Bombay censura gli internet café

Bombay censura gli internet café

Clamorosa decisione quella della polizia della metropoli indiana che impone filtri anti-pornografia e altre inattese novità tanto ai gestori dei café quanto ai loro frequentatori. Provider indignati
Clamorosa decisione quella della polizia della metropoli indiana che impone filtri anti-pornografia e altre inattese novità tanto ai gestori dei café quanto ai loro frequentatori. Provider indignati


New Delhi (India) – La polizia di Bombay ha deciso un giro di vite sugli internet café, i locali che offrono accesso ad internet e che rappresentano per la maggioranza degli utenti indiani la via abituale per connettersi alla rete. Con una scelta che non ha precedenti nel paese, le autorità della metropoli indiana ora impongono ai gestori dei circa 3mila netcafé della città e ai loro utenti tutta una serie di novità, sgradite ai sostenitori della privacy e della libertà di espressione.

I café dovranno anzitutto dotarsi di filtri per impedire che una serie di contenuti ritenuti offensivi , come la pornografia, possano essere visualizzati dai clienti, senza peraltro alcun rimborso per tale installazione. Inoltre ciascun utente dovrà lasciare tutti i propri dati al café stesso, mostrando un documento valido di riconoscimento e indicando anche il proprio domicilio. I gestori dovranno poi conservare per almeno un anno i dati così raccolti che possono essere utilizzati, alla bisogna, per associare il nome dell’utente alle attività che ha condotto dalla postazione internet nel café.

Inoltre, i gestori dei café dovranno non solo pagare ora una inedita licenza annuale ma dovranno anche ottenere il via libera alle proprie attività da cinque diversi dipartimenti amministrativi, una situazione che secondo i più critici metterà il destino di molti café in mano ad amministratori spesso corrotti.

Le misure draconiane volute dai cybercops di Bombay sarebbero giustificate, secondo quanto dichiarato dai responsabili alle agenzie internazionali, dalla necessità di impedire che i netcafé siano utilizzati da cellule terroristiche per organizzarsi via internet.

Inutile dire che le scelte di Bombay hanno preoccupato i sostenitori della privacy. C’è chi si chiede come ci si potrà difendere da eventuali accuse fasulle basate su una errata associazione di dati e c’è chi ritiene che molti clienti non verranno più a collegarsi proprio perché non viene rispettata la loro privacy.

In una nota diffusa dall’ Associazione indiana dei provider si parla di un provvedimento maldestro temuto da lungo tempo, dovuto a timori esagerati e al fatto che i netcafé vengono visti come fonte di molti mali. “Sebbene attivare precauzioni sulla sicurezza informatica sia cosa buona e giusta – scrivono i provider – il sistema di licenze non offre garanzie. Invece ridurrà la diffusione dell’accesso ad Internet”.

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Pubblicato il
20 gen 2004
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