STMicro dà una spinta ai chip fotonici

STMicro dà una spinta ai chip fotonici

Il colosso europeo dei chip trova un modo per far arrivare sul mercato chip di silicio che utilizzano fotoni per trasmettere dati. Una tecnologia basata su una scoperta tutta italiana
Il colosso europeo dei chip trova un modo per far arrivare sul mercato chip di silicio che utilizzano fotoni per trasmettere dati. Una tecnologia basata su una scoperta tutta italiana


Ginevra (Svizzera) – I ricercatori di STMicroelectronics , il terzo più grande chipmaker al mondo, hanno sviluppato una tecnica che migliora sensibilmente l’efficienza del cosiddetto “laser al silicio” e risolve molti dei problemi implementativi del passato. I chip che utilizzano questa tecnologia potrebbero essere usati per creare processori e reti ottiche molto più veloci degli attuali.

La tecnologia del “laser al silicio” porta indelebile la firma di due ricercatori italiani, Lorenzo Pavesi, dell’Università di Trento, e Francesco Priolo, dell’Università di Catania: insieme, gli staff capeggiati dai due fisici italiani hanno scoperto, quasi due anni or sono, come sia possibile amplificare la luce con il silicio, qualcosa che in precedenza era ritenuto di impossibile attuazione.

La grande rivoluzione introdotta da questa scoperta è rappresentata dalla prospettiva di poter integrare i laser con i circuiti microelettronici dando così il via alla convergenza tecnologica fra telecomunicazioni ottiche e computing: questo, secondo i ricercatori italiani, permetterà in futuro di integrare dei laser al silicio all’interno dei nostri computer e far sì che i diversi chip comunichino fra loro attraverso raggi laser.

I processori del futuro, pertanto, potranno essere non solo molto più veloci di quelli attuali, ma anche più economici e in grado di sviluppare meno calore: è questo infatti uno dei problemi più seri che affliggono le tradizionali tecnologie al silicio.

Un ulteriore vantaggio deriva dal fatto che i materiali usati oggigiorno per i laser sono molto costosi e difficili da trovare. Per contro il silicio, che è possibile ricavare dalla sabbia, è poco caro e molto diffuso.

ST, che da tempo collabora attivamente con i ricercatori italiani dell’Università di Catania, proclama ora di essere riuscita a migliorare fino a 100 volte l’efficienza di questa tecnologia attraverso l’impiego di metalli rari, come il cerio e l’erbio, e attraverso una nuova tecnica per inserire nello strato di silicio di un chip componenti ottici in grado di comportarsi similmente a un LED (light-emitting diode) ed emettere fasci di luce utilizzabili come segnali per la trasmissione dei dati.

ST non è la sola a lavorare su tecnologie basate sul silicio al laser: sono centinaia i ricercatori in tutto il mondo impegnati in questo settore, fra cui l’Università inglese di Surrey, che lo scorso anno annunciò per prima un metodo per integrare un laser al silicio con un circuito elettronico.

Il chipmaker afferma di essere già in grado, entro la fine dell’anno, di mostrare i primi prototipi di chip elettro-ottici che potranno essere prodotti con gli stessi impianti di fabbricazione attuali.

Link copiato negli appunti

Ti potrebbe interessare

Pubblicato il
30 ott 2002
Link copiato negli appunti