Washington (USA) – Non si ferma la campagna dei discografici americani della RIAA contro gli utenti del peer-to-peer. L’associazione industriale ha infatti confermato di aver sporto formalmente denuncia contro 531 utenti .
Stando a quanto dichiarato dalla RIAA, i propri software di esplorazione dei network di file sharing hanno individuato i numeri IP degli utenti che sarebbero in questo caso tutti riconducibili a residenti di quattro grandi città americane: Orlando, Philadelphia, Trenton, Atlanta.
Al contrario di quanto accaduto in passato, le major non possono chiedere ai provider che forniscono quegli IP i nomi degli utenti perché, come si ricorderà, un tribunale ha stabilito che una richiesta di questo genere deve provenire direttamente dalla magistratura. Questo è il motivo per cui, anziché contattare i singoli utenti offrendo loro la possibilità di un accordo extra processuale, RIAA ha ora scelto di ricorrere direttamente alla denuncia.
L’operazione della RIAA ricorda da vicino quanto già avvenuto in gennaio, quando un numero pressoché identico di utenti, 532 persone, furono denunciate per le medesime attività .
“Stiamo mandando un chiaro segnale – ha affermato il presidente RIAA, Cary Sherman – per far capire come scaricare o condividere musica sui network peer-to-peer senza autorizzazione è illegale, può portare a delle conseguenze e colpisce il futuro creativo della musica stessa”.
Le tesi delle major, dunque, rimangono quelle di sempre sebbene si supponga che gli IP rilevati siano collegati ad utenti che condividevano quantità notevoli di file musicali. La strategia della RIAA non mira, evidentemente, a scovare tutti gli utenti dei network, una impresa che sarebbe pressoché impossibile visto l’alto numero di frequentatori di queste reti, quanto invece di indurre chi condivide a smettere di farlo per timore di conseguenze giudiziarie.
Quando le major avranno i nomi degli utenti è prevedibile che li vorranno contattare per offrire loro delle transazioni che possano chiudere la vicenda personale di ciascuno anziché proseguire con un procedimento amministrativo nei loro confronti. Fin qui le major hanno fatto sapere di aver chiuso la stragrande maggioranza dei casi aperti dallo scorso settembre ad oggi con transazioni nell’ordine medio dei 3mila dollari .