Skype nel mirino dei cyberattivisti siriani

Skype nel mirino dei cyberattivisti siriani

Il servizio VoIP di Microsoft attaccato dalla milizia telematica del martoriato paese mediorientale: Skype vi spia, accusano gli smanettoni siriani da Twitter, Facebook e blog. Nessun pericolo per gli utenti, risponde Skype
Il servizio VoIP di Microsoft attaccato dalla milizia telematica del martoriato paese mediorientale: Skype vi spia, accusano gli smanettoni siriani da Twitter, Facebook e blog. Nessun pericolo per gli utenti, risponde Skype

L’organizzazione senza volto nota come Syrian Electronic Army (SEA) colpisce ancora, e questa volta l’attività degli attivisti è diretta contro Skype: il servizio di VoIP acquisito da Microsoft spia i suoi utenti, denuncia SEA, premurandosi di far arrivare il messaggio tramite i canali “social” riconducibili all’azienda.

I cyber-attivisti di SEA sono riusciti nell’intento di prendere il controllo degli account Twitter e Facebook di Skype, oltre a mettere le mani sul blog ufficiale della corporation: il dirottamento è durato poco tempo, nondimeno SEA ha potuto usare quelle ore per diffondere messaggi anti-Skype e anti-Microsoft in riferimento alle modifiche tecnologiche apportate al sistema VoIP che rendono più facile intercettare le comunicazioni tra utenti.

Su Facebook SEA ha invitato i netizen a non usare i servizi di comunicazione via posta elettronica di Microsoft (Hotmail, Outlook) perché l’azienda “monitora gli account e svende i dati ai governi”; il messaggio è stato in seguito eliminato e infine ripostato dall’organizzazione sull’account Twitter di Skype.

SEA non è nuova a questo genere di incursioni contro i colossi del Web e di Internet, e le comunicazioni in tempo reale (e IM in particolare) sono proprio una delle “specialità” dei messaggi anti-sistema diffusi dagli attivisti mediorientali.

La risposta di Skype all’azione di disturbo di SEA è composta: la società risponde flemmaticamente all’attacco dei cyber-attivisti tranquillizzando gli utenti sulla sicurezza dei dati degli utenti e scusandosi per il fastidio, confermando il pronto ripristino dei legittimi proprietari degli account attaccati in tempi rapidi.

Alfonso Maruccia

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Pubblicato il
2 gen 2014
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