Sasser, l'untore se la cava

Sasser, l'untore se la cava

Il tribunale concede tutte le attenuanti al giovane programmatore, oggi impiegato in una società di sicurezza, che ha ammesso di aver creato worm al fine di procurare più danni possibili
Il tribunale concede tutte le attenuanti al giovane programmatore, oggi impiegato in una società di sicurezza, che ha ammesso di aver creato worm al fine di procurare più danni possibili


Berlino – Un anno e nove mesi di carcere. Questa la sentenza piombata sul 19enne Sven Jaschan che, però, in galera non andrà , in quanto l’esecuzione della pena è stata sospesa grazie all’accoglimento di una lunga serie di attenuanti da parte del tribunale tedesco che lo ha giudicato.

17enne all’epoca della creazione di Sasser , uno dei worm più invasivi degli ultimi anni, Jaschan è stato accusato dai magistrati non solo di aver realizzato il worm ma anche di aver continuato a perfezionarlo , in una sorta di gara tesa a creare il massimo danno nel minor tempo possibile.

Jaschan, giudicato da un Tribunale dei Minori perché minorenne all’epoca dei fatti, ha ammesso la propria colpevolezza dinanzi a tutti i capi di imputazione e, in particolare, all’accusa di sabotaggio informatico , manipolazione di dati ed interferenza con i pubblici servizi (Sasser, tra i molti, ha colpito anche i network di società postali, creditizie e finanziarie).

Secondo la Corte, Jaschan viveva una situazione sociale assai difficile e, emarginato a scuola, avrebbe utilizzato le proprie capacità informatiche per cercare una forma di riconoscimento, per emergere e gratificare la propria personalità disturbata. “Era in competizione con altri – ha dichiarato la Corte – e ha causato un danno immenso, incalcolabile”. Non solo, una volta arrestato, Jaschan ha confessato le proprie colpe dimostrando di voler collaborare con le autorità.

Jaschan, da tempo assunto da una società di sicurezza proprio per questo finita le mirino delle polemiche , era stato identificato grazie ad informazioni che un suo conoscente aveva passato a Microsoft . Come noto il big di Redmond da tempo offre un compenso di 250mila dollari a chi è in grado di fornire informazioni utili all’identificazione dei virus writer .

A mitigare la sentenza anche il fatto che il tribunale ha riconosciuto come Jaschan non abbia agito a scopo di lucro e non abbia cercato vantaggi per sé dall’operazione se non, appunto, un “riconoscimento sociale” fino a quel momento negato. Oggi Jaschan viene giudicato un giovane a modo, con relazioni stabili, che è stato capace di completare correttamente il proprio ciclo di studi. Jaschan potrà ora tornare al suo lavoro di programmatore di sistemi di protezione e sicurezza.

“Siamo felici – ha dichiarato un alto funzionario Microsoft – che l’autore del worm Sasser abbia ammesso la propria responsabilità per i danni che ha causato e che sia stato condannato per questo”.

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Pubblicato il
11 lug 2005
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