Guerra di prezzi tra VoIP e fisso

Guerra di prezzi tra VoIP e fisso

Si entra in una nuova fase. Inaugurata da tariffe in picchiata a tutto campo. VoIP e rete fissa tradizionale, non fa differenza. Tele2 lancia una flat all'osso e Parla.it annuncia: il Ministero ci ha equiparato a operatori classici (PATS)
Si entra in una nuova fase. Inaugurata da tariffe in picchiata a tutto campo. VoIP e rete fissa tradizionale, non fa differenza. Tele2 lancia una flat all'osso e Parla.it annuncia: il Ministero ci ha equiparato a operatori classici (PATS)


Roma. La barricata cede, le truppe da una parte e dall’altra si lanciano allo scontro: VoIP e rete fissa tradizionale hanno inaugurato una guerra di prezzi senza quartiere. Per gli utenti, ne può venire una possibilità di risparmio: in prospettiva, si prevede che tra un anno sarà cosa comune fare chiamate illimitate a fronte di un canone di 5-6 euro al mese.

Alfieri di questa nuova guerra sono Telecom Italia , Tele2 e Parla.it ; ma i motori sono caldi anche in casa di Wind e di altri provider VoIP.

“Siamo entrati nella seconda fase della guerra dei prezzi su rete fissa”, dice a Punto Informatico Andrea Filippetti, amministratore delegato di Tele2. “Ora facciamo concorrenza a Telecom come al VoIP senza distinzioni”. Un esempio è l’offerta di Tele2 annunciata ieri: Tele2 Senza Pensieri. Già in vigore, in un canone di 13,90 euro al mese include illimitate chiamate nazionali su rete fissa.
Integra inoltre una tariffa unificata per le chiamate verso i cellulari: 20,80 centesimi al minuto, con scatto di 15 centesimi. Si noti che è la prima flat voce di Tele2 in Italia, segno dei tempi e degli equilibri di mercato che cambiano. “Rispondiamo così alla nuova flat di Telecom Italia, Teleconomy No Problem”, dice Filippetti, “la quale costa 15 euro al mese e include solo le chiamate verso Telecom, non quelle a Wind o a Fastweb”.

Ma i 13,90 euro di Tele2 sembrano ritagliati anche per competere con una delle flat VoIP più economiche sul mercato al momento, Chiama l’Italia di Parla.it (13,89 euro al mese): ulteriore prova di quanto i due mondi sono ormai convergenti. “Per fare questa flat- continua Filippetti- sfruttiamo la normale tariffa di interconnessione Telecom, cioè paghiamo a consumo i minuti di chiamata fatti dai nostri utenti”. Sul tema c’è una polemica in corso: “in realtà avremmo diritto a un’offerta flat voce all’ingrosso, poiché Telecom ha una flat voce al dettaglio. Secondo le regole, dovrebbe permetterci di replicarla. Purtroppo al momento non c’è un corrispondente all’ingrosso. Spetta all’Authority TLC intervenire e obbligare Telecom a rimediare, ma chissà quando lo farà”. È un problema: “Non potevamo permetterci di attendere oltre e rischiare di perdere utenti. Per questo motivo abbiamo pubblicato subito un’offerta flat competitiva, anche a rischio di rimetterci nel breve periodo”. In prospettiva, “lanceremo una flat dual play, voce e ADSL a un prezzo forfaittario”.

Il tema della flat è molto caldo in questi giorni: anche Wind sta sgomitando per inseguire le mosse dei concorrenti. Ha lanciato nei giorni scorsi Happy No Limit, un’offerta che costa 19,95 euro al mese per chi si abbona entro l’anno. Per chi lo fa dopo il 31 dicembre, il prezzo è 24,95 euro al mese.


Dall’altra parte della barricata, che ormai è andata in frantumi, c’è il mondo del VoIP, con Parla.it in prima fila nella guerra dei prezzi: “noi abbiamo già la flat più economica, Chiama l’Italia Basic, che costa 5,89 euro al mese”, dice a Punto Informatico Enrico Noseda, direttore marketing di Parla.it. A differenza della normale Chiama l’Italia (citata in precedenza), non permette alcun contatto telefonico con il call center, ma solo via Internet. Avere un call center telefonico costa all’utente, insomma, otto euro in più al mese. Ai canoni di Chiama l’Italia e Chiama l’Italia Basic vanno aggiunti 4 euro al mese di canone obbligatorio per il noleggio del Vbox, un router ADSL con adattatore VoIP integrato, cui collegare normali telefoni analogici.

