Rifiuti hi-tech, il Belpaese inizia a riciclare?

Rifiuti hi-tech, il Belpaese inizia a riciclare?

Risultati incoraggianti per l'iniziativa ecologica di CDC, gigante nostrano dell'informatica di consumo: in poco più di un anno, ben 60 tonnellate di rifiuti tecnologici sono stati recuperati e smaltiti
Risultati incoraggianti per l'iniziativa ecologica di CDC, gigante nostrano dell'informatica di consumo: in poco più di un anno, ben 60 tonnellate di rifiuti tecnologici sono stati recuperati e smaltiti


Pisa – Per ridurre l’ impatto ambientale dei rifiuti ad alta tecnologia , grande problema spesso sottovalutato, l’appoggio dell’industria informatica è fondamentale. Le direttive europee sullo smaltimento dei rifiuti elettronici, senza un partner nel mondo aziendale, sono infatti destinate a rimanere lettera morta.

In Italia, il gruppo CDC , proprietario del marchio Computer Discount e membro del consorzio Ecoqual’IT , sta velocemente affermandosi come il punto di riferimento cercato dall’Unione Europea nel recupero della ferraglia tecnologica .

Aiutato da una capillare presenza sul territorio nazionale, il leader nel settore della vendita al dettaglio di prodotti hi-tech è riuscito a recuperare oltre sessanta tonnellate di rifiuti altrimenti destinati alla raccolta non differenziata. Ferraglia , ma non solo: l’insieme di prodotti informatici ormai esauriti e gestiti dall’iniziativa “Ecodigitale” di CDC, quantificato in circa 22.300 unità differenti , è costituito da cartucce, toner e circuiti integrati d’ogni tipo.

“Da quando abbiamo lanciato la nostra iniziativa nel luglio del 2004”, fa sapere il responsabile Flavio Catelani, “contribuiamo a diffondere il valore della responsabilità sociale nella raccolta di prodotti informatici a fine vita”. Un’attività che fa bene all’ambiente, ma anche alle tasche dei consumatori e dei rivenditori: il 54% dei toner e delle cartucce recuperate, ad esempio, vengono rigenerati e rivenduti.

“Aumentiamo la soddisfazione dei nostri clienti grazie ad un servizio a valore aggiunto, unico nel suo genere”, specifica Catelani. La raccolta dei rifiuti avviene direttamente nei negozi della catena Computer Discount, dove i tecnici valutano, caso per caso, la possibilità di “ringiovanire” o smaltire in maniera sostenibile i materiali recuperati.

Ma CDC non è la sola azienda impegnata nella riduzione dei danni provocati dei rifiuti tecnologici, un dovere che richiede il coinvolgimento in prima persona d’istituzioni, produttori e consumatori. In Italia, per il momento, ben 17 pesi massimi del settore ITC stanno collaborando per realizzare un sistema collettivo di gestione rifiuti : marchi come Canon , Toshiba , Epson e Lexmark .

Questo perché, come ricordano i membri di Legambiente , la direttiva europea per il recupero dei rottami hi-tech prevede che i produttori si accollino i costi dell’intero processo di raccolta, smaltimento ed eventuale riciclaggio dei prodotti esauriti.

Tommaso Lombardi

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Pubblicato il
21 feb 2006
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