Roma – Negli scorsi giorni Sun ha deciso abbandonare la propria Sun Industry Standards Source License ( SISSL ), una delle due licenze che fino ad oggi accompagnava il codice di OpenOffice.
Il colosso californiano ha giustificato la propria mossa con la volontà di recepire le recenti raccomandazioni dell’Open Source Initiative ( OSI ) per ridurre il numero di licenze open source in circolazione e, nel contempo, semplificare il licensing di OpenOffice.
D’ora in avanti, il codice della famosa suite per l’ufficio free, incluso quello dell’imminente release 2.0, sarà disponibile esclusivamente sotto la licenza GNU LGPL della Free Software Foundation ( qui . In precedenza tutti i progetti che gravitavano attorno alla comunità OpenOffice.org utilizzavano un modello a doppia licenza SISSL/LGPL.
L’OpenOffice.org Community Council (OOCC) ha spiegato che per gli utenti non cambia nulla.
“OpenOffice – recita un comunicato – continua ad essere libero e gratuito sia per chi lo usa, sia per chi lo distribuisce e sia per chi lo vende, e questo anche in ambienti commerciali e governativi”.
La conseguenza più rilevante dell’addio alla SISSL è che d’ora in poi ogni aggiunta o modifica al codice di OpenOffice dovrà essere resa pubblica: un obbligo non previsto dalla defunta licenza di Sun.
La decisione di Sun arriva a pochi mesi di distanza dalla cancellazione, da parte di Intel, della propria licenza open source. La proliferazione delle licenze di questo tipo è considerato dall’OSI e da diversi rappresentati dell’industria e della comunità open source un problema piuttosto serio, capace di confondere gli utenti e ostacolare la condivisione e il riutilizzo del codice.