La prevenzione intelligente di eBay

La prevenzione intelligente di eBay

A chi utilizza termini potenzialmente razzisti nel descrivere un oggetto da porre all'asta il sito offre un pop-up che ricorda il rischio di offendere qualcuno
A chi utilizza termini potenzialmente razzisti nel descrivere un oggetto da porre all'asta il sito offre un pop-up che ricorda il rischio di offendere qualcuno


Roma – C’è modo e modo di fare le cose ed eBay, il più celebre dei siti d’aste online, non è nuovo a soluzioni intelligenti capaci di far convergere posizioni molto distanti, come quelle della recente violenta polemica sul razzismo e sull’uso di termini razzisti per descrivere oggetti messi all’asta sul sito.

eBay ha infatti annunciato una nuova evoluzione della propria policy che va incontro alle richieste delle associazioni che rappresentano negli Stati Uniti la minoranza di colore. In pratica, chi vorrà porre all’asta un oggetto e per descriverlo utilizzerà certi termini ritenuti particolarmente offensivi o razzisti, si dovrà confrontare con un pop-up di avvertimento.

Come ha spiegato eBay, il pop-up ricorderà all’utente che le parole utilizzate possono rappresentare un’offesa per molti e chiederà di fermarsi un secondo a rivedere la descrizione dell’oggetto che si è inserita. Questo non significa che non sarà possibile utilizzare certe parole, che talvolta può essere inevitabile usare per descrivere l’oggetto (un titolo di un libro, un film e via dicendo), ma soltanto che si verrà avvertiti di quanto sta accadendo.

Nel caso in cui la nuova policy sia violata da una descrizione inutilmente offensiva e razzista allora eBay si riserva il diritto di cancellare l’asta così descritta.

Di certo è una scelta censoria, eppure, questa volta, meno difficile da digerire rispetto a quella con cui furono rimosse dal sito le aste dei cosiddetti “cimeli nazisti”, oggetti che in alcuni paesi, come la Germania, è vietato vendere. Una mossa che fu giustificata dal timore del sito di essere messo in croce dalla magistratura di quei paesi, come accadde ai “colleghi” di Yahoo.com .

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Pubblicato il
18 mar 2003
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