Second Life travolto dai pirati?

Second Life travolto dai pirati?

Il metamondo è in subbuglio: è in vendita un'applicazione che permette di replicare ogni oggetto di Second Life. Scioperano i venditori di avatar, ma Linden Lab tenta di difendere la cultura del riuso
Il metamondo è in subbuglio: è in vendita un'applicazione che permette di replicare ogni oggetto di Second Life. Scioperano i venditori di avatar, ma Linden Lab tenta di difendere la cultura del riuso

Scioperano i venditori di avatar , di vestiti, di mobili e di case di pixel, in Second Life , il Massively Multiplayer Online Game (MMOG) in cui si è sviluppato un fiorente e redditizio sistema economico, basato sulla vendita reale di oggetti virtuali, prodotti dagli stessi utenti. Le proteste si scagliano contro un applicativo “clonatore” di oggetti che, infiltrandosi nelle comunicazioni client-server, è in grado di intercettare i dati e replicare qualsiasi oggetto del metamondo.

Il meccanismo che differenzia profondamente il metamondo di Second Life dagli altri MMOG, in cui ogni oggetto è di proprietà dello sviluppatore, è il fatto che ai suoi abitanti è riconosciuto il diritto di rivendicare il copyright sulle proprie creazioni, di venderle o di opporsi alla vendita o alla copia.

L’oggetto del contendere è CopyBot, un tool sviluppato da Libsecondlife , un gruppo open source che collabora con Linden Lab , gestore di Second Life, per scovare bug nel sistema del metamondo, bug che potrebbero essere sfruttati con intenti malevoli. CopyBot era nato come tool per consentire il backup, prima di essere modificato da un utente ed essere rivenduto come macchina per clonare. CopyBot rappresenta, a parere dei businessman del metamondo, una seria minaccia al fiorire delle attività, dato che consente a chiunque, e non solo ad esperti programmatori, di replicare oggetti e rivenderli.

Stop Buying. Stop Selling. Start Protesting , questi i messaggi impressi sui cartelli di pixel che sbandierano gli avatar -affaristi. Bardati di magliette con gli slogan di protesta, i titolari degli store di Second Life hanno reagito a CopyBot con uno sciopero , e con la minaccia di un’ azione legale .

Le proteste Dopo essersi dotati di funzionanti e meno funzionanti sistemi anti-CopyBot , i gestori degli store se la prendono con Linden Lab, si lamentano del fatto che i gestori del metamondo non si curano di proteggere la loro proprietà dal furto, lasciando che le loro attività, per cui pagano una tassa mensile, intravedano il fallimento.

Linden Lab risponde nel blog ufficiale dichiarando che non sono gli sviluppatori di CopyBot, ma coloro che approfittano di CopyBot per copie non autorizzate a violare i termini del contratto di licenza , sezione 4.2. che provvisoriamente, si ergerà a legge, finché non verranno sviluppati gli strumenti adatti a garantire che siano gli utenti stessi a decidere il destino delle loro creazioni.

E se non dovesse bastare l’esilio degli utenti che infrangono i termini del contratto di licenza, Linden Lab si dichiara disposto a sostenere coloro che si ritengono danneggiati, nell’intentare un’azione legale secondo i principi dettati dal Digital Millennium Copyright Act .

Robin Linden, a nome di Linden Lab, aggiunge però, che la copia non sempre rappresenta un furto : in molti casi si tratta di un uso legittimo. E Linden Lab ritiene che la tecnologia non debba piegarsi e chiudersi, limitando gli usi legittimi, nonché la creatività basata sul remix e sul riuso dei contenuti (meccanismo che, peraltro, sta alla base di progetti come Libsecondlife).

Propone, quindi, non un’azione volta a blindare le tecnologie, non una tecnologia che proibisca l’inserimento e l’uso di applicativi third-party, ma un sistema di first use metadata , un sistema di watermarking che identifichi l'”inventore” degli oggetti di pixel. Propone di stimolare la creazione di un sistema di reputazione , di una pressione fra pari che individui e discerna chi approfitta dei contenuti da chi ne fa un uso lecito.

Linden Lab pensa inoltre di introdurre un sistema di licenze Creative Commons , che attribuiscano al creatore il merito dell’invenzione e gli consentano di delineare i possibili usi dell’oggetto a favore di altri utenti.

Second Life si avvicina sempre più ad essere il parallelo della Rete . In Rete è praticamente impossibile (e spesso non ha nemmeno senso) evitare che si copi. In Rete si fronteggiano le major che difendono strenuamente il diritto di proprietà intellettuale e coloro che vorrebbero istituire un sistema aperto, grazie al quale il remix e il riuso dei contenuti possano apportare benefici a tutta la comunità.
Con un distinguo: in Second Life sono gli utenti ordinari , non le major, i detentori di copyright . E nel loro piccolo, sembrano tenersi ben stretti i loro diritti.

Gaia Bottà

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Pubblicato il
17 nov 2006
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