SKY non è in regola

SKY non è in regola

A sostenerlo è uno degli avvocati dei costruttori di decoder che vorrebbero realizzare strumenti compatibili con il sistema adottato da SKY. A suo dire anche per il Governo SKY non è in regola
A sostenerlo è uno degli avvocati dei costruttori di decoder che vorrebbero realizzare strumenti compatibili con il sistema adottato da SKY. A suo dire anche per il Governo SKY non è in regola


Roma – Egregio Direttore, leggo su Punto Informatico del 22 novembre scorso una notizia dal titolo Il Governo: SKY è in regola , che tratta, ampiamente, delle vicende relative al preannunciato abbandono, da parte di Sky Italia, del sistema di accesso condizionato noto come “Seca 2”, in favore dell’algoritmo Videoguard , di proprietà di NDS, società controllata, al pari di Sky Italia s.r.l., da The News Corporation Ltd.
Alcune aziende leader del settore della produzione e distribuzione di prodotti per la tecnologia satellitare, sin dal giugno scorso, mi hanno conferito incarico per la tutela dei loro diritti e, a ciò sollecitato da alcune di queste, ritengo di dover abbandonare, per un attimo, il mio naturale riserbo al fine di precisare quanto segue.

Il titolo da Voi prescelto ancorché “ad effetto” non corrisponde al contenuto della presa di posizione del Ministero delle Comunicazioni, così come risulta dalla “risposta” dell’On. Massimo Baldini, Sottosegretario di Stato per le comunicazioni, all’interpellanza proposta dal Sen. Mauro Fabris.

Il Governo, difatti, ha ribadito che la normativa vigente prevede un obbligo di fornitura dei servizi di accesso condizionato (CAS) a condizioni eque e non discriminatorie e che, suddetta prescrizione, prevista per i fornitori di CAS verticalmente integrati – e tale è NDS rispetto a Sky Italia s.r.l. – è stata successivamente estesa anche agli operatori che forniscono esclusivamente CAS dall’allegato 2 al codice delle comunicazioni elettroniche.

Ha anche precisato, il Governo, che Sky Italia è soggetta ad ulteriori obblighi derivanti dalle prescrizioni imposte dalla Commissione europea, che derivano dalla integrazione verticale di Sky con NDS e prevedono l’accesso a tutti i servizi di piattaforma, ivi inclusi la fornitura del proprio sistema CAS a condizioni eque e non discriminatorie, nonché l’obbligo di impegnarsi a far sì che siano concesse a soggetti terzi , a condizioni eque e non discriminatorie, licenze per i suoi prodotti di accesso condizionato adoperati dalla piattaforma unica (ovvero Sky) di televisione a pagamento sul territorio italiano, sottolineando – correttamente – che tali obblighi derivano dalla necessità di tutelare gli altri operatori di TV in chiaro e a pagamento via satellite, nonché i produttori di decoder, e che prevedono che la stessa Sky si adoperi affinché gli interessati ottengano le licenze NDS a condizioni eque.

All’epoca della richiesta di informazioni da parte dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni l’azienda Sky Italia s.r.l. riferì che nessun produttore aveva avanzato richiesta in questo senso.
Il Governo, peraltro, ha evidenziato come, per il problema dell’utilizzo dei “decoder proprietari”, la soluzione tecnica sia data dall’utilizzo di moduli CAM e che, giacché la produzione di tali apparati richiede l’utilizzo della licenza per il CAS che si intende utilizzare con il modulo, in questo caso Videoguard-NDS, qualora un soggetto avanzasse richiesta in tal senso alla società NDS, esso dovrebbe essere supportato dalla stessa Sky nell’ottenimento di tale licenza a condizioni eque e non discriminatorie.

Ebbene, a far data dal giugno 2004, alcune aziende che assisto, hanno avanzato richiesta di licenza a NDS e a Sky Italia s.r.l. ma quest’ultima, anche di recente, dinanzi all’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni – contrariamente da quanto ha fatto dinanzi all’Autorità Giudiziaria ordinaria -, ha sostenuto che gli impegni assunti dinanzi alla Commissione europea e che hanno consentito l’autorizzazione alla concentrazione di cui alla decisione COMP/M.2876 del 2 aprile 2003 (NewsCorp/Telepiù), non riguarderebbero i rapporti tra la piattaforma unica e i produttori di decoder.

Per quanto riguarda i common access module (CAM), inoltre, in una comunicazione ufficiale inviata ad azienda mia cliente, Sky Italia s.r.l., comunicando di non poter aderire alla richiesta di licenza per la produzione di CAM, ha tra l’altro affermato che ” (…) NDS concede in licenza, ai richiedenti che offrano garanzie di sicurezza adeguate, il sistema di accesso condizionato NDS al fine della realizzazione di decoder a tecnologia di accesso condizionato NDS “embedded”, ossia parte integrante e fissa del decoder stesso” , circostanza peraltro empiricamente smentita (almeno per ciò che concerne le Società che assisto), così manifestando inequivocabilmente di non essere affatto intenzionata a “supportare” le richieste di produzione di CAM da parte degli operatori economici.

Per quanto sinora evidenziato, ovviamente, le Società mie clienti hanno attivato e stanno coltivando, dinanzi agli organi competenti, le opportune azioni volte a ricondurre la vicenda sui binari della legalità. Ma, a prescindere da questo, a me non pare proprio che il Governo abbia detto che… “SKY è in regola” .

Sandro Guerra
avvocato in Firenze

Gentile Avvocato
da osservatore delle operazioni di SKY ormai da lungo tempo, e ben conscio delle molte segnalazioni che sono giunte qui in redazione da parte di utenti interessati al satellite o abbonati allo stesso, ritengo la sua lettera utile a cogliere come ancora una volta in Parlamento si sia persa un’occasione di chiarezza, di certo rappresentata dall’interpellanza di Fabris, ormai uso ad intervenire sull’argomento.

Difendo pienamente la scelta del titolo, dovuta alle conclusioni dello stesso Baldini che, non le sarà sfuggito, ha dichiarato come la propria impostazione “sembra peraltro condivisa dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato, che ha proceduto all’archiviazione delle segnalazioni ricevute al riguardo”. In altre parole, Baldini ha fatto propria la dichiarazione di Sky secondo cui nessuno ha richiesto le CAM oggetto di una querelle che seguiamo fin dalle prime denunce di Jepssen , fin qui l’unica società del settore ad aver voluto fare il proprio nome pubblicamente per dare pubblicamente (e, mi consenta, politicamente) peso alle proprie scelte.

Detto questo, e chiarito il motivo della scelta del titolo che può semmai soffrire di una inevitabile esigenza di brevità, non posso naturalmente che augurarmi che, forse anche grazie all’iniziativa delle sue assistite e all’informazione che un giornale come PI può offrire, si arrivi al più presto a chiarire “quali sono i diritti di chi” e magari anche ad ottenere in Parlamento risposte informate ed aggiornate sui fatti, deficienza che lo stesso Fabris ha obtorto collo lamentato proprio nell’occasione da lei citata.

A presto risentirci, Paolo De Andreis

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Pubblicato il
25 nov 2004
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