblicati secondo procedure che dovranno essere determinate dal Comitato stesso.
Tra gli obblighi di spicco, in particolare per i provider che aderiscono al Codice, anche la necessità di conservare il numero IP dell’utente che si connette ad internet nell’ottica di una lotta più efficace alla pedopornografia in Internet. L’aderente si impegna anche a collaborare pienamente con le forze dell’ordine per consentire entro un massimo di tre giorni dalla richiesta l’identificazione di chi pubblica contenuti sulle macchine ospitate nel proprio network.
Il Codice (disponibile qui in pdf) è stato presentato ieri dal ministro all’Innovazione Lucio Stanca secondo cui “previene i potenziali rischi di distruzione di valore sociale che potrebbero derivare da un uso illecito o dannoso di queste tecnologie; mentre l?uso sicuro, o meglio consapevole, di Internet promuove l?inclusione delle categorie più deboli, come i ragazzi, e più svantaggiate, ossia i disabili, i meno giovani, chi vive in zone remote, chi ha un basso reddito, i disoccupati”.
I dati diffusi dal Ministro sono prodotti da Nielsen//NetRatings e affermano che nel terzo trimestre del 2003 1,7 milioni di minori italiani si è collegato ad internet, 548mila dei quali sotto i 12 anni, con un incremento dunque del 3 per cento rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. In più è aumentato anche il tempo che i più giovani passano collegati alla rete: in un mese nella fascia tra i 12 e i 18 anni si totalizzano fino a 11 ore e mezzo di connessione, contro le 8 e mezzo dello stesso periodo dell’anno precedente.
L’affollamento dei navigatori con i pantaloni corti è un fenomeno europeo, secondo Stanca, visto che lo scorso agosto in paesi come Gran Bretagna, Francia, Germania, Spagna, Olanda, Svezia e Svizzera sono stati più di 13 milioni i ragazzi sotto i 18 anni che si sono connessi alla rete, un aumento del 27 per cento rispetto a 2002. “E di essi – ha dichiarato Stanca – 4 milioni erano di età inferiore ai 12 anni”.
Di seguito qualche altra illuminante dichiarazione dei partecipanti all’evento di lancio e in terza pagina, invece, qualche dettaglio in più sul Codice.
Secondo Stanca il numero di minori in rete deve spingere a nuove misure di tutela . Una spintarella che, a suo dire, può essere data proprio dal Codice che, a suo dire, supera “il tradizionale generico concetto di autoregolamentazione, rimasto in passato spesso lettera morta, per introdurre la co-regolamentazione , in cui l?industria si impegna a darsi regole e ad adottarle, mentre un organismo di controllo pubblico vigila sul rispetto delle stesse regole in una sorta di autoregolamentazione regolata “.
Stanca ritiene che Internet abbia caratteristiche che, contrariamente a quanto succede sugli altri media, rendono più difficile per gli adulti esercitare un controllo responsabile sull’uso che ne viene fatto, sebbene anche sugli altri media vengano veicolati spesso “immagini o materiali non appropriati”. Il Ministro afferma che questa difficoltà di controllo sia dovuta a “fattori come l’anonimato e la grande facilità di accesso”. Controllare l’accesso alla televisione è, evidentemente, ritenuto un obiettivo molto più alla portata dei genitori italiani.
Gli ha fatto sponda anche il ministro delle Comunicazioni Maurizio Gasparri secondo cui “il Codice vuole essere, a tutti gli effetti uno strumento per consentire ai minori di utilizzare la Rete senza pericoli. Vuole guidarli nella navigazione e dare supporto alle famiglie nell?educazione dei più piccoli all?utilizzo di Internet. In questo modo, con la navigazione differenziata, vogliamo rendere la Rete a dimensione di bambino, per non escluderli dai benefici che derivano dall?uso di questa tecnologia”.
Paolo Nuti , presidente dell’Associazione italiana dei provider AIIP, ha invece dichiarato che “di questo Codice va evidenziata la responsabilizzazione di tutti i soggetti coinvolti e il continuo adattamento all?evoluzione della tecnologia. Questo è solo il primo passo di un percorso più lungo. Ricordiamo anche l?approvazione del Ddl avvenuta lo scorso 7 novembre. Codice e Legge sono su piani diversi, ma dalla sinergia potranno venire azioni efficaci”.
