Shazam, ascoltare paga

Shazam, ascoltare paga

Secondo il CEO della società britannica, il 13 per cento dei suoi utenti acquista un brano dopo aver scoperto chi lo canta. Tutto grazie alla sua applicazione
Secondo il CEO della società britannica, il 13 per cento dei suoi utenti acquista un brano dopo aver scoperto chi lo canta. Tutto grazie alla sua applicazione

Più di 300mila brani acquistati ogni giorno dai suoi utenti. 750mila nuovi adepti mobile ogni settimana. 50 milioni di seguaci in tutto il mondo. E nessun competitor. Sono le più che incoraggianti cifre snocciolate da Andrew Fisher, CEO di Shazam Entertainment , la società britannica che ha sviluppato il software di riconoscimento audio in grado di indicare con esattezza i dettagli di una canzone che ad esempio sta passando in radio.

Come è noto, il servizio offerto da Shazam permette ai possessori di smartphone – come iPhone, BlackBerry e Android – di ottenere tutte le informazioni necessarie su una canzone ascoltata, che provenga da un altro dispositivo o da una radio. Successivamente, l’utente può procedere all’acquisto del brano, scaricandolo sul proprio terminale.

E sembra che questa pratica piaccia molto agli utenti di Shazam. Stando a quanto ha dichiarato Andrew Fisher, i dati di comScore avrebbero rivelato che il 13 per cento di chi utilizza l’applicazione alla fine acquista le canzoni ascoltate . Con i dati da lui stesso citati, si tratterebbe di una cifra non di poco conto, capace di generare dei profitti consistenti in favore dell’industria musicale.

“Abbiamo ottenuto profitti negli scorsi 18 mesi – ha spiegato il CEO di Shazam, intervenuto nel corso dell’ultimo MidemNet tenutosi a Cannes – e, dato il clima economico del 2009, non abbiamo fretta di vendere azioni al pubblico, non prima del 2011″. Fisher ha poi sottolineato come Shazam sia diventata l’applicazione per iPhone più popolare in Europa, tra le prime cinque nel mondo. Un mondo che il servizio londinese è deciso a conquistare, con 100 milioni di utenze da raggiungere entro la fine di questo anno.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
27 gen 2010
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