Spagna, terra bruciata per il copyright

Spagna, terra bruciata per il copyright

La Ley Lassalle obbligherebbe le piattaforme pirata alla rimozione di interi cataloghi di contenuti illeciti. Coinvolti anche canali di pagamento e network pubblicitari. Via l'equo compenso e maggiore trasparenza per le collecting society
La Ley Lassalle obbligherebbe le piattaforme pirata alla rimozione di interi cataloghi di contenuti illeciti. Coinvolti anche canali di pagamento e network pubblicitari. Via l'equo compenso e maggiore trasparenza per le collecting society

Riformulare l’attuale testo legislativo sul diritto d’autore in terra iberica, limitando il diritto alla copia privata con sanzioni economiche salatissime per tutte quelle piattaforme digitali votate alla condivisione dei contenuti audiovisivi pirati. Soprannominato Legge Lassalle – dalla proposta del Segretario di Stato alla Cultura Jose Maria Lassalle – il progetto illustrato dal governo spagnolo potrebbe modificare in maniera estesa l’intero ecosistema nazionale nella tutela della proprietà intellettuale.

Considerata alla stregua di un paradiso per scariconi, la Spagna aveva già ricevuto pressioni dall’altra sponda dell’Atlantico, nel mirino del governo di Washington per lo scarso impegno dimostrato nella lotta globale alla condivisione di materiale illecito sulle reti di comunicazione elettronica. L’industria del copyright statunitense si era più volte lamentata dei risultati piuttosto blandi ottenuti dalla Ley Sinde per la rimozione di siti pirata entro un massimo di 10 giorni.

Nella nuova proposta di Lassalle, le piattaforme di streaming o file sharing dovranno procedere alla rimozione di interi cataloghi di link e contenuti in violazione del copyright, di fatto abbandonando la pratica delle singole rimozioni su singole richieste da parte dei legittimi detentori dei diritti. In caso di inadempienza, i siti identificati come pirata rischierebbero fino a 300mila euro di multa .

Ma cosa succede se un motore di ricerca come Google ospita link a contenuti illeciti? Lo stesso governo di Madrid ha precisato che i grandi intermediari del web non saranno affatto inclusi nel nuovo schema di enforcement , dal momento che hanno già dimostrato di voler collaborare su specifiche segnalazioni o takedown notice. La stessa BigG sembra aver ispirato Lassalle nelle possibili strategie di lotta alla proliferazione di materiale pirata.

Stando alla prima bozza del disegno di legge – la sua definitiva introduzione è prevista per la fine di quest’anno – canali di pagamento e network pubblicitari verrebbero obbligati a tagliare fuori i pirati e dunque a far saltare tutti i ponti per il loro sostentamento online. È il cosiddetto approccio follow the money , ovvero una strategia votata a fare terra bruciata (pubblicità, abbonamenti e donazioni degli utenti) intorno ai siti della condivisione illecita.

Ma la proposta legislativa del segretario Lassalle prevede anche la definitiva eliminazione del discusso equo compenso . Ai consumatori spagnoli, precisa il testo della legge sgombrando il campo dalle interpretazioni, verrà garantito il diritto alla copia privata solo ed esclusivamente per contenuti legalmente acquistati e per uso personale. Tutti quegli scariconi beccati a riversare contenuti pirata su supporti vergini saranno dunque perseguiti senza alcuna presunta attenuante legata al pagamento dell’equo compenso, che peraltro non ha mai rappresentato un rimborso per i mancati acquisti.

Infine , la riforma del copyright proposta dalla bozza legislativa spagnola prevede l’applicazione di norme più severe nei confronti delle collecting society , le cui attività dovranno risultare più trasparenti dopo lo scandalo SGAE nel 2011. La Ley Lassalle vuole inoltre ampliare il raggio d’azione della Comisión de Propiedad Intelectual (CPI) per individuare le piattaforme pirata e gestire il sistema delle multe e degli ultimatum a società di pagamenti e canali pubblicitari.

Mauro Vecchio

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Pubblicato il
25 mar 2013
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