Roma – Gli utenti internet canadesi che passino le loro giornate a scaricare musica, film e altri materiali protetti da diritto d’autore ingolfando dischi rigidi e supporti da masterizzare lo possono fare a cuor leggero perché nel loro paese scaricare è legale. Questo è quanto emerso nelle scorse ore dalla dichiarazione di uno dei vertici della Copyright Board of Canada , l’ente governativo che si occupa della gestione dei diritti di proprietà intellettuale nel paese.
Alcune ambiguità della legge canadese, nel corso di un dibattito sulle royalty e le imposte, hanno fatto emergere la questione e secondo Claude Majeau, segretario generale della Board, scaricare è effettivamente legale. Questo accade perché, secondo l’interpretazione che il suo ufficio dà alla normativa canadese, non solo l’utente ha il diritto di copia ma non gli è richiesto di accertarsi se la fonte di quanto copia sia autorizzata o meno. Come a dire, quindi, che l’utente non è responsabile se sui propri computer o CD finiscono canzoni protette da diritto d’autore o film che escono nelle sale.
Dichiarazioni pesanti per le major, dunque, per quanto “ammorbidite” dal fatto che la stessa Board ha chiarito come invece si possa considerare illegale l’upload , cioè il porre su internet materiali protetti o condividere musica e film nelle piattaforme di peering. In questo caso, infatti, la “fonte della copia” è l’utente stesso che, quindi, si assume responsabilità dirette.
Ma questo non basta alle major che hanno immediatamente replicato alle dichiarazioni di Majeau. Secondo Richard Pfohl, consigliere generale della Canadian Recording Industry Association , quello che dice la Board del Copyright ha poca importanza. “A nostro parere – ha dichiarato Pfohl – scaricare è illegale secondo la legge canadese. A dire che è legale è la Copyright Board ma saranno i tribunali a decidere la questione”. E gli industriali americani della RIAA avevano già in passato criticato le leggi canadesi ritenendole non sufficientemente rigide.
E’ però senz’altro vero, e ciò viene fatto notare in queste ore da più parti, che gli utenti canadesi possono dormire sonni ben più tranquilli dei loro colleghi americani. In Canada, infatti, nonostante le pressioni dell’industria discografica, non è mai passato un DMCA o una EUCD , le severissime leggi sul copyright adottate negli Stati Uniti e nell’Unione Europea, Italia compresa.
Un approfondimento dedicato al tema da Cnet ricorda uno studio secondo cui lo sviluppo del tasso di adozione delle linee ad alta velocità da parte dei canadesi è più rapido che altrove. Su circa 31 milioni di abitanti, infatti, in Canada ci sono più di 4 milioni di utenti broad band e sono in forte crescita. Molti di questi sono evidentemente utenti dei sistemi di scambio sui network del peer-to-peer, una situazione che certo non va giù ai detentori dei diritti d’autore.
Ma proprio questi ultimi, invece, dovrebbero essere felici di una clamorosa decisione adottata proprio dalla Copyright Board canadese in materia di imposte sull’elettronica. Di seguito i dettagli. Con una scelta che era temuta da tanti e che è stata lungamente, ed inutilmente, contestata, l’Ufficio del Copyright canadese ha deciso di elevare le imposte sui supporti di masterizzazione e archiviazione dei file digitali al fine di recuperare maggiori denari da devolvere agli autori. Si è infatti consapevoli che l’uso di questi dispositivi rende più facile la copia di materiali protetti da diritto d’autore che girano tra mani diverse in vario modo senza che i detentori dei diritti ne ricevano un beneficio economico.
Similmente a quanto accade in Italia, anche in Canada la legge prevede che su certi sistemi di duplicazione e archiviazione, in particolare della musica, siano previste delle imposte che vadano a compensare gli autori. Questi dispositivi comprendono le musicassette e da qualche tempo anche i CD ma non contemplano né i DVD, che non sono considerati atti alla copia, né i dischi rigidi, supporti che non hanno una destinazione d’uso specifica per l’archiviazione di musica quanto, invece, per la gestione di dati di qualsiasi natura.
La Board, oltre a sottolineare che in futuro gli hard disk potrebbero comunque rientrare tra i supporti che richiedono una imposizione particolare, ha deciso di estendere le imposte ai player Mp3 , come quelli promossi da Apple (iPod) e gli altri device di questo tipo che da tempo stanno riscuotendo un grande interesse del mercato.
Il criterio di imposizione è in base ai gigabyte disponibili. Un player Mp3 capace di archiviare 10 gigabyte di musica costerà al consumatore finale 15 dollari canadesi in più, sopra i 25 gigabyte, invece, l’imposta salirà a quota 25 dollari.
Secondo gli osservatori, però, la scelta delle autorità canadesi, che ricorda da vicino quanto già è accaduto in Europa e in Italia , non solo rappresenta un problema non secondario per i produttori di hardware, che dovranno rivedere le proprie politiche di prezzo, ma potrebbe anche costituire solo il primo passo di una serie di imposizioni tributarie destinate a colpire pressoché qualsiasi media di registrazione e riproduzione digitale.