RIAA: il giudice affondi LimeWire

RIAA: il giudice affondi LimeWire

Per la lobby dei discografici statunitensi le operazioni della società che sta dietro a uno dei più popolare client per file sharing deve chiudere i battenti. Subito. Per evitare ulteriori danni al mercato
Per la lobby dei discografici statunitensi le operazioni della società che sta dietro a uno dei più popolare client per file sharing deve chiudere i battenti. Subito. Per evitare ulteriori danni al mercato

Non è bastata alla RIAA la sentenza con cui la corte di New York aveva fatto a fette LimeWire . I rappresentati della Record Inustry Association of America hanno inviato una richiesta formale al giudice che si era occupato del caso, chiedendo di far cessare immediatamente ogni attività connessa alla società che ha prodotto uno dei più popolare sofware di condivisione (P2P) attualmente in uso.

Il motivo addotto dagli industriali è quello di prevenire ulteriori danni economici al settore: “È ovvio – hanno scritto gli avvocati della RIAA – che le operazioni di LimeWire debbano cessare subito, dal momento che la stessa è stata giudicata colpevole di indurre i propri utenti alla violazione di copyright”. La dichiarazione si conclude con la promessa di reiterare la richiesta giorno per giorno, fino a quando non verrà emessa l’ordinanza definitiva.

In questi giorni il giudice federale dovrebbe quantificare la multa da infliggere a Mark Gorton, founder di LimeWire, che potrebbe ammontare a 450 milioni di dollari qualora si decida per il massimo della pena: “Ci stiamo preparando per affrontare ogni possibile scenario – ha spiegato un portavoce di LimeWire – rimanendo però concentrati sul futuro”.

Nel caso in cui il giudice decida di accogliere la richiesta della RIAA, i responsabili di LimeWire entro due settimane dovrebbero fornire prove sulla cessazione delle attività di distribuzione e promozione e sottolineare le azioni intraprese per fermare “l’ondata di infrazioni”. Inoltre dovrebbero presentare un dettagliato resoconto sui brani musicali inclusi nella Top 200 di Billboard Magazine ancora disponibili per il download illegale.

Giorgio Pontico

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Pubblicato il
7 giu 2010
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