Regno Unito, le disconnessioni costano troppo

Regno Unito, le disconnessioni costano troppo

I provider lamentano l'insensatezza di misure che verrebbero a costare molto più dei presunti danni da pirateria lamentati dall'industria. Mentre Elton John invoca disperatamente aiuto
I provider lamentano l'insensatezza di misure che verrebbero a costare molto più dei presunti danni da pirateria lamentati dall'industria. Mentre Elton John invoca disperatamente aiuto

Il governo le appoggia con convinzione , tanti protagonisti del mondo musicale britannico un po’ meno : le disconnessioni forzate in salsa inglese, versione britannica della tristemente dottrina Sarkozy approvata ora in Francia , continuano ad animare il dibattito tra chi vorrebbe la persecuzione senza sconti di ogni singolo downloader e chi invece in una simile pratica non ci vede proprio nulla di buono .

Anche Elton John, cantante e baronetto, scrive lettere accorate ai ministeri invocando la necessità di tenere sotto stretto controllo la proliferazione dei download illegali, pena a suo dire la fine della musica e la morte per inedia dei tanti giovani artisti bisognosi di un po’ di album musicali stampati e impacchettati grazie alle major del disco. Ma se Sir Elton John lancia l’allarme, a non essere esattamente entusiasti delle misure anti-pirateria sono gli ISP e in particolare British Telecom , che per bocca del responsabile della divisione consumer John Petter smonta le disconnessioni là dove fa più male , chiamando in causa il portafogli di tutti i protagonisti coinvolti.

Petter fa due conti sulla volontà censoria di Elton John e rivela che, tutto considerato, perseguire i “pirati” del P2P costerebbe enormemente più dei presunti danni che l’industria sostiene di subire dalla pratica del download a scrocco. Secondo BT, che di suo già lamenta margini di guadagno limitati e che assieme agli altri ISP sarebbe costretta ad accollarsi una parte dei costi delle misure anti-P2P, perseguire gli utenti costerebbe 1 milione di sterline al giorno , per un totale di 365 milioni all’anno.

A titolo di confronto, l’industria fonografica britannica arriva a calcolare in 200 milioni le perdite per il business musicale a causa della pirateria digitale, dando per scontata l’equazione 1 download = 1 vendita persa . Cifre “senza senso” per lamentazioni “melodrammatiche”, dice Petter, secondo la cui opinione le leggi per la lotta al file sharing non autorizzato sono già pronte all’uso nella legislazione britannica. L’industria dei contenuti, sottolinea, non vorrebbe farne uso per evitare di perderci la faccia, dopo i contraccolpi già subiti in questi anni.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
23 set 2009
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