Durante la presentazione Stanca ha anche ricordato l’impegno del Governo nel “dare una mano” ai genitori i cui figli navigano in rete. A questo proposito ha sottolineato l’importanza di iniziative come quella che ha già coinvolto più di un milione di alunni delle prime due classi delle scuole primarie in “processi di apprendimento dell’uso dell’informatica e dell’inglese”. A tutto questo si aggiungono le guide e i filtri messi a disposizione sul portale Italia , le nuove norme contro il pedoporno e via dicendo.
Ma come funziona e cosa prevede il Codice di Autoregolamentazione che secondo Stanca sta suscitando interesse in tutta Europa? Di seguito i dettagli.
Gli obiettivi e le finalità del Codice sono descritti come segue:
a) aiutare gli adulti, i minori e le famiglie a un uso corretto e consapevole della rete telematica, tenendo conto delle esigenze del minore;
b) predisporre apposite tutele atte a prevenire il pericolo che il minore venga in contatto con contenuti illeciti o dannosi per la sua crescita;
c) offrire, nel rispetto della normativa nazionale ed internazionale, un accesso paritario e promuovere un accesso sicuro per il minore alle risorse di rete;
d) tutelare il diritto del minore alla riservatezza ed al corretto trattamento dei propri dati personali;
e) assicurare una collaborazione piena alle autorità competenti nella prevenzione, nel contrasto e nella repressione della criminalità informatica ed in particolare nella lotta contro lo sfruttamento della prostituzione, la pornografia ed il turismo sessuale in danno di minori, attuati tramite l’utilizzo della rete telematica.
Su tutto questo il Principio di co-regolamentazione che viene introdotto dal Governo con una importante premessa:
“Molti sostengono che il contenuto in Rete non debba essere sottoposto a nessuna forma di limitazione o controllo. Tuttavia, il pericolo più serio per il mantenimento della libertà di espressione sulla Rete e per il libero accesso ai contenuti è rappresentato proprio dalla difficoltà dei Governi di sviluppare nuove forme di regolamentazione adeguate ai nuovi media.
Si vorrebbe rispondere a fenomeni pur deprecabili con soluzioni autoritarie che hanno effetti negativi anche sull?uso legittimo della Rete limitando libertà di tutti.
In ambito Europeo sta emergendo una consenso sempre più favorevole nei confronti di modelli di auto-regolamentazione/co-regolamentazione in cui l?industria si impegna a darsi delle regole e ad adottarle, mentre un organismo di controllo pubblico vigila sul rispetto delle regole stesse in una sorta di auto-regolamentazione regolata .”
Secondo questo principio, dunque, la logica del Codice introduce meccanismi che sanzionano o premiano determinati comportamenti e che sono definiti dagli operatori che operano sul mercato. Ma è tutto così chiaro? Non sembrerebbe, a leggere quanto scritto in una nota diffusa ieri dal Ministero.
“Le istituzioni – scrive il Ministero – fissano una serie di regole e di obiettivi politici”.
Subito dopo sulla nota si legge: “Le istituzioni si limitano quindi a partecipare al controllo dell?effettivo risultato finale”. Un doppio ruolo delle istituzioni , dunque, che certo non sembra marginale.
Più sensatamente si riferisce anche che “rispetto a quello di auto-regolamentazione” il principio di co-regolamentazione è più evoluto “poiché implica una condivisione di responsabilità attraverso un accordo tra pubblico e privato”. “La co-regolamentazione – si legge nella nota – è così uno strumento più flessibile, più adattabile e più efficace delle norme soprattutto per quanto riguarda la protezione dei minori, problematica con implicazioni molto delicate che investono anche la morale soggettiva”.
Chi, dunque, deciderà in dettaglio gli strumenti in campo per attuare il Codice? “Le imprese – scrive il Ministero – e le parti interessate”.
“Naturalmente – conclude la nota – l?efficacia del modello regolatorio può e deve essere migliorata da una sempre più ampia diffusione di sistemi di classificazione dei contenuti tra gli ISPs e meccanismi di filtraggio che permettano agli utenti di esercitare un controllo diretto sui contenuti”.
Sull’argomento vedi anche:
Gandalf.it/ La strage degli innocenti
Svegliatevi genitori di webbimbi
LaRiforma/ La rete vive di censure