Roma – Per la prima volta dallo scorso settembre autorevoli scienziati tornano a parlare dell’impatto dell’uso del cellulare sulla barriera emato-encefalica, un impatto che secondo precedenti studi potrebbe portare ad un precoce invecchiamento del cervello e ad altre preoccupanti patologie. Ora un autorevole centro di ricerca svedese ha dichiarato che non ci sono prove che ciò avvenga davvero.
Come si ricorderà la clamorosa ricerca portata avanti presso l’Università svedese di Lund dal professor Leif Salford e dal suo team aveva messo in evidenza un aspetto della ricerca sui telefonini e la salute che è stato trascurato da molti precedenti studi, quello appunto relativo alla possibile influenza delle emissioni dei cellulari non direttamente sul cervello ma sul funzionamento della barriera.
Salford aveva sostenuto che era dimostrato come “impulsi di onde leggere aumentino in modo significativo il passaggio di albumina attraverso la barriera emato-encefalica. Ora abbiamo cercato di capire se un passaggio patologico di questo tipo possa avere a che fare con danni ai neuroni. Tre gruppi di 8 ratti ciascuno sono stati esposti per due ore a campi elettromagnetici di diversa entità generati da telefonini GSM. Abbiamo trovato, e presentiamo qui per la prima volta, prove significative di danni neurali nella corteccia, nell’ipotalamo e nei gangli dei cervelli dei ratti”.
A qualche mese di distanza, dunque, sulla questione sono intervenuti ancora ricercatori svedesi, questa volta dalla SSI , l’Autorità svedese che è sostenuta dal Governo e ha per scopo la protezione dell’ambiente e dei cittadini dall’esposizione a radiazioni di qualsiasi natura.
Secondo SSI, che ha lavorato in collaborazione con diversi laboratori di ricerca e analisi, le indagini fin qui condotte sulla possibilità che l’uso del telefonino provochi certe forme di tumore o danneggi la barriera emato-encefalica non sono sufficienti a stabilire che ci sia una diretta connessione.
Nel suo rapporto ( qui in formato PDF) SSI insiste sul fatto, dunque, che nessun allarmismo è giustificato ma ha anche sottolineato che su questo fronte ancora si è indagato poco e soprattutto per un periodo di tempo ancora relativamente troppo breve. Non si esclude, dunque, che un domani si possa arrivare a delle conclusioni oggi non raggiungibili in un senso o nell’altro.
“Per capire gli effetti dell’esposizione sul lungo periodo – si legge nella presentazione del rapporto – ci vogliono più ricerche ma anche l’analisi di un numero più ampio di patologie rispetto a quelle studiate fino a qui. Visto l’aumentare delle nuove tecnologie, è essenziale seguire ogni possibile impatto sulla salute fin dall’inizio, in particolare per il fatto che certi effetti possono essere individuati soltanto dopo lungo tempo, a causa del prolungato periodo di latenza di molte patologie croniche”.
Per arrivare ad una qualche certezza, SSI auspica una sempre maggiore collaborazione tra i centri di ricerca di tutto il mondo che devono analizzare i risultati, replicarli e armonizzarli al grande lavoro di studio che da anni sta portando avanti l’ Organizzazione mondiale della Sanità . Nel suo rapporto, SSI analizza molti dei risultati fin qui raggiunti da diversi studi, ricostruendo anche il lavoro di ricerca nazionale e internazionale.
Gli esperti di SSI hanno poi chiesto al governo di Stoccolma, ma evidentemente è un auspicio che può valere per tutti i paesi nei quali la telefonia mobile si è diffusa capillarmente, di lanciare una imponente campagna di sensibilizzazione verso il pubblico, in modo da togliere di mezzo facili allarmismi ma anche informare su un uso consapevole del telefono cellulare e sui modi migliori per proteggersi. All’industria si chiede, per il momento, di spingere moltissimo sulla diffusione di auricolari e delle altre tecnologie che consentono di usare il telefonino senza avvicinarlo al cervello.
Intanto, proprio ieri in Francia la AFSSE , l’agenzia dedicata alla protezione della salute pubblica, ha dichiarato di mantenere la sua posizione di ragionevole dubbio sulla sicurezza della telefonia mobile. AFSEE, che nel 2003 ha pubblicato uno studio rasserenante sulla situazione, ha ora dichiarato che “è bene chiarire che le conferme arrivate da tre rapporti di esperti francesi secondo cui non ci sono rischi nell’uso del telefono mobile non sono congruenti alla realtà. In questi rapporti l’ipotesi del ragionevole dubbio rimane valida”. Anche AFSEE suggerisce una intelligente cautela nell’uso del telefonino.