Il Museo della Scienza di Londra ospiterà da questo mercoledì “Plasticity – 100 years of making plastics”, esibizione ad accesso gratuito con protagonisti i materiali plastici che hanno cambiato il mondo. Nylon, PVC, bachelite e gli altri polimeri realizzati ex-novo , senza partire cioè da composti molecolari già esistenti in natura, hanno abbondantemente contribuito a rendere la vita moderna quello che è , e già fanno intravedere all’orizzonte nuove rivoluzionarie frontiere sintetiche.
“Tutto è cominciato con un piccolo esemplare di materiale bruno nella mano di un uomo, per poi arrivare praticamente dappertutto” ha dichiarato alla Associated Press Alison Conboy, che ha contribuito all’allestimento dell’esibizione. E che la plastica sia dappertutto – in casa come al lavoro come al bar o per strada – mimetizzata al punto da non farci più caso, è una considerazione che appare sin banale.
Il “big bang” dell’invasione dei polimeri sintetici è ad ogni modo cominciato con la bachelite , resina fenolica ottenuta dalla reazione tra i composti formaldeide e fenolo. Sviluppata nel 1907 dal chimico belga-americano Leo Baekeland, rappresenta il primo tentativo riuscito, dopo gli antesignani della celluloide e della gomma vulcanizzata – derivati dalla lavorazione di elementi naturali – di realizzare un materiale plastico completamente artificiale .
Grazie alle sue innegabili qualità, la bachelite ha avuto un successo clamoroso: resistente all’elettricità, al calore, alla rottura e chimicamente stabile, ha fatto la fortuna della fabbrica di Leo Baekeland, nel New Jersey, che ben presto si è trovata a realizzare prodotti impiegati nelle palle da biliardo, nei quadri di comando, nei registratori di cassa, nei banconi e in ogni genere di dispositivo e marchingegno.
Dopo questo primo, rivoluzionario exploit , la famiglia della plastica – di cui la Wikipedia inglese offre una voce piuttosto ricca di contenuti – si è allargata in maniera sostanziale : cellophane, PVC, polietilene hanno contribuito a costruire l’anima sintetica della società e del costume moderni. Basti pensare all’importanza che ha avuto l’introduzione delle calze di nylon, più economiche, pratiche e resistenti di quelle tradizionali – dopo un primo impiego del materiale termoplastico in suppellettili e forniture militari durante la seconda guerra mondiale – immortalate nella scena memorabile di Mrs. Robinson, nel film “Il Laureato” con Dustin Hoffman.
E poi ancora il vestiario, con l’acrilico e il poliestere che hanno affiancato e spesso sostituito la seta e il cotone, gli involucri impiegati per la conservazione degli alimenti in cucina, le padelle ricoperte di teflon, il policarbonato nei CD e DVD per software, audio e multimedia e l’onnipresente PVC, impiegato dalle carte di credito agli stivali da passeggio , passando per i rivestimenti di interni e le cornici da arredamento.
Il mondo si è infine rivestito di plastica, e le prossime applicazioni dei materiali sintetici sembrano fuoriuscire da visioni fantascientifiche : aerei costruiti con plastiche di nuova generazione, con polimeri a memoria di forma in grado di far allungare o accorciare le ali alla bisogna e nel bel mezzo del volo; microchip con i circuiti elettronici stampati direttamente sulla plastica piuttosto che sul silicio; display ripiegabili come quelli già in circolazione grazie all’ E-paper di LG e Philips.
In perfetto stile transumano è poi l’evocazione della possibilità di realizzare i composti base del sangue con materiali sintetici: “La natura della plastica è tale – dichiara ancora Alison Conboy – che è possibile creare una molecola molto simile all’emoglobina, cioè il tipo di cellule che trasportano l’ossigeno”.
Ma lo sviluppo più promettente dei nuovi composti sintetici è rappresentato dalle cosiddette bioplastiche . Per quanto la plastica abbia invaso il mondo, si stima che attualmente meno del 10% sul totale viene riciclata , con il resto che va ad ingrossare il già abnorme mondezzaio degli oggetti di scarto che durano in eterno, impossibili da riutilizzare o anche solo da smaltire in armonia con l’ambiente e i cicli naturali.
Un pericolo per la biosfera sempre più sentito e dibattuto: il Worldwatch Institute stima ad esempio che ogni anno negli USA vengano gettati 100 miliardi di sacchetti di plastica. Le bioplastiche potrebbero in questo senso “rivoluzionare la rivoluzione”: rappresenterebbero una sorta di ritorno al passato, perché i materiali sintetici verrebbero ancora una volta realizzati a partire da materiale organico, proprio come accadeva prima dell’invenzione della bachelite, con tutte le qualità di biodegradabilità che ne conseguono .
Alla mostra londinese verrà a tal proposito presentata l’auto elettrica I-unit , sviluppata da Toyota e realizzata interamente da materiali ricavati da cereali, canna da zucchero e ibisco africano . “La plastica è cambiata così tanto negli ultimi 100 anni”, sostiene Alison Conboy, che “chi lo sa cosa porterà nel corso del (suo) prossimo secolo”.
Alfonso Maruccia