Stephen King e la minestra riscaldata

Stephen King e la minestra riscaldata

di Marina Mirri. Il libro è finito in ibernazione, eppure la porta del congelatore era aperta da tempo. In pochi hanno davvero creduto alla voglia dell'autore di sperimentare nuovi possibili rapporti con il suo pubblico
di Marina Mirri. Il libro è finito in ibernazione, eppure la porta del congelatore era aperta da tempo. In pochi hanno davvero creduto alla voglia dell'autore di sperimentare nuovi possibili rapporti con il suo pubblico


Web – Che The Plant, il racconto a puntate che Stephen King ha distribuito in rete negli ultimi mesi, fosse una minestra riscaldata lo sapevano quasi tutti. Si tratta di un vecchio testo dell’autore di bestseller americano ripescato dagli anni 80 e dato in pasto ai famelici lettori di horror della rete Internet. Non c’è troppo da meravigliarsi quindi del fatto che King non abbia tenuto troppo conto delle critiche che gli stanno piovendo addosso dai lettori di tutto il mondo per la decisione di interrompere l’esperimento. E, d’altro canto, gli entusiasti fans che oggi riempiono di ingiurie il sito di King, avevano potuto leggere come tutti sul web le ciniche dichiarazioni del miliardario e ingordo autore: “Se paghi la storia va avanti. Se non paghi la storia finisce”.

Quando si dice la chiarezza. Le vendite sono calate ben al di sotto del 75% richiesto e la storia si è fermata.

Eppure, le critiche aspre che da molte parti hanno colpito l’iniziativa di direct selling di King sembrano oggi, almeno in parte, pretestuose.

“La Pianta” è finita in ibernazione, come ha scritto qualcuno, eppure la porta del congelatore era aperta da tempo. In pochi hanno davvero creduto alla voglia dell’autore americano di sperimentare nuovi possibili rapporti con il suo pubblico, che non fossero quelli meramente economici. Nessuno ha poi creduto che tale modello di vendita diretta, fortemente basato sulla notorietà mondiale di King, potesse essere anche minimamente esportato ad altri contesti con i medesimi risultati. Il fastidio delle case editrici nei confronti di questa iniziativa, se mai c’è stato, è sembrato solo un fastidio di “immagine”. A nessuno fa piacere sentir dire in giro che il proprio lavoro è del tutto inutile, e spesso e volentieri i commenti alla operazione The Plant andavano proprio in questa direzione. Rischi veri e propri di estinzione improvvisa gli editori proprio non sembrano correrne.

Semmai in tanti hanno a suo tempo sottolineato come tale iniziativa non rendesse merito alcuno ad una opzione, quella di pensare un nuovo modo di distribuire cultura attraverso la rete, che deve partire da altri presupposti. La confusione, se possibile, è poi andata aumentando anche in considerazione del lancio commerciale degli ebook che sta avvenendo in questi mesi: in molti hanno identificato erroneamente il racconto scaricabile da stephenking.com come un prototipo del nuovo libro elettronico. Aggiungendo delusione alla delusione.

Si finirà finalmente di discutere di questo racconto e delle sue modalità di distribuzione. Questa è la buona notizia di oggi. E se una morale da tutta questa storia si può trarre, credo che essa sia duplice. Esiste una attenzione vera verso nuove forme di distribuzione delle opere letterarie in rete. Le centinaia di migliaia di download di The Plant lo hanno dimostrato. Una maniera intelligente di cavalcare questa nuova opportunità deve però essere ancora interamente pensata. In tal senso quello di Stephen King e del suo racconto monco sembra poco più di un esperimento riuscito male.

Marina Mirri

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Pubblicato il
2 dic 2000
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