Roma – Continua a far parlare di sé il decreto noto come Grande Fratello , varato dal Governo prima di Natale e che, come si ricorderà, regolamenta in modo inedito la delicatissima questione della data retention , la conservazione dei dati.
Pochi giorni dopo il primo allarmato intervento sulla vicenda, i provider dell’associazione Assoprovider sono tornati a farsi sentire in una lettera inviata al presidente della Repubblica e alle alte cariche dello Stato. I provider, che lamentano di non aver potuto visionare il testo in assenza di una consultazione su questi temi, attaccano il provvedimento su due fronti.
Il primo è quello degli oneri . Quanto viene portato sulle spalle dei provider, affermano, può essere spiegato con un esempio: “Come se per decreto si decidesse che le Poste Italiane non accettassero più corrispondenza ordinaria, bensì tenessero registrato mittente, destinatario, data, ora, tipo di spedizione (lettera, pacco, ecc.) di qualunque tipo di spedizione in transito, con in più l’identificazione certa del mittente”.
Secondo Assoprovider, inoltre, il decreto è sostanzialmente inutile : “Chi ha un po’ di esperienza della rete Internet sa benissimo che attivare una casella di posta elettronica su server al di fuori del territorio italiano è una cosa assai semplice, senza contare che nel caso di organizzazioni terroristiche e/o di criminalità organizzata, la grande disponibilità di mezzi consente ancor di più queste virtualizzazioni logistiche “.
Il decreto, il cui testo è pubblicato da ICTLaw.net , rinvia ad ulteriori decreti ministeriali attuativi alcune questioni chiave, in particolare quelle relative al trattamento dei dati, sebbene rimanga poco chiaro chi si assumerà gli oneri della conservazione e come di tali dati potrà essere garantita inviolabilità, integrità e sicurezza.
Rimangono dunque tutte in piedi le forti perplessità espresse dal Garante per la privacy , che pure viene indicato dal decreto come autorità che è stata sentita per la stesura del testo: come si ricorderà il Garante ha dichiarato che la nuova normativa “può anche entrare in conflitto con le norme costituzionali sulla libertà e segretezza delle comunicazioni e sulla libertà di manifestazione del pensiero”.
Sebbene si stiano facendo sentire anche le voci di chi ritiene che le cose potrebbero andar peggio, perché ad essere registrati non sono i contenuti delle comunicazioni quanto invece i dati di traffico, va avanti la Petizione organizzata da QuintoStato.it per protestare nei confronti delle massime autorità dello Stato per il provvedimento governativo.