Samsung fa crescere il grafene

Samsung fa crescere il grafene

L'azienda sudcoreana annuncia di aver sviluppato una tecnica per produrre fogli di carbonio molecolare su vasta scala. Ma non fissa alcuna data per la commercializzazione dei prodotti derivati
L'azienda sudcoreana annuncia di aver sviluppato una tecnica per produrre fogli di carbonio molecolare su vasta scala. Ma non fissa alcuna data per la commercializzazione dei prodotti derivati

Tra i molti attualmente al lavoro per tramutare le promesse del grafene in solide realtà tecnologiche e commerciali, Samsung è ora uscita allo scoperto annunciando di aver fatto notevoli passi avanti in tal senso. Manca poco alla commercializzazione del grafene, anche se una data concreta continua a latitare.

La corporation sudcoreana (divisione Advanced Institute of Technology , o SAIT) dice di aver sviluppato un metodo di produzione innovativo in partnership con la Sungkyunkwan University, metodo grazie al quale sarebbe possibile “sintetizzare grandi aree di grafene in un singolo cristallo su un semiconduttore”. Il substrato molecolare di grafene viene fatto “crescere” su uno di germanio, permettendo la creazione di un foglio di dimensioni ampie (relativamente alla creazione di circuiti elettronici) e omogeneo: i legami tra germanio e carbonio sono piuttosto deboli, quindi è possibile “staccare” il grafene dal substrato e riutilizzare quest’ultimo per ulteriori cicli di produzione.

Il cristallo di grafene “mantiene le sue proprietà elettriche e meccaniche” uniche al mondo, spiega ancora la press release di Samsung , mentre è possibile adottare il nuovo metodo produttivo per sintetizzare cristalli di grafene lavorando sugli attuali wafer semiconduttori. I risultati della ricerca sono anche stati pubblicati su Science , una delle più prestigiose riviste scientifiche in circolazione.

Il risultato della nuova tecnica sarebbe l’arrivo, in un futuro non meglio precisato ma sempre più vicino, di smartphone flessibili, gadget elettronici indossabili e dispositivi elettronici di “prossima generazione”. Ma nessuno si sbilancia ancora a fissare una scadenza.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
7 apr 2014
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