Space mining, il Lussemburgo si porta avanti

Space mining, il Lussemburgo si porta avanti

Il piccolo stato europeo si candida come promotore della nuova industria dell'estrazione mineraria sugli asteroidi, un business sulla carta molto promettente. Soprattutto per gli avvocati terrestri
Il piccolo stato europeo si candida come promotore della nuova industria dell'estrazione mineraria sugli asteroidi, un business sulla carta molto promettente. Soprattutto per gli avvocati terrestri

Il Granducato di Lussemburgo ha annunciato un’iniziativa a dir poco futuristica, per promuovere e supportare l’industria spaziale dell’estrazione mineraria sugli asteroidi e gli altri 13.000 oggetti near-Earth (NEO) finora catalogati.

La piccolissima nazione europea (poco più di mezzo milione di abitanti) intende supportare la ricerca e lo sviluppo delle tecnologie necessarie a spedire sonde (o anche missioni umane) nello spazio per l’estrazione di platino, iridio, palladio e degli altri elementi rari presenti su alcuni dei suddetti NEO, senza considerare la presenza di isotopi e acqua da cui è possibile ricavare carburante per i razzi tramite la separazione di idrogeno e ossigeno.

Il supporto dello “space mining” in versione lussemburghese dovrebbe poi arrivare anche sotto forma di investimento diretto nelle società già create dagli imprenditori visionari che vedono nei NEO una potenziale “miniera d’oro”, soggetti come le americane Deep Space Industries e Planetary Resources e imprenditori del calibro di Larry Page, CEO e co-fondatore di Google interessato allo space mining con i suoi investimenti in Planetary Resources.

L’iniziativa lussemburghese verrà capitanata da Jean-Jacques Dordain, già ex-responsabile dell’agenzia spaziale europea (ESA) e ora chiamato come consulente dell’intero progetto. Dordain sottolinea la necessità, per l’intera UE, di muoversi a conquistare lo spazio contro un concorrente, gli USA, già più avanti in tal senso.

Risale infatti allo scorso novembre l’approvazione definitiva, da parte di Barack Obama, del cosiddetto Commercial Space Launch Competitiveness Act (CSLCA) che stabilisce la proprietà dei materiali ricavati dallo space mining ma esclude la possibilità, per singoli, aziende o anche stati, di dichiarare un oggetto spaziale una sua “proprietà” esclusiva.

Lo spazio è di tutti ma i materiali estratti dagli asteroidi sono di chi se li piglia, suggerisce il CSLCA, una posizione che già lascia presagire, con un volo di fantasia poi non così peregrino, future occasioni di contese legali su chi vuole far valere la proprietà di cosa. Un problema, quello dei processi giudiziari collegati allo space mining e ai NEO, che verrà prevedibilmente esacerbato ora che il Lussemburgo è entrato in gioco.

Alfonso Maruccia

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
17 feb 2016
Link copiato negli appunti