San Diego (USA) – Oracle ha svelato un piano per migrare buona parte della propria infrastruttura informatica verso Linux e altri software open source. L’azienda ha affermato di voler spronare alcuni fra i suoi più importanti clienti a fare altrettanto.
Oracle ha confermato di aver già portato su Linux tutti i propri application server e più dell’80% dei server su cui girano i propri database interni. Entro i prossimi due anni il colosso conta di completare la migrazione a Linux anche di tutto il proprio parco di computer desktop. Un impegno, quest’ultimo, che di recente si sono assunti anche IBM e Sun.
Durante la conferenza Oracle Apps World, tenutasi la scorsa settimana a San Diego, il CEO di Oracle, Larry Ellison, ha poi affermato che “Linux fornisce significativi vantaggi prestazionali rispetto a Microsoft Windows”, aggiungendo poi che, accanto al fattore prezzo, c’è poi da tenere in considerazione la più elevata affidabilità del Pinguino. Parole, naturalmente, dette da uno storico avversario di Microsoft.
“Entro i prossimi 12 mesi – ha dichiarato Ellison – avremo migrato il nostro intero back-end verso Linux”.
Oracle afferma di far girare Linux su economiche batterie di server basate su chip di Intel: questo, secondo il suo boss, le avrebbe già permesso di risparmiare “centinaia di migliaia di dollari” rispetto all’acquisto di server basati su architetture SMP proprietarie.
Dal 2002, quando fu varata l’iniziativa Unbreakable Linux , Oracle spinge molto su Linux come piattaforma enterprise e, più di recente, anche come alternativa desktop a Windows sui client aziendali. Il colosso sta già collaborando da tempo con alcuni fra i maggiori distributori Linux per fornire insieme servizi di supporto tecnico e consulenza. Proprio la scorsa estate Oracle ha poi varato una divisione autonoma con il compito di sviluppare e promuovere applicazioni open source che girano su Linux.