La pressione sulle tariffe è avvertita anche da un operatore come NGI, tra i primi a lanciare un servizio VoIP evoluto in Italia: Squillo. In ottobre ha ridotto il prezzo della propria flat, che costa adesso 194,40 euro all’anno e include 1.000 minuti di chiamate al mese su rete fissa nazionale. Ha poi ritoccato i prezzi al consumo, togliendo lo scatto alla risposta e aumentando i costi al minuto; ha lanciato inoltre una flat serale, che ha pochi analoghi nei listini della concorrenza: 115,20 euro all’anno, per illimitate chiamate dalle 18.30 alle 8 (feriali), dalle 13 alle 8 (sabato) e l’intera domenica.

Un altro esempio di guerra dei prezzi è il neonato servizio Skypho , di Eutelia. “La mia previsione”, dice Luca Spada, amministratore delegato di NGI , “è che tra un anno tutti avremo flat VoIP a 5-6 euro al mese”. I prezzi scenderanno non solo a causa della concorrenza, ma anche perché “aumentando il numero di utenti, miglioreranno le efficienze e le economie di scala”.

Non è però soltanto sul fronte dei prezzi che i due mondi, rete fissa tradizionale e VoIP, entrano in contatto e si fondono. Da una parte, gli operatori tradizionali (Telecom Italia in testa) introducono in modo sempre più massiccio elementi VoIP nel proprio backbone di rete fissa e spingono su tariffe dual-play (ADSL e VoIP; presto, anche la Tv). Dall’altra, gli operatori VoIP puntano a essere equiparati a quelli tradizionali.

Anche in questo caso, spicca Parla.it: il 14 ottobre è stato riconosciuto dal Ministero delle Comunicazioni come operatore PATS (Publicly Available Telephone Service), alla stregua di Telecom Italia, Wind o Tele2. È forse il primo operatore VoIP PATS in Italia. Può dare agli utenti i propri numeri di telefono, senza doverli comprare da operatori tradizionali (come faceva prima e come fanno tuttora gli altri provider VoIP). Il Ministero ha infatti assegnato a Parla.it uno specifico arco di numerazione. Deve sottostare inoltre alle regole applicate ai PATS: garanzia di continuità del servizio, accesso ai numeri di emergenza, portabilità del numero. Gli utenti che abbandonano Parla.it possono conservare il proprio numero; il che non è ancora possibile, invece, con i numeri di Alice Mia, di Fastweb e di altri provider VoIP. “Entro Natale, per certo, abiliteremo le chiamate di emergenza”, spiega Noseda.

Le regole PATS obbligano inoltre ad assegnare numeri che abbiano il prefisso della città di residenza dell’utente. Non è possibile insomma scegliere il prefisso, come invece permesso da altri operatori. All’utente romano sarà assegnato in automatico, dopo la registrazione a Parla.it, un numero 06. Il numero di Parla.it è però associato al Vbox, non a una linea fisica: questa differenza permane rispetto alla telefonia tradizionale. L’utente romano può quindi usare il numero 06 con ADSL attivate in altre città (a casa della propria ragazza di Milano, per esempio), portandosi appresso il Vbox. “Noi invece”, dice Spada, “siamo in contesa con il Ministero per avere questo diritto a offrire le nostre numerazioni direttamente agli utenti. Ce l’ha negato, ma abbiamo vinto il ricorso al TAR, e ora aspettiamo che un commissario designato dal tribunale imponga al Ministero di ottemperare”.

A vari provider VoIP sta a cuore, insomma, fare il passo per ridurre le distanze che ancora li dividono dagli operatori di rete fissa tradizionale. Il punto è che “se il Ministero ci assegna un nostro arco di numerazione, potremo risparmiare sui numeri dati agli utenti e quindi abbassare le tariffe”, dice Spada. Parla.it conferma: “probabilmente abbasseremo le tariffe internazionali, grazie ai risparmi ottenuti dall’essere diventati PATS”, dice Noseda.

È un altro fronte caldo: Telecom ha annunciato che entro novembre arriverà Teleconomy Internazionale. Dieci euro al mese per illimitate chiamate di rete fissa verso Nord America ed Europa (eccetto l’Italia). L’attacco al VoIP esce dai confini delle chiamate nazionali, quindi, e si estende alle internazionali, da sempre considerato il terreno privilegiato della telefonia via Internet.

È davvero una guerra senza quartiere. “Noi abbiamo una flat a 23,89 euro al mese, che include illimitate chiamate in Italia e in Europa. È già competitiva, ma la ritoccheremo”, dice Noseda. Teleconomy Internazionale ha il vantaggio di includere nella flat anche le chiamate al Nord America, ma non è compatibile con le altre flat voce di Telecom. “In realtà”, ribatte Spada, “le chiamate in Europa e in Nord America costano poco a consumo e sono rare; quindi una flat in questo caso ha poco senso. Ne avrebbe di più una flat per le chiamate in Africa, per le quali c’è il business del mercato etnico. I prezzi sono però tenuti forzosamente alti per lucrare sugli immigrati”.

Il fronte delle chiamate ai cellulari, invece, si scalderà presto: Telecom ha già annunciato le prime tariffe convergenti fisso-mobile , frutto dell’integrazione del proprio backbone con la rete mobile di TIM. Già Tele2 protesta, accusando queste tariffe di non essere replicabili. Al momento, il prezzo migliore per chiamare i cellulari è di Parla.it, 17,90 cent al minuto, senza scatto alla risposta.

Sembra che, in prospettiva, la sfida tra telefonia fissa e VoIP si tradurrà sempre più in una guerra tra operatori, invece che tra servizi, man mano che le differenze tra i due mondi decadranno. Con un differenziale che permane, però: il canone della linea base.


È necessario pagare quello di Telecom, 14,57 euro al mese, anche per accedere alle offerte di Tele2. Fa eccezione l’offerta di Wind, per gli utenti coperti da unbundling: il canone di Happy No Limit non richiede costi fissi aggiuntivi. È probabile che anche Tele2 prenderà questa strada; già ha promesso che entro fine anno attiverà il proprio network in unbundling, in alcune città d’Italia. Gli utenti VoIP di quasi tutti gli operatori italiani possono già attivare il servizio anche in assenza di una linea voce Telecom, risparmiando così sul canone base.

Ciò considerato, le flat voce di Telecom o di Tele2 appaiono meno competitive al confronto con quelle VoIP, per gli utenti disposti a liberarsi della linea tradizionale. Tele2 Senza Pensieri comporta costi fissi di 13,90 + 14,57 euro al mese, contro i 5,89 + 4 euro al mese di Chiama l’Italia Basic. Quasi il triplo. In cambio però bisogna accettare l’alea di abbandonare la rete fissa tradizionale.

“Certo, la rete tradizionale dà ancora maggiori garanzie”, riconosce Spada, “poiché ogni tanto la linea ADSL viene a mancare, a causa di disservizi”. È più raro che accada con la rete tradizionale e in ogni caso Telecom è obbligata a intervenire in tempi rapidi per ripristinarla. Sul terreno delle garanzie e della continuità di servizio, il VoIP deve ancora ultimare quel cammino che lo porterà a essere in tutto e per tutto equiparabile alla linea normale. Più che un problema tecnologico, però, è di natura regolamentare. Mancano regole comuni che spingano gli operatori a migliorare l’uptime delle ADSL. L’AIIP (l’associazione dei principali provider ADSL) dice che ci sta lavorando e che si potranno vedere i primi frutti nei prossimi mesi.

Deve migliorare l’affidabilità dell’ADSL perché il VoIP sia del tutto equiparabile alla linea Telecom. Già ora, una quota notevole di utenti ha fatto il passo decisivo: il 50 per cento dei clienti Parla.it non ha una linea voce Telecom.

Per il resto, la qualità delle telefonate è già ottimale e quindi il VoIP regge senza problemi il confronto. Un sondaggio di Parla.it, su mille utenti, riporta che per il 70 per cento di loro la qualità della voce VoIP è paragonabile a quella su rete Telecom. È peggiore, per il 20 per cento. Per il 10 per cento è migliore. “A noi risulta che sia un poco peggiore”, dice Andrea Filippetti; “inoltre l’installazione del servizio VoIP non è facile, ancora, come quello di un telefono normale. Lo stiamo sperimentando in alcuni Paesi, tra cui la Francia. Nel secondo o terzo trimestre 2006 valuteremo se lanciare il VoIP in Italia e altrove”. “Installare il servizio”, ribatte Noseda, “è facile quanto usare l’ADSL. È per molti, ma non per tutti”. Abilitare il VoIP in tutte le stanze della casa, se si hanno molteplici prese del telefono, richiede un piccolo lavoro iniziale.

Il metodo più facile e comodo è usare i cordless: “così faccio io a casa”, dice Spada. All’adattatore o al router VoIP va collegata una base di un cordless, sulla quale è possibile registrare i vari telefoni cordless presenti a casa. Ognuno sarà messo a riposare in una stanza, dove avrà il proprio carica batteria; ma tutti saranno adattati al VoIP grazie a quella base comune.

Alessandro Longo

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Pubblicato il
4 nov 2005
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